Sale da gioco, Impegno per Vicenza: "prima di tutto la morale, lo dice il Sindaco!"
Lunedi 16 Luglio 2012 alle 08:54 | 0 commenti
 
				
		Italo Francesco Baldo, Presidente di Impegno per Vicenza - E' in atto quasi un braccio di ferro tra l'attuale amministrazione comunale di Vicenza e le società che intendono aprire sale da gioco. Un tempo per giocare d'azzardo legalmente bisognava andare a Venezia, Campione, San Remo e Saint Vincent, oppure espatriare. Il gioco d'azzardo legale era comunque vituperato e indice di poca attenzione al valore dello stesso denaro.
Il grande filosofo Kant considerava il gioco del lotto addirittura, se  gestito dallo Stato, assolutamente negativo. I tentativi di aprire nuove  case da gioco  fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso,  fallirono. A Merano (BZ), importante città turistica fu tentato, ma il  governo romano rispose "picche".  Nel clima inaugurato dal primo governo  Prodi, ricordate, sulla scia di nuove richiesta di apertura di casinò,  che si temeva diventassero luoghi per la malavita, e comunque di fronte  alla crescente richiesta,  Veltroni  con un lampo di genio, quasi  cinematografico, negò l'istituzione di vari casinò, ma propose la  nascita delle sale gioco, come il Bingo. Non entriamo nel merito della  dimensione morale di questa "democratizzazione" del gioco d'azzardo,  che fu mascherato dalla antica consuetudine familiare e popolare della  "tombola".  Stabilita la possibilità, nacquero tante sale gioco, a  Vicenza almeno tre e una che non riuscì mai ad aprire. Ambienti  ben  costruiti, ristorazione, addirittura a mezzogiorno, i Bingo iniziarono  la loro vita. Ben presto  molti dovettero chiudere. Costavano e non  rendevano, a Vicenza ne rimase uno solo che funziona ancora. Ma la via  del soldo facile attraverso l'azzardo era ben definita da un governo e  da un suo rappresentante democratico, di origine comunista. Con un po'  di tempo  iniziarono a diffondersi piccole sale da gioco, con strumenti  nuovi, elettronici e soprattutto con una maggiore diffusione nel  territorio. E' ben vero che in Italia è nato il lotto, ma a tutti ormai  questa diffusione appare eccessiva e gli amministratori cercano ripari. A  Vicenza in campagna elettorale da quando il Sindaco è stato eletto,   l'apertura di nuove sale da gioco fa temere una possibile  dimensione  avversa al Sindaco stesso, che in piena riconsiderazione di protezione  morale dei concittadini, intende far sì che non si aprano sale gioco.
La  battaglia sarà durissima, perché vi è sempre una legge nazionale che  consente l'apertura delle sale gioco e da quel mitico governo Prodi con  Veltroni vicepresidente si sono aperte democraticamente le possibilità  anche per il proletariato di giocarsi  qualche denaro, magari  sottraendolo alle necessità  familiari.
Bene che si  tenti  di  correre ai ripari, ma  è già tempo che i buoi sono scappati e che non si  intravvede una vera e morale soluzione. Forse la vicenda, al di là  degli sforzi moralistici che  dominano  l'attività del Sindaco di  Vicenza in tutti i settori, compreso quello della famiglia, ci può  aiutare a prendere in considerazione che la vita associata non dipende  dalle sole leggi e convenienze, ma da una riflessione a tutto tondo sul  bene comune, che le leggi debbono realizzare come bene civile.
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