Righi sul CorSera fa lo "slalom" tra gli aumenti di capitale di Unicredit
Lunedi 3 Ottobre 2016 alle 12:29 | 0 commenti
Giovedì scorso, 29 settembre, Francesco Caio, amministratore delegato di Poste Italiane, si è presentato alla reception della Torre A di piazza Gae Aulenti a Milano, quartier generale di Unicredit. Non doveva aprire un conto corrente. È salito in cima al grattacielo disegnato da César Pelli e al trentunesimo piano ha incontrato i vertici della banca. Sul tavolo, la trattativa per l’acquisizione di Pioneer, il polo del risparmio gestito che ha fatto ricco UniCredit e che adesso potrebbe venir ceduto in nome di un ridisegno complessivo dell’istituto di credito che il nuovo amministratore delegato, Jean-Pierre Mustier, sta rapidamente delineando, non concedendosi pause da quando, il 12 luglio scorso, ha sostituito Federico Ghizzoni.
Segnali
Mustier, pur nella riservatezza del suo mandato, ha inviato segnali precisi al mercato. Ha spostato pedine anche ai vertici della struttura piramidale di governo e ha avviato cessioni, comprendendo bene che se oggi in Borsa UniCredit vale poco più di un terzo di IntesaSanpaolo lo deve anche alle ripetute manifeste esigenze di capitalizzazione che la banca non può rinviare oltre la prossima primavera.
Analisti del settore invocano un aumento di almeno 8 miliardi di euro, ma c’è chi come il londinese Financial Times arriva a prospettare un’operazione monstre da 10 miliardi. Tralasciando per ora il tema non secondario della remunerazione del capitale investito, Mustier sta evidentemente cercando di abbassare il più possibile le richieste da presentare ai soci in primavera.
Portafoglio
Ha ceduto una quota di Finecobank, una quota della polacca Pekao e ora tratta Pioneer, da cui conta di ricavare una cifra compresa tra 3 e 4 miliardi di euro, che porterebbe il totale ricavato da queste tre cessioni ben oltre quota 5 miliardi di euro, smagrendo così l’importo da chiedere cash ai soci. La cessione di Pioneer avverrà esclusivamente su una base di convenienza. Se al premier Renzi piace l’idea del polo italiano del risparmio – in cui le Poste di Francesco Caio potrebbero essere polo aggregante – questo si realizzerà solo se l’offerta in arrivo da Roma batterà i concorrenti. In contanti. Per ora, sembra che l’offerta di Amundi – il polo francese del risparmio nato da SocGen e Crédit Agricole – sia superiore. Ma nei numeri, non nelle relazioni, come vorrebbe chi vede il francese Mustier favorevole alla proposta in arrivo da Parigi. Tanto che, sopra di tutti al momento stanno gli australiani di Maquarie, attratti dalla riconoscibilità del marchio Pioneer sui mercati anglosassoni.
Sono queste le tre offerte di maggior rilievo, mentre sembrano aver perso convinzione sia la proposta dei tedeschi di Allianz che quella di Generali. Se ancora non si è chiuso con l’investment bank di Sydney è perché Mustier è convinto del valore racchiuso in Pioneer e vuole trarne i maggiori benefici possibili.
Conti in tasca
Le commissioni che rendono floridi i conti di Pioneer sono generate da clienti Unicredit e questo, si dice, potrebbe generare delle fees anche in futuro. Qualcosa, per queste transazioni, UniCredit vorrebbe vederselo riconosciuto, in quali tempi e modi è ancora al vaglio dei consulenti. Così come nel portafoglio di Pioneer ci sono circa 80-90 titoli azionari tra i migliori al mondo e anche questo è un valore che si sta cercando di monetizzare. È una trattativa complessa in un momento di profonda discontinuità industriale e di estrema complessità macro-economica, tra molti altri aumenti di capitale: proprio per questo la cessione si realizzerà , ma non sarà una svendita.
Percorsi
L’attenzione di Mustier è volta a ricostruire un percorso di solidità e profittabilità per il gruppo. Azioni che riverbereranno i loro effetti anche sul corso del titolo, oggi particolarmente sacrificato. Venerdì scorso, anche per gli effetti della pesantissima crisi che sta colpendo Deutsche Bank, UniCredit ha chiuso in Borsa appena sopra i due euro. All’inizio dell’anno valeva 5 euro, un anno fa la quotazione era stabilmente oltre quota 6 euro. Le attuali quotazioni sono la misura dello scontento dell’azionariato, sia dei piccoli che dei maggiori, quest’ultimi già alle prese con le valutazioni sul prossimo aumento. Quanto è costata l’avventura in Unicredit ad arabi e americani? E quanto costerà ? Con questa risposta in tasca e con chiara la necessità di remunerare quegli imponenti investimenti si sta muovendo Mustier. Le dinamiche locali, oramai, appartengono definitivamente al passato. Unicredit è un attore di mercato e questo andrà a riflettersi prossimamente anche sulla composizione del consiglio di amministrazione.
di Stefano Righi dal Corriere della Sera
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