Riabilitazione "open space" per lesioni cerebrali: sperimentata con successo in Veneto
Lunedi 29 Agosto 2011 alle 12:46 | 0 commenti
Luca Coletto, Regione Veneto - Il progetto all'Irccs Medea di Pieve di Soligo (Tv).
Un'innovativa modalità di approccio alla riabilitazione delle persone che abbiano subito una grave lesione cerebrale, una delle cause principali di disabilità , è stata sperimentata con successo dall'IRCCS Medea di Pieve di Soligo (Treviso). Nelle persone con grave esito da cerebrolesione acquisita, cioè con un danno cerebrale dovuto ad un trauma cranico o ad altre cause come anossia o emorragia, la fase della riabilitazione è estremamente difficile e complessa.
Dopo la fase d'ospedalizzazione, infatti, permangono esiti che rendono necessari interventi riabilitativi a lungo termine, per affrontare menomazioni e disabilità persistenti. La gravità del quadro clinico e la potenzialità di recupero in fase post acuta rendono fondamentale un intervento precoce, intensivo e qualitativamente elevato, condotto da personale esperto e caratterizzato dalla collaborazione e dalla specializzazione del gruppo di lavoro. All'IRCCS Medea è stato quindi testato l'effetto di un setting innovativo di riabilitazione con approccio trans professionale, diverso da quello tradizionale per il fatto che gli operatori lavorano non solo coordinati tra di loro, ma realizzano con molta più frequenza trattamenti in compresenza (più operatori e/o più pazienti) in un ambiente condiviso. "Un lavoro prezioso - sottolinea l'assessore regionale alla sanità Luca Coletto - perché mirato a migliorare i risultati di terapie difficili e importantissime per il recupero dei pazienti. Gli esiti sono estremamente interessanti e meritano attenzione da tutto il sistema neuro riabilitativo veneto, ma non solo". In proposito è stata infatti condotta una ricerca per verificare sia l'efficienza organizzativa che i risultati clinici su un campione costituito da 52 pazienti. Questi erano stati ricoverati in due distinti periodi di 7 mesi e con valori statisticamente simili per livello di gravità in base alla classificazione internazionale. Nel primo periodo si è applicata la riabilitazione tradizionale, mentre nel secodno si è operato in open space, cioè in un unico grande ambiente flessibile sia per l'uso degli strumenti che per le modalità di lavoro. Nell'open space i pazienti potevano ricevere trattamenti di fisioterapia, logopedia, neuropsicologia, terapia occupazionale, intervento educativo, nursing infermieristico ed assistenziale. Dall'analisi dei dati è emerso che i pazienti del "gruppo open space" ricevevano una media settimanale significativamente maggiore di trattamenti rispetto ai pazienti del gruppo tradizionale; per esempio, a parità di orario di lavoro, i neuropsicologi erogavano 28.6 interventi in media alla settimana per tutti i pazienti del gruppo open space contro i 16.2 erogati per l'altro gruppo. Naturalmente ci si è chiesti se il maggiore numero di interventi corrispondeva ad un migliore impatto anche nei risultati clinici: i confronti alla dimissione hanno messo in luce una differenza statisticamente significativa nel miglioramento del funzionamento cognitivo a favore dei pazienti del gruppo open space. Gli aspetti innovativi e i risultati positivi di questo tipo di setting consistono anche nel fatto che i trattamenti possono essere modulati nella durata (variabile da 10 minuti a oltre 1 ora ). Ciò ha un duplice vantaggio: riduce nettamente i tempi di spostamento dei pazienti, semplificando la pianificazione degli interventi, e si avvicina maggiormente alle possibilità psicofisiche individuali dei pazienti di sostenere interventi brevi e ripetuti piuttosto che interventi prolungati. Il progetto di ricerca è stato guidato dalla dottoressa Silvia Meneghetti dell'Irccs Medea. "L'esperienza del reparto ospedaliero per pazienti adulti caratterizzati da gravi cerebrolesioni acquisite è una realtà sicuramente unica per La Nostra Famiglia - ha sottolineato Andrea Martinuzzi, primario dell'IRCCS di Pieve. E' anche molto particolare per il suo riconoscimento nel piano sanitario regionale, grazie alla sua caratteristica peculiare, cioè il lavoro in team transprofessionale".
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