Smaltimento dei fanghi, Raimondo: c'è anche il pericolo malavitoso
Mercoledi 25 Aprile 2012 alle 09:53 | 0 commenti
Egregio Direttore, la sera del 23 aprile scorso, ho partecipato a Montecchio Maggiore all'Assemblea alle Filande, tenuta dal Comitato "No alla Centrale" sul tema del progetto "pilota" per il trattamento termico dei fanghi da conceria, per ridurne quantità e riflessi qualitativi nel tempo; colgo l'occasione per fare alcune considerazioni ed esprimere delle opinioni propositive.
Parto dall'assunto che non si può continuare a realizzare discariche qua e la nei territori, ignorando che queste sono, parafrasando, come bombe chimiche a tempo che minacciano la vita biologica e l'ambiente naturale (persone, animali, piante, acque, aria ecc.) in quanto, anche se sotterrati, i fanghi, in particolare quelli meno recenti, non cessano di produrre pericolosi gas e percolati che rischiano, questi ultimi, di andare in falda o nelle falde idriche, pregiudicando la qualità della vita, in particolare per le generazioni che verranno dopo di noi.
A proposito, se risponde al vero, dobbiamo dare atto e ringraziare il senatore Marco Stradiotto per aver sollevato l'interrogativo sulla salubrità dell'acqua distribuita in aree del comune di Gambellara, se la Medio Chiampo ha di recente installato un impianto per il trattamento e potabilizzazione dell'acqua prelevata a valle del sistema della concia. Avevo tentato, diversi mesi addietro, come operatore sindacale della FILCTEM-CGIL "energia", di porre il problema sindaci di Montebello e di Zermeghedo tramite una richiesta di incontro - in modo di evitare allarme e la eventuale denuncia per procurato allarme - ma non è stato possibile incontrare quei Sindaci, tra l'altro, responsabili per la salute pubblica nei loro Comuni. Abbiamo ri-tentato di avere l'incontro con i citati Sindaci tramite il Prefetto di Vicenza, ma anche questa via ha incontrato difficoltà .
Ma tornando al problema dello smaltimento dei fanghi, non si può ignorare neppure il pericolo che le organizzazioni malavitose mettano solide radici nel mercato "locale" dei fanghi causa il prolungarsi della risposta/e all'interrogativo di come completare il ciclo del loro smaltimento tramite la loro riduzione e inertizzazione.
Durante il dibattito, significativo e stato "l'appello" di un medico, il quale ha richiamato l'attenzione rispetto alla compensazione connessa con la eventuale costruzione dell'impianto in quanto la compensazione deve essere ambientale prima che economica, perché la vita delle persone è valore prioritario rispetto all'economia; aggiungo io, rispetto all'economia in un mercato sempre più senz'anima il quale insiste nel tentativo di ridurre l'uomo a merce.
Per quanto concerne gli aspetti della trasparenza, della sicurezza del processo e della partecipazione rispetto alla realizzazione dell'impianto per il trattamento "finale" dei fanghi, io credo che, considerata l'importanza mondiale dell'area vicentina della concia, occorra realizzare un presidio informativo a disposizione delle comunità scientifiche, universitarie, culturali e amministrative perché la scelta del sistema tecnico e del sito fisico per l'installazione dell'impianto, premessi gli accorgimenti tecnico-politici per contenere il più possibile gli impatti sulla vita, costa anche svariati milioni di euri.
E per concludere questa mia, condivido appieno l'opinione di tutti coloro che ritengono maturi i tempi per andare alla unificazione dei due gestori del servizio idrico integrato nell'area della concia (Acque del Chiampo e Medio Chiampo) in modo di razionalizzare il tutto un unico gestore. Gestore avente oggettiva capacità anche tecnologica per costanti adeguamenti tecnico organizzativi, per contenere costi economici ottenibili anche tramite affidabili economie di scala e adeguate capacità tecniche per una "moderna" e unica gestione del Servizio idrico integrato nell'AATO Valle del Chiampo. Per moderna gestione intendo soprattutto l'adeguata capacità professionale e quantità di risorse umane necessarie, per gestire la filiera dell'acqua per l'uso idropotabile a dimensione industriale, superando quella "vetusta" dei 2 "campanili" amministrativi rappresentati dai comuni di Montebello e Zermeghedo.
Altri aspetti determinanti da valutare in termini di costo economico e di connesse esposizioni per i due Comuni proprietari, sono anche le necessità di aggiornamento dell'impianto pubblico di depurazione della Medio Chiampo le quali richiedono una grande capacità di investimenti economici i quali, con questi chiari di luna che insistono (e fallimenti di concerie in loco), le banche hanno notevolmente difficoltà per la concessione del credito anche alle imprese società di servizi pubblici.
Non sono un tecnico, ne uno specialista in valutazioni di costi economici, ma penso che, in un'ottica di necessaria razionalizzazione e di risparmio, il depuratore della Medio Chiampo potrebbe essere adibito al trattamento dei reflui civili mentre quelli industriali andrebbero tutti fatti confluire al depuratore della Acque del Chiampo i cui impianti e capacità professionali intrinseche, mi si consenta di dire, sono di ben altra "dimensione". In questa ottica si tutelano concretamente anche tutti i posti di lavoro in essere al momento della unificazione.
La ringrazio per l'attenzione.
Giuliano Raimondo
FILCTEM CGIL "Energia" - Vicenza
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