Sciarada occidentale
Domenica 12 Agosto 2012 alle 11:59 | 1 commenti
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Dopo l'estate la politica dell'Ovest Vicentino sarà chiamata a confrontarsi su alcuni temi caldi sui quali però storicamente l'agenda dei partiti tende ad essere più vuota che piena: spesso per evitare di urtare la sensibilità delle categorie produttive
La politica nell'Ovest Vicentino, almeno sulle questioni che contano sembra essersi mimetizzata fra i campi di mais che punteggiano qua e là la Valle dell'Agno e quella del Chiampo. Le questioni aperte però rimangono con tutto il loro peso specifico.
Fanghi. Una delle più scottanti riguarda l'impianto per il trattamento dei fanghi conciari sponsorizzato da Assindustria. La giunta leghista di Montecchio Maggiore da tempo si dice contraria, per ragioni ambientali, all'insediamento che potrebbe vedere la luce ad Arzignano, ma al confine col comune castellano. Dal quale trapelano indiscrezioni secondo cui il progetto più accreditato, per ora in fase più che preliminare, sarebbe quello della Sicit, una spa legata ai più grossi nomi della concia. Le amministrazioni di centrodestra di Arzignano e Chiampo invece si dicono tranquille sul piano ecologico mentre temono, in piena sintonia con l'imprenditorìa conciaria, possibili contraccolpi sui livelli occupazionali nel caso in cui l'opea non sarà realizzata. Recentemente il ministero dell'ambiente ha considerato percorribile la sperimentazione già benedetta dall'esecutivo della città del Grifo, ma le posizioni critiche di chi osteggia la costruzione al momento non sono cambiate.
Rimane poi da capire se i soggetti che avevano chiesto l'intero studio scientifico sull'impianto curato dal professor Paolo Canu e redatto per conto dell'Ato Chiampo che è poi l'ente intercomunale che ha avviato la pratica della "facility" per i fanghi, siano stati accontentati. Ivan Chiari, consigliere comunale di minoranza a Montecchio è tra coloro che avevano chiesto lo studio. Sembra però che l'Ato al momento non abbia ancora ottemperato a quello che Chiari aveva definito un obbligo di legge. Tant'è che su quel versante si starebbero addensando nubi nere. Tra tentativi di riannodare un dialogo fra istanze ambientaliste e posizioni di chiusura, si parla di possibili segnalazioni in prefettura e alla magistratura. Ma qualcosa di nuovo potrebbe arrivare dopo l'estate.
C'è comunque l'eventualità che il caso "fanghi" si riversi in toto nella campagna elettorale per le politiche del 2013. E se nel campo del centrodestra sono più le questioni territoriali ad essere discriminanti rispetto a quelle delle alleanze, nel centrosinistra il discorso cambia. In questo schieramento infatti esiste una diversità di vedute storica tra coloro che culturalmente sono più inclini ad assecondare le richieste del mondo produttivo (ala liberal ed ex democristiana del Pd in primis con l'ex consigliere provinciale Matteo Quero e il consigliere regionale Stefano Fracasso a far da battipista) e coloro che in ordine sparso, e con la galassia dell'associazionismo di base a far da supporto, propendono per una linea più votata al rigore sia in ambito ecologico che sul piano della legalità . Una galassia eterogenea che vede come simpatizzanti, più per empatia umana che per una vera aggregazione organica, supporter in quasi tutta la sinistra alternativa (Rc e Comunisti Italiani) nonché ambienti circoscritti della Cgil e grosse fette del M5S. Un'area concettuale che nell'Ovest ha nel consigliere comunale democratico Massimo Follesa uno degli uomini più conosciuti. Anche in ragione della sua battaglia contro la Pedemontana Veneta.
