Sbrollini: su pillola contraccettiva interrogo il Ministro Lorenzin, non è abortiva!
Martedi 14 Ottobre 2014 alle 23:30 | 0 commenti
La vicepresidente della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera, la deputata vicentina del Partito Democratico Daniela Sbrollini, interviene sul caso della pillola del giorno dopo negata all’Ospedale di Noventa da una dottoressa obiettrice di coscienza e sui rischi delle vaccinazioni multiple ai militari. Di seguito le sue dichiarazioni.
«Si tratta di un anticoncezionale d’urgenza, quindi non rientra nell’ambito della legge 194 per cui è prevista la clausola di coscienza. Proprio nel febbraio di quest’anno – spiega la deputata - l'Agenzia del Farmaco ha aggiornato il bugiardino della pillola inserendo la dicitura “inibisce o ritarda l'ovulazione†in sostituzione de “il farmaco potrebbe anche impedire l'impiantoâ€. Interrogo quindi il Ministro della Salute per sollecitarla a colmare un gap che da anni alimenta le polemiche tra scuole di pensiero differenti: la fede religiosa va rispettata, ma non può limitare né tantomeno negare la libertà altrui. I diritti dei medici obiettori vanno quindi necessariamente bilanciati con quelli dei pazienti, ne va della professionalità stessa dei medici e della tenuta di un sistema sanitario degno di un Paese civile».
«Aggiungo, infine, che sarebbe doverosa una riflessione più ad ampio raggio: stiamo combattendo contro il fenomeno dilagante degli aborti clandestini (nel 2012 sono stati 40 mila i casi secondo un’inchiesta di La repubblica), frutto del progressivo smantellamento della legge 194. A trentacinque anni dall’approvazione della legge, infatti, accade che in interi ospedali non vi sia nessun medico che la applichi. Chiedo, dunque, l’applicazione in toto della legge 194: significa più consultori e più risorse, una maggiore divulgazione delle informazioni, in particolare verso le ragazze minorenni, l’introduzione obbligatoria della figura del mediatore culturale e una maggiore attenzione per le cliniche illegali, vere e proprie strutture parallele dove si praticano aborti clandestini. Prevenzione e applicazione della 194: sono questi gli strumenti che dobbiamo utilizzare di più e meglio, per garantire la salute di tutte le donne».
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«Le vaccinazioni sono uno strumento essenziale per il contenimento e l'eliminazione di gravi malattie infettive, ma se somministrate in modo scorretto possono dare luogo a patologie serie, anche tumorali. Certe dell’importanza di tutelare i nostri militari, insieme alla senatrice Silvana Amati, abbiamo presentato un’interrogazione sia alla Camera sia al Senato».
«Nella passata legislatura, la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito ha definito l'esistenza di un criterio probabilistico tra la causalità di determinate patologie a carico del sistema linfatico e la modalità di somministrazione delle vaccinazioni. E diverse sono state le sentenze che in questi anni hanno riconosciuto i diritti delle famiglie dei soldati deceduti. Dalla sentenza Finessi del Tribunale di Ferrara che ha condannato il Ministero della Salute a risarcire la famiglia del militare riconoscendo un nesso di causalità tra il linfoma per il quale Francesco è deceduto a 22 anni e le modalità di somministrazione dei vaccini, fino alla sentenza del Tar del Friuli che ha accolto il ricorso di Andrea Rinaldelli padre di Francesco, imponendo al Ministero della Difesa un riesame della vicenda».
«I protocolli sulle vaccinazioni vanno applicati meticolosamente, perché sappiamo che i vaccini, se somministrati in modo improprio, possono abbassare le difese immunitarie e aprire le porte a tumori e altre malattie invalidanti. Parliamo di molti giovani che dopo le somministrazioni hanno sviluppato serie malattie, anche mortali. Urge una maggiore trasparenza da parte del servizio sanitario militare, che responsabilmente deve tutelare i militari ed evitare loro conseguenze tragiche».
«Confidiamo in un risultato celere e concreto – conclude Sbrollini -, in grado di assicurare la piena tutela del diritto alla salute, sia ai militari attualmente in servizio sia a quelli che verranno, e affinché le opportune verifiche portino presto al riconoscimento, come “vittime del dovereâ€, dei militari ammalati o deceduti per patologie causate dalla modalità di somministrazioni dei vaccini».
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