Robert Reich: il bene pubblico è in agonia
Venerdi 6 Gennaio 2012 alle 22:14 | 0 commenti
Secondo l'economista “stiamo perdendo i beni pubblici fruibili da tutti, pagati dalle tasse di tutti e soprattutto dei più ricchi. Al loro posto abbiamo beni privati fruibili dai molto ricchi e pagati da tutti noiâ€
di Enrico Galantini
Ieri sul suo sito, Robert Reich, già ministro del Lavoro con Bill Clinton, ha pubblicato un lungo e interessante post sul “declino del bene pubblicoâ€. Un tema che riguarda gli Usa in campagna elettorale, certamente, ma che parla anche a tutti noi.
Il punto di partenza del suo ragionamento è l’evidente declino negli Stati Uniti di tutto ciò che si può definire bene pubblico: scuole, università , ospedali, strade, parchi, campi sportivi. “Molto di ciò che viene definito pubblico è sempre più un bene privato pagato da chi lo utilizzaâ€, dice Reich. Di contro, “gran parte del resto di ciò che è considerato pubblico è divenuto così di bassa qualità che chi può cerca di trovare alternative privateâ€.
Come è successo tutto ciò, in una nazione in cui all’inizio del 900 si puntò proprio sul pubblico per favorire il progresso della nazione? “Eccellenti scuole, strade, parchi, campi sportivi e sistemi di viabilità avrebbero unificato la nuova società industriale, creato cittadini migliori e generato prosperità diffusa. L’educazione, ad esempio, era meno un investimento personale di quanto non fosse un bene pubblico – in grado di portare vantaggi all’intera comunità e in ultima analisi alla nazioneâ€. E questo puntare sul pubblico aumentò anche con la Grande depressione, la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda, nota Reich: “Forti istituzioni pubbliche erano un argine contro, volta per volta, la povertà di massa, il fascismo e poi il comunismo. Il bene pubblico era tangibile: eravamo davvero una società tenuta assieme da bisogni comuni e comuni minacceâ€.
Ora evidentemente non è più così: Perché? La crisi economica è ovviamente una ragione. Certo non la sola. “La deriva – osserva Reich – in realtà è iniziata più di tre decenni fa con la cosiddetta ‘rivolta fiscale’ di una classe media i cui redditi avevano smesso di crescere sebbene l’economia continuasse ad andare beneâ€. La concentrazione della ricchezza e dei profitti nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone ha fatto il resto, “instaurando un circolo vizioso di risorse in diminuzione e qualità in peggioramento, che creava ulteriore fuga dalle istituzioni pubblicheâ€.
E così nell’America di oggi la nozione di bene pubblico è scomparsa. “Nemmeno i Democratici usano più l’espressione ‘il bene pubblico’ – accusa Reich –. I beni pubblici sono oggi, al massimo, ‘pubblici investimenti’â€. E se il candidato repubblicano Romney “deride quella che definisce la società dei ‘diritti’ dei Democratici in contrasto con la sua società delle ‘opportunità ’â€, poi però non spiega “come gli americani normali potranno avvantaggiarsi delle buone opportunità senza buone scuole pubbliche, un’educazione superiore accessibile, buone strade e un sistema sanitario adeguatoâ€.
Il fatto è che i “diritti†oggi sono stati tutti ridotti ai minimi termini, dice Reich in evidente polemica anche con Obama, “salvo quelli delle banche più grandi di Wall Street e dei loro top managerâ€.
E la conclusione è amarissima. Nell’attacco del pezzo Reich, stimolato dall’incredibile performance di Meryl Streep nei panni della Lady di ferro, aveva ricordato la battuta di Margaret Thatcher, secondo cui “la società non esisteâ€. La Thatcher torna anche in coda al post, ma in modo inaspettato. “Stiamo perdendo i beni pubblici fruibili da tutti, pagati dalle tasse di tutti e soprattutto dei più ricchi. Al loro posto abbiamo beni privati fruibili dai molto ricchi e pagati da tutti noi. Perfino la signora Thatcher sarebbe rimasta sgomentaâ€.
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