Spv. Ed è proprio su questo versante che la politica dell'Ovest Vicentino ha un debito di attenzione. La Pedemontana infatti è de facto sparita dalla politica. Sul terreno a contendersi ragioni e argomentazioni per il no è rimasto il Covepa (di cui Follesa non a caso è uno degli animatori), il M5S e i gruppi No Pedeomntana (storicamente vicini ai No Dal Molin e a Sel che della vicenda però poco o nulla si occupa). Dall'altro ci sono le associazioni degli industriali che propendono per l'opera in quanto portatrice di sviluppo e lavoro. Ma la politica, se si escludono i pezzi da novanta del centrodestra del Bassanese, ha abbandonato ogni terreno di confronto.
Nel frattempo però il fronte critico nei confronti della Spv ha continuato la collaborazione con l'europarlamentare Idv Andrea Zanoni che da tempo conduce da Strasburgo una battaglia affinché siano rese note le «carte segrete» che riguardano la Spresiano Montecchio Maggiore. In una nota diramata a metà settimana Zanoni attacca ad alzo zero: «Le autorità regionali come hanno giustificato questo assurdo rifiuto di fare luce su un progetto, in particolare sul piano economico-finanziario e sulla convenzione di progetto definitivo, che cambierà in modo radicale 38 comuni?». L'eurodeputato inoltre fa sapere che il 23 luglio ha inviato alla Commissione Europea una interrogazione nella quale si chiede un parere circa la compatibilità del progetto con le direttive 2000/60/CE in materia di acque, 92/43/CEE in materia di procedura Vinca, 85/337/CEE e 97/11/CE in materia di procedura Via.
Bacini di sicurezza. L'altra grande questione però riguarda le casse artificiali di espansione la cui realizzazione sarà avviata a brevissimo tra Trissino e Tezze, una delle più importanti frazioni di Arzignano. I bacini dovrebbero avere, tra le altre la funzioni, quella di regolare i momenti di piena dell'Agno che poco più a valle prende il nome di Guà : motivo per cui i residenti convenzionalmente soprannominano il progetto «Rotte del Guà ». Ma lo stesso progetto è stato ben pensato e ben realizzato? Quali sono i costi effettivi? Questi sono congrui? Quali sono le imprese incaricate? Quali i subappalti, se vi sono? Le decisioni assunte in materia dalla Regione Veneto sono state pubblicizzate a dovere tra la cittadinanza? Al netto delle inevitabili querelle partitiche è questo il recinto in cui la discussione sui lavori potrebbe avere luogo. Fino ad oggi in realtà la questione ha avuto solo un paio di duelli verbali in consiglio a Trissino ma non è stata sviscerata adeguatamente né sul piano tecnico-scientifico né sul piano amministrativo.
Cis. E l'altro grande nodo riguarda invece il centro per l'interscambio delle merci di Montebello. Dopo vent'anni di attesa sarà realizzato o no? Si tratta di una infrastruttura necessaria a razionalizzare il traffico e a mitigarne l'impatto sulla mobilità berica? Oppure non si tratta che di un colossale caso di speculazione fondiaria avallato dalla politica? Dopo le burrasche del caso Cis-Filippi e dopo i contrasti con l'ex presidente Galdino Zanchetta, ex consigliere di punta a palazzo Nievo, i soci, per gran parte pubblici, sembrano ritrovare un minimo di concordia. Lunedì infatti è stato rinnovato il cda dopo il siluramento di Zanchetta non più ritenuto all'altezza della situazione. Angela Peretto infatti è il nuovo Presidente di Cis Spa. Commercialista vicentina, la Peretto è stata nominata dalla Camera di Commercio e sarà affiancata per i prossimi tre anni da due avvocati: Gianluca Romagnoli, nominato dalla Provincia, e Luciano Gazzola, voluto dal Comune di Vicenza. Il nuovo Cda di Cis ha subito una cura dimagrante passando da cinque a tre componenti, tutti tecnici, proprio come volevano i soci: 25% Autostrada, 23% Provincia di Vcienza, 20% Camera di commercio berica, e poi comuni, tra cui Vicenza, nonché la BpVi.
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