Roberto Cattaneo di Forza Italia, l'intervista di fine anno
Venerdi 1 Gennaio 2016 alle 19:17 | 0 commenti
Un'intervista a Roberto Cattaneo, consigliere comunale di Forza Italia, per fare il quadro sulla situazione di Vicenza a cavallo dell'anno nuovo. Un modo per dare voce agli esponenti di tutte le forze politiche attive sul nostro territorio, per fare il punto su alcuni temi caldi della nostra cittadina, dalla politica, alla cultura, passando per ambiente e nuove prospettive. Tra quello che a Vicenza non c'è più, e quello che potrà avere dall'anno che nasce, a quello a cui mira a lungo termine.
Iniziamo da quello che Vicenza perde in questo 2015. A partire da una grande realtà del territorio, dal futuro incerto, la Banca Popolare di Vicenza. I piccoli azionisti hanno visto le loro azioni crollare di valore, e ora solo una spesa da parte degli investitori può salvaguardarne la “vicentinità ”. Il futuro della Banca Popolare non è solo nelle mani dei grandi azionisti, che, sono però, anche se solo in parte (solo in parte fortunatamente) la causa della scarsa trasparenza che si è verificata e che ha generato la grande sfiducia nei confronti della dirigenza tutta. Una ripresa che è tardata a venire anche per via del mancato ricambio dei vertici, che doveva essere molto più rapido. Il futuro ora è in mano ai piccoli azionisti, imprenditori, commercianti, famiglie, cioè non aglia “speculatori†ma ai “risparmiatoriâ€. Bisogna poi condannare la tendenza di alcuni settori governativi e della cultura economica di alto livello a considerare l’azionista delle Popolari un piccolo speculatore; questo è un insulto alla grande tradizione del lavoratore-risparmiatore, che non è uno speculatore, ma il vero pilastro portante delle Popolari e quindi dell’economia del territorio. Per la  Fondazione Teatro Comunale, che registra già un passivo, sono venuti meno i finanziamenti di Confindustria, ci sono stati pesanti tagli da parte della regione, la BpVi ha forse lasciato intendere che anchÂ’essa sarà fuori dai giochi. Qual è il futuro che si pensa per questo volano culturale della città ? La Fondazione del Teatro soffre anzitutto di un problema d’origine “variatianaâ€: l’allontanamento del Presidente Fondatore e Costruttore di Teatro, Enrico Hullweck. Al di là delle capacità della presente gestione (la direzione del dott. Cirella è una dimostrazione di eccellenza) la presidenza dimostra incertezze nella conduzione, e dimostra di non saper dove e come affrontare il compito, certamente difficile ma non impossibile, di sostituzione degli sponsor. Dà l’impressione di non voler chiarire i rapporti con il Comune e di non avere le idee chiare. La soluzione sta nell’obbligare il Comune a tutelare al cento per cento il suo teatro, il teatro della città , invece di perdersi nelle elucubrazioni e fantasie di qualche assessore preso da frenesia di personale rappresentatività . Quello che a noi sembra ancora mancare in sala Bernarda è un’’opposizione seria. Non tanto nella misura di “andare contro”, quanto nella capacità di essere propositivi e stimolanti per la maggioranza. Bisogna ammettere che l’opposizione dimostra non poche fragilità , perché è spesso divisa e poco propensa al dialogo interno. Bisogna fare una riflessione molto rapida, e cercare di inserire in un dialogo tra le parti rappresentate nella opposizione in Consiglio anche contributi provenienti dalla società civile e dal mondo reale vicentino. Non è vero che il tessuto sociale sia congelato a Vicenza. È solo in attesa di chiari segnali di una rinnovata maniera di affrontare i problemi senza cadere nella trappola degli annunci della maggioranza che poi non si realizzano per nulla. In questo senso molto può fare l’informazione indipendente. Anno nuovo, nuovi problemi. I problemi sono tanti, ma non solo relativi alle tante cose promesse e scarsamente mantenute. Certamente vi è il problema della TAV, che meriterebbe un lungo discorso sulla maniera assai poco democratica con la quale il sindaco ha cercato di imporre delle scelte rivelatesi contrarie all’interesse autentico della città e della provincia. C’è il problema dell’immigrazione, trattato con molta incertezza sia dalla prefettura che dalle istituzioni locali. C’è il problema di una viabilità costantemente sconvolta per la voglia della rivalsa generazionale di qualche assessore. E altri ancora, come, in primis la sicurezza. Ma vi è un problema, non nuovo ma contemporaneamente assolutamente impellente: ridare credito alla istituzioni che questa amministrazione ha praticamente distrutto e riportare Vicenza non solo sulle testate giornalistiche, ma anche fuori dall’isolamento sia sul piano della grandi infrastrutture come quello del concreto dialogo economico e sociale. Vogliamo inziare da un problema molto attuale, la questione profughi è quasi costantemente all’’ordine del giorno, ma a questo si aggiungono forme di discriminazione verso alcune categorie, come i portatori di handicap e gli omosessuali che possiamo racchiudere sotto la grande etichetta della ““paura del diverso”â€. L’amministrazione ha una visione miope: certo, esiste un problema legato all’immigrazione, ma è una questione che non si risolve solo con l’ospitalità , ma anche con la fermezza e la chiarezza nel rapporto tra gli enti preposti. In primis con la prefettura che non pare proprio intenzionata a facilitare il dialogo. Al di la dei proclami