Sintetici e nuove norme sanitarie, Rolandi Beretta del Country Club: non le conoscevo
Sabato 30 Aprile 2011 alle 13:30 | 0 commenti
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Chiedere al titolare di un centro sportivo come sono fatti i suoi campi in sintetico è un po' come chiedere allo chef la sua ricetta segreta. In pratica ognuno ha un suo mix più o meno vincente che differisce dagli altri per scivolosità e morbidezza. Adesso però c'è almeno una regola che deve essere uguale per tutti, quella introdotta con schema di decreto dal ministro della Salute Ferruccio Fazio, per la quale ogni 8 anni tutti i fondi e manti artificiali per campi a 5, a 8 e a 11 vanno rifatti.
Ciò per ridurre i pericoli legati alla tossicità dei manti stessi. Un problema che non si pone per Alberto Rolandi Beretta, titolare del Country Club e pioniere a Vicenza dei campi a 5 in sintetico nel 1992, assieme all'ex calciatore Massimo Briaschi: "Non sapevo di questa nuova norma, ma io i miei manti li cambio già ogni 4 o 5 anni. E comunque non uso e non ho mai usato copertoni riciclati, bensì materiali tedeschi che costano due o tre volte di più come il quarzo puro, una sabbia sferica ceramizzata". Il caso del Country Club è particolare perché Rolandi Beretta è un costruttore di impianti sportivi e li utilizza come test, cioè come campi prova per i clienti. Curioso il campo da calcetto riportato a campo da tennis in terra battuta, un passaggio irreversibile indicativo di come i tempi stiano cambiando: "Alla fine degli anni Ottanta il tennis era in grossa crisi, quindi negli anni Novanta c'è stato il boom del calcetto. Poi, come in tutte le cose, il boom si è normalizzato". Però nel frattempo sono stati affari d'oro: tanta gente e bassi costi di manutenzione, no? "Non esattamente, perché, se è vero che mantenere i campi in terra battuta era più oneroso, è altrettanto vero che per cambiare un campo in sintetico i costi sono molto elevati. Per un campo a undici si viene a spendere mezzo milioni di euro: fate voi le debite proporzioni con i campi da calcio a 5. E poi non sono materiali di cui ci si può semplicemente disfare: anche per questo ci sono costi da sostenere. Insomma è un po' come per il nucleare: è vero che fa risparmiare sull'energia, ma poi ha anche alti costi di gestione".
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