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San Valentino tra leggenda e mistero. Ecco come nasce la festa degli innamorati

Di Anna Maria De Cillis Lunedi 14 Febbraio 2011 alle 12:17 | 0 commenti

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Ma cosa ha a che fare un vescovo e martire con il giorno degli innamorati? Le origini della festa di San Valentino sono avvolte nel mistero. Febbraio è sempre stato un mese un po' particolare, un apostrofo sospeso tra l'inverno e la primavera. Questa posizione nell'arco dell'anno lo ha reso un mese di transizione, energetico, di cambiamento e di purificazione, fin dall'antichità. Ci sono molte interpretazioni sulle origini di questa festa.

La tradizione di votarsi all'amore è esistita fin dai tempi dei Romani che rendevano omaggio al dio Lupercus, il mitologico fauno cacciatore di ninfe, con un particolare rito propiziatorio alla fertilità. Il rito consisteva nel sorteggiare il nome di un uomo e di una donna che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità fino a quando il rito della fertilità fosse concluso. Ogni anno, poi, si procedeva a un cambio delle coppie, sempre nel mese di febbraio.
Con l'avvento della chiesa Cattolica il rito pagano per la fertilità è stato opportunamente occultato e sono diverse le leggende che vedono come protagonista il vescovo e martire San Valentino, morto il 14 febbraio del 273, poi consacrato come il patrono degli innamorati.
Una prima leggenda sostiene che Valentino era un prete che celebrava i matrimoni tra i soldati in segreto. Scoperto dall'imperatore Claudio, che aveva vietato il matrimonio per i giovani combattenti perché li riteneva più efficienti se celibi, fu condannato a morte. Una seconda leggenda racconta che egli fosse stato giustiziato per aver aiutato alcuni prigionieri cristiani a fuggire. Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad unire in amore due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano effusioni di affetto. Da questo episodio si crede possa derivare anche l'espressione "piccioncini".
Una quarta leggenda, forse la più diffusa, racconta di come il santo, in prigione e in attesa dell'esecuzione, si fosse innamorato platonicamente della figlia cieca del suo carceriere. E, con la forza della sua fede, fosse riuscito a ridare la vista alla ragazza che riuscì a leggere un messaggio di addio firmato "dal vostro Valentino" consegnatole dal santo prima che salisse sul patibolo. Da questo mito deriverebbe l'usanza di scambiarsi messaggi d'amore il 14 febbraio.
Di leggende legate al mito di San Valentino ce ne sono molte altre. Una cosa, comunque, è certa: il santo votò sicuramente la sua vita all'amore e il suo nome, da sempre, è riconducibile agli innamorati.
Ma come si celebra San Valentino nel resto del mondo? Gli inglesi restano i più originali. Hanno l'abitudine, infatti, di approfittare di questa festa per rivelare il loro amore a qualcuno, restando nell'anonimato. Inviano fiori o biglietti carichi di passione senza il mittente, rivelando i loro sentimenti nascosti.
I tedeschi, i francesi e gli spagnoli non si discostano molto dalle abitudini degli italiani, concedendosi cene a lume di candela e musica soft, bouquet floreali, scatole di cioccolatini, regali, biglietti amorosi. Gli olandensi e i danesi, idem, ma hanno una particolarità: in Olanda il dolce più gettonato è un cuore di liquirizia e in Danimarca il fiore più tradizionale è il bucaneve.
Se gli inglesi sono gli amanti più segreti, i giapponesi sono i più aperti. Già, perché vige una curiosa usanza: le donne rompono per prime il ghiaccio regalando in genere una scatola di cioccolatini non solo alla persona amata ma anche a cari amici, datori di lavoro e colleghi. La stranezza sta che i destinatari del regalo, dopo un mese, devono ricambiare il pensiero alle donne, regalando loro del cioccolato bianco. Così la festa si celebra nuovamente il 14 marzo con il cosiddetto White Day (Giornata bianca).

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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