Quotidiano | Categorie: Diritti umani

Rui-Peroni: le tante facce della prostituzione

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 7 Febbraio 2011 alle 18:37 | 0 commenti

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Continua il dibattito sulla prostituzione con la controreplica di Irene Rui (FdS) a Enrico Peroni (segretario cittadino del Pd), che pubblichiamo di seguito (anche se secondo me, gentile Irene, Peroni è contro lo sfruttamento non contro la regolarizzazione del lavoro di prostituta, sorry ... escort, n.d.r.).

Caro compagno Peroni, ammetto di non conoscere la tua storia politica, ma francamente le tue dichiarazioni a VicenzaPiù facevano trasparire una certa retorica non proprio femminista. D'altronde tu stesso parli di considerare la prostituzione come un reato e di riconsiderare le "case chiuse".

Posso comprendere i tuoi presupposti, ma non la vedo come te. Ripeto non è con le "case chiuse" e magari con controlli come quelli effettuati negli anni antecedenti alla Legge 75 del 1958, conosciuta come "Legge Merlin" che si risolvono le cose. Sai bene che negli anni antecedenti al 1958 lo Stato italiano controllava 560 case chiuse che ospitavano circa 2700 prostitute. Le ragazze che vi risiedevano, erano munite di un libretto sanitario e sociale che le marchiava a vita per la loro professione, dove lo standard del "lavoro" era dalle 30 alle 50 marchette al giorno e per non più di 15 giorni, dopo di che la ragazza veniva cambiata, come uno strofinaccio. Queste ragazze non erano né padrone del loro corpo, né della loro soggettività; sfruttate per l'intera giornata non avevano diritto ad una vita privata. Ciò che tu proponi ha tanto il sapore di un ritorno della storia. Oggi molte donne che scelgono questo mestiere, vendono il loro corpo e non la loro soggettività, hanno una vita privata che gestiscono e ruoli sociali alla pari di altre. E' vero che a fronte di queste, ce ne sono molte altre che per svariati motivi, sono sfruttate da associazioni criminose che con la tua proposta continuerebbero in ogni modo a sfruttarle e anche legalmente.
Penso che le varie associazioni quali "le "Sexworkers" di Pordenone, pur riconoscendo l'imperfezione della Legge su citata, non siano molto concordi con te. Un conto è la presenza di una normativa che permetta alle lucciole di poter esercitare il proprio lavoro in locali di proprietà o di residenza, e un conto è cercare di riformare la legge, istituendo di nuovo le "case chiuse" se ben in chiave moderna. Ciò metterebbe a posto la morale e pulirebbe le strade da un lavoro considerato degradante per la vista pubblica, ma non risolverebbe il problema dello sfruttamento, che continuerebbe in modo più tranquillo all'interno e ben nascosto da quattro mura. Non considero sciocco considerare le future "case chiuse" una sede di sfruttamento, poiché, una volta che queste persone vengono rinchiuse in edificio preposto al loro lavoro, possono andare incontro ad una serie di pericoli, giacché difficilmente avranno la forza di ribellarsi al proprio datore di lavoro. Sarebbe sufficiente invece, modificare la legge 75 del 1958, così come richiesto dalle varie associazioni di difesa delle prostitute, con normative che riconoscano la prostituzione come professione e che non sanzioni chi frequenta, chi affitta o vende alle ragazze degli immobili dove esse possono esercitare anche il loro lavoro come libere professioniste. Al momento che tale professione è riconosciuta si potrebbe tenere a bada anche lo sfruttamento in nero delle ragazze. Tu poni la domanda: "E' accettabile che non ci sia una legge che preveda una vera e dura lotta a questo scempio", allo sfruttamento delle ragazze per strada o in appartamento? Vedi una legge che riconosce la prostituzione come reato, colpirebbe non tanto lo sfruttamento della prostituzione irregolare, ma le professioniste vere e proprie. Non mi sembra giusto. Invece della legge che potrebbe essere anche una normativa contro lo sfruttamento della prostituzione, sarebbe più utile un lavoro sociale sul campo, una maggior coscienza dei clienti utilizzatori nell'aiutare e nel denunciare questi casi. Le "Sexworkers" di Pordenone per esempio sono da anni che fanno questo e affrontano questo problema.
Per quanto riguarda il resto della tua lettera, non intendo continuare la futile polemica, che non sta nella mia natura, piuttosto in quella del suo partito. Ah! Quanto mi manca la bella politica di Berlinguer e di altri politici del suo tempo.

Irene Rui


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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