Siamo tutti nobili
Sabato 28 Luglio 2012 alle 09:21 | 1 commenti
Fino al 1789 la popolazione degli Stati era solitamente suddivisa in tre parti. La maggiore, iniziando dal basso era detta "Terzo Stato" e comprendeva tutti coloro che non erano negli altri due "stati" di cui diremo. In essa v'erano i borghesi e i contadini, ricchi e poveri e quello che chiameremo il ceto medio. Il Secondo Stato era costituito dagli appartenenti alla religione. Infine il Primo Stato era quello dei nobili, che comprendeva l'aristocrazia di censo e di nomina, quindi conti, visconti, baroni, duchi e principi. Sovra tutti la Dinastia, il re che aveva per diritto divino tutti i poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario.
Il sovrano si serviva quasi esclusivamente di nobili per le cariche dello Stato, ma spesso anche di valenti borghesi e di capaci uomini di religione. L'origine di questa suddivisione è collocabile con la nascita del Sacro Romano Impero: l'imperatore affidava ad alcuni compagni (conti) zone dell'impero da amministrate in suo nome e in sua vece. Per questo ricevevano un feudo e diversi privilegi, che con il passare del tempo aumentarono a dismisura, tanto che Luigi XIV pensò bene di esautorarli, seppur indirettamente con Versailles, dove, radunati, finirono con il dipendere quasi esclusivamente dalle prebende che il re dava loro e che per loro erano "diritti" derivanti dalla condizione di nobili. Venne il vento della Rivoluzione, che cancellò la divisione della popolazione e rese tutti cittadini e tutti con gli stessi diritti, che venivano dati dallo Stato in regime di libertà , eguaglianza e fratellanza. Finì con Napoleone, ma il concetto di eguaglianza di diritti non tramontò con i cosiddetti governi reazionari dopo il 1815.
Nell'Ottocento inizia la battaglia per i diritti soprattutto da parte borghese e da quella parte che iniziò a chiamarsi proletariato e che con Marx -Engels assunse un ruolo rivoluzionario per cancellare i diritti borghesi, considerati sovrastruttura. Dicono, infatti i due capostipiti dei rivoluzionari comunisti, che fanno ancora lezione oggi, :"Ma non polemizzate con noi, finché vorrete applicare all'abolizione della proprietà borghese il metro delle vostre nozioni borghesi di libertà , cultura, diritto, ecc. Le vostre idee sono anch'esse il prodotto dei rapporti di produzione e di proprietà borghesi, così come il vostro diritto altro non è che la volontà della vostra classe eretta a legge, una volontà il cui contenuto è determinato dalle condizioni materiali di esistenza della vostra classe."
La nobiltà conservò i proprio privilegi, ma andò sempre più perdendoli, a causa anche della definizione della Costituzioni come lo Statuto Albertino che non suddivideva più i sudditi in "Stati"(vedi art. 24)
Con la fine della forma dello stato monarchico, tutti cittadini, già resi uguali, ebbero la facoltà con la democrazia di determinare da loro stessi i diritti. La Costituzione stabilì le basi, compresi i diritti fondamentali, per la legislazione e di conseguenza l'obbligo di realizzarla da parte del potere esecutivo. Con il passare degli anni le leggi si sono fatte non solo più numerose, ma stabilivano in modo sempre più preciso i diritti di cui potevano godere i cittadini. Questa determinazione di diritti previde sempre capitoli di spesa, a carico dell'erario e cioè di tutti. Il Diritto all'istruzione è diventato per la scuola primaria anche il diritto ad avere i libri gratis, ciò anche per coloro che potrebbero compraseli. Lentamente i diritti hanno finito con il gravare sullo Stato, tutti ne chiedevano e molti ne ottenevano. Occhiuti e interessati politici cavalcarono questi diritti e stabilirono addirittura che una impiegata statale potesse andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno, era diritto e quindi...
Alla fine si potrebbe parlare di "privilegi " distribuiti democraticamente a tutti. e non solo ad una parte. Così anziché veri cittadini, consapevoli del benessere non solo materiale di tutti, abbiamo finito con il pretendere che ogni volontà , addirittura singolare, divenga legge. Ciò che io voglio, deve essermi garantito dallo Stato costi quello che costi e non solo in termini economici. Il debito dello Stato pre Rivoluzione Francese era stato prodotto dal re e dai nobili e dall'alto clero; il debito dello Stato Italiano è democratico, ne abbiamo usufruito tutti e indistintamente. Attribuire la colpa solo ai politici è demagogia. Infatti, per interessi elettorali quanti hanno richiesto e avuto, quante prebende a carico dello Stato per enti inutili, associazioni, magari onlus, che chiedono e ottengono, mascherandosi come volontariato? Quante attività nelle scuole sono sola soddisfazione dei docenti e non vera formazione? Quanti testi pubblicati, anche dalle università , a carico di Pantalone e che nessuno leggerà ? perché non sono vera ricerca. Quante pensioni di invalidità per persone sane, quanti posti per avere voti? Quanti foraggiamenti a questa o quella cooperativa che poi nessuno sa bene che cosa faccia. Quante spese per manifestazioni inutili? Quanti denari buttati! Certo ci sono gli onesti cittadini per buona fortuna. Sono questi che debbono essere privilegiati, ma non con le grida da piazza, ma con più serietà di quella che riscontriamo in certi capipopolo. prima però eliminiamo dalla nostra testa questa idea da nobili ottusi, che i cittadini abbiano solo diritti e quindi privilegi e mai un dovere da vivere in prima persona come cittadini.
Italo Francesco Baldo
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