nemmeno la provincia e il capoluogo, retti della stessa persona, paiono intenzionati a essere concreti e contemporaneamente sensibili ai problemi delle nuove povertà , e sono tante, dei vicentini, che rappresentano la priorità . Un altro dei grandi problema della Vicenza che verrà è legato all’’ambiente, alle opere pubbliche, alla cementificazione. Borgo Berga è l’’esempio lampante di questa difficoltà , le cui responsabilità sono ancora argomento di dibattito. Il problema tocca tutta la città e i cittadini in quanto abitanti di Vicenza, ma ormai è praticamente impossibile disfare tutto quello che è stato fatto, e la soluzione reale è praticamente impossibile. Questa amministrazione non ha fatto altro che rendere meno chiaro e comprensibile l’insieme di tutta la faccenda. Andrebbe chiarito anche il ruolo del Direttore Generale e del suo staff, e non solo sul piano legale e giuridico, cosa che spetta unicamente alla Magistratura. Vorremmo almeno capire il perché è stato chiamato a Vicenza, quale lavoro reale è chiamato a compiere che non sia, in definitiva, un semplice mettere a mano il programma di lavoro di Borgo Berga. E vogliamo sapere perché poi, concluso questo lavoro, è stato addirittura premiato con la direzione generale del Comune, nonostante il suo curriculum non dimostri nessuna esperienza precedente in merito. In aggiunta ai problemi vogliamo cercare di far luce anche su quelle che sono le opportunità che ha la città di Vicenza per rilanciarsi nei prossimi anni. Un primo punto sta nel fatto che l’’amministrazione si sta effettivamente adoperando per un rilancio turistico della città , in ottica culturale ed economica. Anzitutto va fatta chiarezza su uno slogan che viene troppo spesso utilizzato ma non solo a Vicenza: certamente la cultura produce ricchezza, ma non nel senso che si intende dare, qui come altrove, ovvero quello che associa la cultura al suo indotto, e che vede in più cultura più negozi che vendono, più alberghi che ospitano, ecc. Questo è un risultato del turismo che si serve della cultura e, sotto questo profilo, strettamente economico, i risultati sono positivi. Ma la ricchezza generata autenticamente dalla cultura sta nella crescita culturale, morale, solidale, nella crescita della sensibilità di una società . Di questo a Vicenza si è visto assai poco nelle iniziative dell’amministrazione e altrettanto poco nelle prospettive annunciate per il futuro. Manca, i quelle e in queste, la centralità della cultura per la crescita della società . Si punta tutto, e questo è l’errore, sul fattore turistico, che ripeto è fondamentale ma non è da considerarsi esclusivo. Esistono problemi di finanze, ma il voler prosciugare ogni fonte per l’obbiettivo turistico,genera la caduta di settori, come il teatro, le biblioteca Bertoliana e La Vigna, l’associazionismo autenticamente culturale abbandonato, l’Accademia Olimpica scarsamente sostenuta, gli archivi importantissimi abbandonati. Tutto ciò dimostra che il pensiero dominante della amministrazione è l’evento, e non la crescita della società e lo sviluppo culturale del territorio. Della storia culturale della città fa parte anche il club calcistico, vittima di problemi societari, ancora incerta sui finanziamenti e la possibilità di acquisto di Vi.Fin., dal futuro incerto e con uno stadio che deve essere ripensato. Vicenza rischia di “perdere l’’ultimo treno”, quello che le permetterebbe di essere uno dei tasselli della rete di trasporto europeo a medio e corto raggio: la linea TAV e l’’Alta Capacità , con il raddoppiamento della linea ferroviaria. Ho già accennato al problema. La posizione geografica di Vicenza la obbliga a essere presente in questa vicenda se vuole uscire dall’isolamento, ma contemporaneamente non può consentire avventure urbanistiche distruttive non solo del territorio ma anche della cultura e tradizione vicentina. La terza stazione è un assurdo economico, dal punto di vista della gente vicentina, e anche dal punto di vista della struttura della città e quindi da quello urbanistico storico. Sulle fermate a Vicenza queste, va detto con chiarezza, saranno sincronizzate, dalle ferrovie, sulla base dell’utenza, indipendentemente dalle chiacchiere lusinghiere fatte circolare fino ad ora. Tra i tanti treni che sta perdendo Vicenza c’è forse quello in cui ci sentiamo più coinvolti noi, quello dell’’informazione. Alcune realtà sono sparite, la stampa locale soffre a livello generalizzato, e l’’informazione giornalistica fatta da professionisti è sempre più ridotta. Questo è un autentico punto dolente della città e del territorio. La concorrenza nell’informazione, così come in ogni altro settore, certo entro i limiti della serietà e della correttezza professionale, sono uno stimolo e una garanzia che dovrebbe essere sostenuta e ricercata. I monopoli , specie in questo settore, sono fonte di negatività . Un’ultima domanda, sul ruolo e sul futuro delle aziende partecipate, sull’input governativo che spinge alla loro riduzione e la spinta alla privatizzazione.
Credo che il tema dovrebbe riguardare soprattutto il privato: il comune è proprietario del Menti. Va ricercata una piena collaborazione con i privati, serve che il comune dimostri piena disponibilità alla soluzione migliore che questi sono in grado di proporre mantenendo a se l’esercizio del controllo e la tutela dell’utenza.
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