Scandian:no a legge Made in Italy,una sconfitta
Mercoledi 4 Agosto 2010 alle 17:51 | 0 commenti
Silvano Scandian (Presidente CNA Vicenza) - «Il no della UE alla legge sul Made in Italy è l'ennesima sconfitta della nostra politica. Ma soprattutto - ed è anche peggio - è una sconfitta per le migliaia di piccoli imprenditori artigiani. La tutela del marchio di origine è per noi una delle misure necessarie per poter continuare a competere. E invece, malgrado i controlli, il rispetto delle produzioni totalmente realizzate in Italia è un presupposto che continua a mancare. Con una aggravante: questa legge nasce già morta!».
Così Silvano Scandian Presidente di CNA Vicenza commenta la bocciatura arrivata da Bruxelles alla legge Reguzzoni-Versace-Calearo sul Made in Italy.
La Commissione europea ha inviato una lettera alle autorità italiane, con la quale contesta il metodo e il merito della legge approvata lo scorso aprile per i prodotti calzaturieri, arredo, tessili e in pelle; in particolare è stata avanzata una richiesta di adeguamento delle misure per renderla conforme alle normative comunitarie, e alla direttiva 98/34/Ce.
«Nella lettera firmata da Heinz Zourek, direttore dell'Impresa dell'esecutivo europeo - prosegue Scandian - è stato sottolineato che "la normativa italiana sull'etichettatura obbligatoria e la tracciabilità dei prodotti tessili, arredo, della calzatura e della pelletteria, è stata notificata a Bruxelles il 7 maggio, quando non poteva più essere considerata una bozza, essendo stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale in aprile". Questo significa che fin da principio la legge non aveva gambe per camminare!».
A ciò si somma un'altra incognita non meno pesante. «La direzione generale impresa della Commissione - dice il Presidente di CNA Vicenza - ha messo in discussione il merito della normativa che "prevede un marchio volontario 'Made in Italy', che viene rilasciato dalle autorità ai produttori locali, da apporre unicamente su prodotti il cui processo di produzione si tiene soprattutto in Italia". Ebbene, a tal proposito, il direttore Zourek ha evidenziato che "la Corte di giustizia ha più volte dichiarato che una normativa nazionale che disciplina la marcatura o l'applicazione dei regimi di origine risulta in violazione degli articoli 34-36 del nuovo Trattato Ue". Infine, "nella legge si fa riferimento a una normativa comunitaria, mentre - spiega la Commissione - non esiste un regolamento Ue per un sistema di etichettatura obbligatoria". Pare evidente che la tutela del made in Italy debba seguire altre strade. La Corte di giustizia Ue ha dimostrato che un sistema di marchio "made in" ha effetti restrittivi potenziali sul libero movimento delle merci tra stati membri, costituendo un ostacolo ingiustificato al commercio. E allora, l'unica soluzione parrebbe quella di inserire la tutela del "Made in" all'interno delle misure a favore dei consumatori già sancite dalle norme contenute nel codice del consumo e dall'Accordo di Madrid sulle false indicazioni di provenienza. Questa è l'unica battaglia sull'etichettatura che possiamo pensare di poter vincere».
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