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Su Il Fatto Quotidiano l’opulenza a Veneto Banca nel "regno" di Vincenzo Consoli: jet, quadri e 150 auto anche per... la Juventus?

Di Rassegna Stampa Mercoledi 17 Agosto 2016 alle 10:01 | 0 commenti

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Il jet privato da 10,7 milioni se ne sta lì a prendere polvere. Il ristorante per i manager chiuderà i battenti. Dopo aver lasciato migliaia di azionisti con un pezzo di carta in mano, aver annunciato 430 esuberi e la chiusura di 130 filiali, Veneto Banca è intenzionata a mettere fine a un’epoca di lussi sibaritici. Quando la banca sognava in grande, troppo in grande, e arrivando nella sede di Montebelluna ti pareva di essere sbarcato a Wall Street. Quello che era il simbolo del miracolo del Nord Est oggi diventa l’emblema della crisi. A cominciare proprio da quel jet parcheggiato in un hangar dell’aeroporto di Treviso, come ha raccontato la Tribuna di Treviso.

Quando a Francoforte si vedeva arrivare Mario Draghi a bordo di un volo Alitalia, nel terminal accanto ecco atterrare il Learjet 60 Xr comprato nel 2012 per quasi undici milioni. Un gioiellino per sette passeggeri e 4.500 chilometri di autonomia. “Utile per far risparmiare tempo ai manager”, come disse una volta Vincenzo Consoli, una vita ai vertici della banca (quando è stato congedato ha chiesto 3,5 milioni all’istituto). Di certo non ha fatto risparmiare denaro all’istituto: oggi si cerca un acquirente disposto a sborsare quattro milioni.
È soltanto uno dei tanti tesori di cui sta cercando di disfarsi il nuovo presidente dell’istituto, Beniamino Anselmi. “Cominciamo a eliminare lussi e sprechi”, ha detto appena insediato. Per trovarli non basta guardare negli uffici dei manager. Come quel lampadario di vetro di Murano da 60mila euro che illuminava le riunioni del consiglio di amministrazione. Non è nemmeno il più caro: nell’atrio della sede ce n’è un altro firmato da Seguso (che produce vetro dal 1397) grande tre volte tanto. Ha illuminato la gloria e il disastro della banca. Dalle acquisizioni fino ai tagli e alle drammatiche assemblee dell’ultimo anno.
Si respirava davvero opulenza a Montebelluna, con quell’ingresso dove erano stati piantati gli ulivi. E alle stanze dei top manager con quadri di pregio: c’è chi ricorda Consoli che nel suo ufficio mostrava orgoglioso il Rio dei mendicanti di Francesco Guardi, un’opera stimata 600mila euro. Ma c’era anche la Veduta del canale di Mazzorbo di Guglielmo Ciardi (300 mila euro). Uffici e corridoi che erano gallerie d’arte: quadri di Ippolito Caffi, Noè Bordignon, Emilio Vedova, Luigi Nono. Ma era tutta la sede che somigliava quasi a una cattedrale: giardini pensili, appunto, poi bagni in alabastro e addirittura quel ristorante con chef privato.
Un centro servizi futuristico, un gioiellino costato la bellezza di 24 milioni. Sul tetto, oltre i cristalli luccicanti, ecco un giardino pensile che doveva dare l’impressione di essere arrivati nell’Eden. Del resto in quei tempi non si badava a spese in fatto di immobili: c’era anche, racconta la Tribuna di Treviso, villa Loredan Gasparini di Venegazzù che è stata acquistata da Benetton per 18 milioni nel 2008. Appena prima della crisi. E che dire della sede milanese, proprio davanti alla Borsa, nell’esclusivissima piazza Affari. Poi le sedi estere comprate quando gli imprenditori veneti volavano tutti all’Est: Bucarest, Chisinau, Timisoara, Tirana e Zagabria.
Si sognava e si spendeva in grande a Montebelluna: 150 auto per i dirigenti. Dovevano servire per correre veloce al lavoro o magari allo Juventus Stadium di Torino dove Veneto Banca (che aveva sponsorizzato la squadra con un milione l’anno per un triennio) aveva una tribuna e tanti posti riservati. Si racconta che ogni domenica alla partita ci fosse la fila di imprenditori e dirigenti con l’accento di Treviso. Gli 87.502 soci – età media 60 anni – che avevano pagato fino a 40 euro le azioni poi crollate a pochi centesimi invece i gol se li ascoltavano alla radio. 
di Ferruccio Sansa da Il Fatto Quotidiano

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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