Adozione internazionale, una storia vicentina: si parte in coppia, ritorna una famiglia
Giovedi 27 Novembre 2014 alle 22:36 | 0 commenti
Finalmente si parte. Sistemate tutte le pratiche burocratiche e preparate le valigie tutto è pronto per Elisa ed Ettore, una giovane coppia della Vallata dell'Agno in partenza per la Repubblica Popolare Cinese. Dopo due anni e otto mesi dal loro primo passo verso l'adozione, potranno abbracciare quella loro figlia nata altrove. Il suo nome è Bai Xue, che significa Biancaneve. Partiranno coppia e torneranno famiglia, una famiglia basata su legami di cuore, più che di sangue.
Negli ultimi anni le adozioni internazionali hanno subito un calo, complice anche la crisi economica, un dato che contrasta, d'altra parte, con un aumento dei bambini in situazione di bisogno. Secondo i dati della Commissione per le Adozioni internazionali, nel 2013 sono stati autorizzati all'ingresso in Italia 2.825 minori stranieri, a fronte dei 3.106 dell'anno precedente, con un decremento del 9%. Il Veneto è la seconda regione, dopo la Lombardia, con il maggior numero di coppie adottanti.
«Diventare madri e padri adottivi non è semplice - spiega Ettore - è una scelta che richiede coraggio, attenzione, amore e reciproco supporto». Il primo approccio è con le Ulss, che organizzano percorsi di informazione e sensibilizzazione sulla realtà adottiva, successivamente si presenta la domanda al Tribunale dei Minori, che intraprende una duplice ricerca, giudiziaria e di idoneità , sulla coppia. Sulla base degli esiti degli incontri effettuati dall'equipe Adozioni dell'Ulss con i futuri genitori, il Tribunale rilascia un decreto di idoneità all'adozione internazionale. «Entro un anno dal decreto ci si deve appoggiare ad un ente autorizzato - prosegue Ettore - che è forse la fase di maggiore solitudine della coppia, che non sa come muoversi e a quale ente rivolgersi. Fortunatamente esistono sul territorio delle associazioni di genitori adottivi, che danno un indispensabile supporto durante tutto il percorso, a cui anche noi ci siamo rivolti».
Esaminando i dati sulla provenienza dei minori stranieri adottati in Italia nel 2013, il Paese di origine da cui è arrivato il maggior numero di minori è ancora, come nel 2012, la Federazione Russa, con 730 minori autorizzati all'ingresso, pari al 25,8% del totale. Seguono l'Etiopia con 293 minori, la Polonia con 202, il Brasile con 187, la Colombia con 179, la Repubblica Popolare Cinese con 161 e la Repubblica Democratica del Congo con 159 minori. «La nostra scelta di adottare dalla Cina - spiega Elisa - è che sono prevalentemente bambini con problematiche sanitarie e che, per questo, incontrano maggiori difficoltà a trovare una famiglia disposta ad accoglierli. Se inizialmente la motivazione che spinge all'adozione può essere la soddisfazione di un bisogno personale di famiglia, durante il percorso la prospettiva evolve in un sentimento di amore ad accogliere e aiutare l'altro».
Non tutte le coppie che iniziano l'iter per l'adozione lo portano a termine, spesso scoraggiate dalle tempistiche, dalla burocrazia e dalle implicazioni emotive, psicologiche ed economiche della scelta adottiva.
«Il percorso, nei tempi e nei modi, è fondamentale in tutti i suoi aspetti - conclude Ettore - perché porta ad una crescita personale e di coppia indispensabile per poter essere genitori adottivi consapevoli. Per questo è altrettanto importante condividere e fare rete con altre famiglie adottive per un supporto reciproco e costruttivo».
Momenti di approfondimento e confronto sono, infatti, promossi dalle tre associazioni di genitori adottivi presenti in provincia. «Il nostro scopo - spiega Giorgio Cornale, referente dell'associazione Gli occhi del mondo, con sede a Valdagno - è aiutare e informare le coppie sia nel percorso pre-adottivo che in quello post-adottivo. L'adozione avviene attraverso un percorso legale che fin dall'inizio mira alla tutela e al diritto del bambino abbandonato ad avere una famiglia. Tutela che si realizza attraverso una serie di convenzioni internazionali, leggi locali, organi di controllo in Italia e all'estero. Per dirla direttamente: i figli non si scelgono, sono le autorità preposte dalle leggi che scelgono i genitori che ritengono più idonei a quel bimbo specifico. I genitori adottivi non sono né eroi né martiri - conclude Cornale -. Sono persone normali che aprono le loro braccia per accogliere un bimbo che ha bisogno di amore e di crescere bene emotivamente ed affettivamente, affinché possa avere ciò di cui ha diritto ogni bambino: una famiglia».
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