Taglio dei fondi alla Cultura
Martedi 15 Dicembre 2009 alle 20:28 | non commentabile
Sipbc Veneto Â
Lettera aperta ai cittadini del Veneto, agli organi di stampa, alla politica, sul taglio dei fondi per la Cultura.
I tagli previsti dalla Regione del Veneto alla voce Cultura, rappresentano un anacronismo storico in cui più in generale l'Italia ama distinguersi. Perché anacronismo? Perché per molti, troppi anni in politica e programmazione territoriale si è parlato di cultura trasmettendo il concetto di cultura = incombenza per le casse pubbliche, vedendo nell'insieme "cultura"(che comprende Beni Culturali, esposizioni e mostre, spettacoli dal vivo, valorizzazione del territorio e degli artisti), il contorno frivolo ed estetico di un sistema che si regge sul capannone industriale o sulle mega infrastruttura. Certamente il mondo produttivo e commerciale sono il pilastro economico di una società fatta di uomini e donne che concorrono nella creazione e nel mantenimento di un territorio evoluto, dove la qualità della vita va perseguita come obiettivo per sé e per gli altri.
L'industria italiana è la dimostrazione di un sistema fortemente orientato verso l'esterno con esportazione e delocalizzazione che colgono le nuove possibilità su scala mondiale.
In quello stesso mondo dell'economia industriale si utilizza l'arte o l'artigianato per promuovere se stessi, facendo leva sui valori emozionali ed evocativi della "grande tradizione" e del "grande gusto", essenzialmente per vendere di più. La ditta che usa come logo l'immagine del David di Michelangelo, la brand di moda che coinvolge il ballerino conosciuto e poi a ricaduta, in aggiunta alle versioni local -pop del genio artistico, come il Palladio e le sue Ville riprodotti su tovagliette di bar, insegne di agenzie immobiliari, vetrine di negozi nel territorio vicentino, sono la manifestazione di come l'arte sia un fatto concretamente"utile"alle persone. Cinque anni fa il governo spagnolo investì in una campagna pubblicitaria che diceva "TUrismo", ovvero come il turismo sia una delle componenti fondamentali di un paese, e di come allora lo stesso rappresentasse ben il 14 per cento del PIL spagnolo, creando anche un benessere diffuso. Per questo motivo la nazione iberica, prima nel mondo per presenza turistica, prevedeva una rete ben strutturata di ospitalità +sistemi museali+spettacoli dal vivo+promozione dell'artigianato, stimolando una fetta consistente della ricchezza del paese.
Ben vengano le riorganizzazioni, i tagli agli sprechi, la necessità in alcuni casi di rendere più efficiente il sistema, com'è avvenuto per gli enti teatrali e lirici, ma ricevere fondi per la ricerca in campo culturale, difendere il paesaggio e restaurare e mantenere i Beni architettonici, oltre a invitare i Musei a rendersi più splendenti e contemporanei non è un vezzo, dovrebbe rappresentare un punto fisso intoccabile nella prima regione turistica d'Italia. Per fortuna in Veneto esistono le Fondazioni bancarie capaci di investire in progetti di respiro, a sopperire alla distrazione della maggior parte degli imprenditori che non riescono a superare il compiacimento del loro fare in nome della filantropia, ignorando che il bello è seduzione e quest'ultima è mezzo di espressione del potere dall'origine dell'umanità . Siamo lontani dal modello Inghilterra o Stati Uniti dove il settore culturale è sostenuto a piene mani dai privati con risultati spesso eccellenti, dove i magnati fanno a gara per donare ai musei o valorizzare le opere, ma se i risultati della tanto declamata "decentralizzazione", dell'urlato federalismo economico, significa mortificare la cultura ponendola quale accessorio di una società , allora forse si è persa la sfida del pensare che nella cultura, nell'istruzione, nell'educazione all'accoglienza e nella critica di ciò che siamo in rapporto al contesto, è fondato il ponte per il futuro di una società ricca economicamente. La cultura diffusa diventa patrimonio, perché avrà saputo coltivare nella propria conoscenza e creatività (passata e presente), le armi per combattere l'ignoranza, che ha poi costi sociali molto elevati e sottrae competitività sul piano internazionale. Dare solo un'elemosina a questo settore è infine la negazione stessa (negli ultimi anni trasversale a tutti i partiti) del parlare sovrabbondante di "radici", "passato", "identità ", utilizzando questi termini per distrarre l'attenzione dall'effettivo sradicamento delle radici stesse, per mancanza di sussistenza.
Il Presidente
Dott. Davide Fiore