Tabaccai-croupier e pianti per ludopatici in pigiama e ciabatte: meglio aprire casinò
Martedi 20 Ottobre 2015 alle 12:47 | 0 commenti
Mi sono rassegnato a comprare le sigarette al distributore automatico visto che il tabaccaio sotto casa non ha più tempo di stare dietro al banco. È troppo impegnato a giocare le schedine del Superenalotto o di altre fantasiose estrazioni, raccogliere scommesse, ispezionare la schiera di videopoker.
I monopoli di Stato stanno trasformando i tabaccai in croupier (e anche i bar con i videopoker vengono su bene). È l’effetto grottesco e pernicioso, arcitaliano, di due fattori uguali e opposti: da una parte la liberalizzazione selvaggia dell’azzardo; dall’altra il proibizionismo per cui, sebbene giocare sia possibile quasi ovunque, dove non è permesso diventa vietatissimo.In nessun altro paese si piangono tanto i danni della ludopatia, però si fa di tutto per alimentarla (non dimentichiamo che la ludopatia dà accesso a molti fondi e può essere un grosso affare). Eppure un’alternativa ci sarebbe e non così bizzarra, visto che è praticata in tutto il resto del mondo. Aprire i Casinò.
In Italia si stampa 1/5 di tutti i gratta&vinci del pianeta: gli italiani hanno perso nel 2014 17 miliardi. Stabilire un numero di case da gioco autorizzate sul territorio nazionale, legare il loro sviluppo alle città che li ospitano e mettere fuorilegge ogni altra forma di azzardo. In tutta Europa funziona così e i casinò sono poli di intrattenimento, sede di spettacoli, volani di turismo.
Luoghi piacevoli dove passare una serata per tutta la famiglia. Da noi invece sono visti come antri dell’inferno, bocche dell’abisso; i quattro superstiti boccheggiano tra declino e scandali, soffocati dalla concorrenza dei locali pubblici e delle famigerate sale slot, dove si può misteriosamente fumare anche negli scantinati. Eppure l’unico modo serio di combattere la ludopatia sarebbe aprire casinò come si deve e chiudere tutto il resto. Solo un vero casinò consente di identificare i giocatori, imporgli dei limiti e soprattutto renderli visibili (il più forte desiderio del ludopatico è nascondersi in solitudine).
E allora come si spiega questa politica alla rovescia? Con la solita ipocrisia all’italiana, si fa ma non si dice. Bisogna consentire il gioco perché è una gallina dalle uova d’oro, però associandolo all’ambiguità , alla vergogna, al ridicolo, a Er Pomata e Mandrake di Febbre da cavallo. Guai a dargli una patente di trasparenza o addirittura di eleganza, facciamolo proliferare nella penombra, dove la disperazione prospera e la malavita sguazza, oppure nei casinò online, dove ci si può tranquillamente rovinare in pigiama e ciabatte.
E pazienza se qualcuno si rovina, l’importante è che lo faccia in pigiama e ciabatte, così nessuno lo vede, poi andiamo in TV a stracciarci le vesti sui rischi del gioco compulsivo. Siamo sempre lì: l’Italia è il paese dove tutto è possibile, meno vivere in un paese normale.
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