Strada chiusa
Martedi 20 Novembre 2012 alle 08:41 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 244 e BassanoPiù n. 6 in edicola e sfogliabili comodamente dagli abbonati.
«Un'opera voluta a gran voce dagli imprenditori e dalla gran parte della politica. Una convenzione che regola i rapporti con i privati incaricati del progetto che viene costantemente negata sebbene sia un documento di rilevanza pubblica. Un confronto serrato e approfondito che non c'è mai stato semplicemente perché negato. È questo il tracciato su cui idealmente nasce la Pedemontana Veneta. Un'infrastruttura la cui bilancia pende più dalla parte dei dubbi che da quella delle certezze». Sono le parole con cui il giornalista Marco Milioni e Francesco Celotto, presidente di Veneto Sostenibile, sintetizzano il loro lavoro al momento dell'uscita in aprile. Un libro, Strada Chiusa, che prende in esame gli ultimi anni della cosiddetta vicenda Spv.Â
Ora tarare il contenuto di un volumetto con le intenzioni degli autori (Milioni ne scrive tutti i capitoli meno uno, mentre a Celotto è affidato il compito di fare sintesi su un modello di sviluppo alternativo a quello del Veneto) e senz'altro è un buon punto di partenza perché permette comparare gli obiettivi del libro con le capacità di analisi dello stesso. E l'operazione riesce. Sul piano della scrittura Milioni rimane lontano da ogni pretesa estetica per concentrarsi su una cifra stilistica semplice, massiva. Ma la semplicità paga quando si inanellano uno dietro l'altro fatti e circostanze che messe insieme une alle altre descrivono un quadro non particolarmente lusinghiero di una regione in cui oltre ai silenzi e alle inadeguatezze della classe dirigente si cominciano ad intravedere le ombre della presenza della criminalità organizzata del sud e quella del malaffare autoctono. E non è un caso che il libro sia finito negli atti della commissione parlamentare antimafia. Ma tra le righe però, e non solo tra le righe, Strada Chiusa denuncia una vera e propria deriva ideologica in cui il fare, il cemento, il costruire, il macinare territorio, diventano le uniche cifre ideologiche per un presunto miglioramento del benessere, nel senso più lato del termine, che invece nel Veneto comincia a mancare.
Per vero il libro, che conserva il format dell'instant book, non si spinge troppo in profondità sul piano dell'approfondimento tecnico progettuale. Si tratta di una carenza voluta per dare spazio all'aspetto divulgativo. Nonostante questo la pubblicazione del volume in pochi mesi, e con una distribuzione fai da te, come in un grande effetto domino, ha riacceso potentemente un dibattito sulla Spv che sembrava estinto colmando per di più un colpevole vuoto dei media mainstream (e della politica) che hanno dovuto in qualche modo inseguire una parte dell'agenda redatta dei cosiddetti soggetti provenienti dal basso.
Va poi fatta una menzione particolare all'architetto Carlo Costantini, uno degli uomini di punta dell'associazione AltroVeneto, la cui premessa al libro anticipa e comprende la grande questione del sistema Galan. Poi approfondita ne I Padroni del Veneto di Renzo Mazzaro. Se c'è una pecca questa va ricercata proprio nella distribuzione. Un volume del genere dovrebbe essere reperibile sul mercato in formato elettronico; e invece non lo è.
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