Se questi sono uomini
Domenica 18 Novembre 2012 alle 09:44 | 0 commenti
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Di Irene Rui
Nell'ottobre del 2011 sono arrivati nel vicentino 293 profughi provenienti dalla Libia, tra cui 18 donne, distribuiti in 24 Comuni. Ad occuparsi di loro sette cooperative oltre alla Caritas, la Crocerossa e le Amministrazioni Comunali.
Alloggiati presso privati, enti religiosi o all'interno della stessa Crocerossa, costretti a convivere con la speranza che via, via, diventava sempre più fievole, di avere un permesso di soggiorno umanitario o un riconoscimento di rifugiato.
Purtroppo, a fronte di chi lo fa veramente con spirito umanitario, ci sono tanti che "sfruttano" la loro diaspora: 1.200 euro al mese, 40 euro al giorno, per rifugiato previsti nel Piano Emergenza nord Africa, che avrebbero dovuto far fronte a spese sanitarie, vitto e alloggio, sono una polpetta appetibile e i rifugiati non hanno visto né un corso d'italiano, né una visita medica, sono stati parcheggiati nelle loro camerate in attesa... A questi poi si aggiungono i fondi dei progetti presentati in prefettura che prevedono percorsi di accoglienza in unità abitative, integrazione culturale e lavorativa. Un finanziamento che si manifesta a prima vista necessario a malapena a sovvenzionare il progetto, ma che, a quanto sembra, molti lo usano in parte per partite di giro economico interno. E pensare che gli italiani, i vicentini, pensano che prendano 40 euro al giorno per oziare! Niente di più falso, a loro arriva un'irrisoria "paghetta" giornaliera di circa 3 euro, a malapena sufficiente per la merendina.
Persone provenienti dal Ghana, Mali, Senegal, lavoratori immigrati, scappati da guerre e persecuzioni politiche dal loro Paese e approdati in Libia. Da dove sono stati costretti a scappare di nuovo, dopo la rivolta capeggiata dall'Europa e fomentata dagli USA, per approdare in Italia, dove i barconi della morte e della salvezza li hanno scaricati: su dieci uno arrivava a riva. Molti di loro non possono far ritorno al loro Paese: sono una quarantina da un anno e mezzo a Vicenza, 237 in provincia, 1550 nel Veneto. A Vicenza sono rimasti solo gli uomini, mentre le donne sono ritornate al loro Paese. Sono persone che si confondono con altri immigrati, che per diverse vicissitudini si trovano sbandati in cerca di una stabilità . Persone costrette a vivere aspettando un permesso per motivi umanitari, che non arriva e non arriverà , poiché il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 20 del 2011 prevede che i beneficiari delle misure sono da individuare tra i "cittadini appartenenti ai Paesi del nord Africa affluiti nel territorio nazionale dal 1° gennaio alla mezzanotte del 5 aprile 2011" e quindi non tra i libici, non tra coloro che provengono dalla diaspora libica. Ai profughi è stato fatto semplicemente notare che dovevano presentare domanda di protezione internazionale e di asilo, o di rifugiato, domanda che è stata loro rifiutata, poiché per legge è riconosciuto titolare di protezione internazionale "colui che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità , appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese d'origine di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese". I profughi provenienti dal Ghana, Senegal, Nigeria e Mali, pur essendo perseguitati politici nel loro Paese non hanno sufficienti prove per dimostrarlo. In Italia sono state accolte solo il 32% delle richieste, il resto sono state rigettate (fonte www.lavitadelpopolo.it). I rifugiati vicentini, grazie anche a "Meltingpot" e altre associazioni di immigrati, hanno fatto tutti ricorso, perché l'alternativa era di andarsene dall'Italia senza documenti od optare per il rimpatrio.
Sono persone che sono costrette a vivere da un alloggio collettivo all'altro, a perdere la possibilità di alloggio se non vi rientrano alla sera, magari perché sono andati alla vana ricerca di un lavoro. Lavoro che, da regolari, non esiste per loro, poiché non hanno un permesso. Diventa inutile quindi, accompagnarli presso le agenzie interinali o in zona industriale alla vana ricerca di un lavoro che non possono avere. I vicentini, gli italiani, finiti gli effetti mediatici iniziali, si sono dimenticati di loro e si accorgono che esistono quando disperati, come lo scorso 27 ottobre, si fanno sentire. Malgrado l'appello presentato in giugno all'amministrazione vicentina, la stessa non è riuscita ad ottenere e a dare una risposta al loro grido di dolore, se non per la sistemazione alberghiera. Forse non è intervenuta con decisione verso le autorità , non si è fatta sentire, come non si sono fatte sentire le altre amministrazioni. E, come al solito, sembrano volerci diplomaticamente dire "abbiamo tentato, ma abbiamo le mani legate". I profughi non vogliono assistenza, ma un permesso da rifugiato. Il tempo passa e al 31 dicembre, quando scadrà il "Piano di emergenza nord Africa", queste persone, si troveranno in mezzo alla strada, senza documenti, come clandestini, ad affrontare un disagio sociale ancora più duro di quello che stanno affrontando in balia di approfittatori schiavisti e della malavita. Persone, la cui dignità è stata spezzata, saranno preda dello sfruttamento del caporalato, della mafia presente anche al Nord; utilizzati nei lavori edili li troveremmo infatti, ad ingrossare le file degli invisibili che lavorano nei cantieri lungo le autostrade, o in quelli immobiliari, in sub appalto, nascosti all'interno di un capannone, o nei campi per le raccolte stagionali a lavorare come schiavi per 4 euro al giorno. Persone che dopo il 31 dicembre, non essendoci più i finanziamenti, saranno cacciati dalla struttura alberghiera che li ospita, costrette a vivere di espedienti e a dormire in posti di fortuna ai margini della società , come clandestini. Questa è l'umanità che noi offriamo.
E' da chiedersi perché il Governo non ha mai pensato di ampliare le direttive del DPCM 20/2011 sia ai libici, sia ai profughi provenienti dalla Libia, o di emettere un nuovo DPCM, semplificando così la vita di queste persone che già molto hanno sofferto, ed evitando di finanziare progetti necessari solo al mantenimento e alla minima integrazione. Se questi, infatti, ottenessero il permesso umanitario o da rifugiato sarebbero in grado di badare a se stessi e potrebbero sia emigrare dove il mercato del lavoro è più appetibile, sia (anche se con difficoltà ) trovarsi un impiego in Italia.
Si stano tuttavia muovendo associazioni o gruppi, che "umanamente" stanno pensando o hanno già presentato progetti per avere il contributo europeo per i rifugiati, inventandosi qualcosa per far fronte all'emergenza non solo umanitaria, ma anche di sicurezza e permettendo ai profughi di attendere l'esito del loro ricorso, se così si può dire, in tranquillità .
Manca tuttavia, la volontà politica di risolvere la questione, probabilmente perché queste persone sono meno importanti rispetto gli affari finanziari che il nostro Governo ha instaurato con la Libia. E ancora il capitalismo flessibile o il finanz-capitalismo ha la meglio sull'umanità .
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