Riforma elettorale, mozione Pdl-Pd-Udc
Domenica 8 Gennaio 2012 alle 23:12 | 0 commenti
Da IlSole24Ore.com, di Emilia Patta
La legge elettorale va cambiata in ogni caso, qualunque sarà la decisione della Consulta sui quesiti referendari mercoledì 11 gennaio. Il "mantra" è ripetuto da giorni da vari esponenti dei tre partiti che appoggiano il Governo Monti, Pdl Pd e Udc, e ieri si è trasformato in una proposta di mozione unitaria in Parlamento. Avanzata dal democratico Vannino Chiti, l'idea della mozione su riforme istituzionali e legge elettorale è stata subito appoggiata dal Pdl - per bocca di Gaetano Quagliariello - e dall'Udc.
Una mozione di indirizzo per obbligare il Parlamento ad affrontare la questione. Ed anche un modo - spiega Quagliariello - affinché i partiti riprendano l'iniziativa politica dopo aver "subìto" l'avvento del governo tecnico. Un accordo di massima per la ripartizione del lavoro già c'è: riduzione dei parlamentari e passaggio al monocameralismo al Senato, legge elettorale vera e proprio alla Camera. Il punto è: quale legge elettorale?
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«Parta subito il confronto - detta il segretario dei centristi Lorenzo Cesa -. Indipendentemente dalle decisioni della Consulta il Parlamento deve restituire ai cittadini la possibilità di scegliersi i parlamentari. Noi siamo per il proporzionale alla tedesca, ma non poniamo pregiudiziali». Che la legge elettorale vada cambiata, anche per andare incontro al movimento di opinione pubblica che ha portato ad oltre un milione di firme in favore dei quesiti, è convinzione comune. Ma solo l'Udc sembra avere le idee chiare al riguardo: un modello elettorale di tipo tedesco con soglia di sbarramento al 5% che eviti la frammentazione ma che dia all'area del Terzo polo la possibilità di essere l'ago della bilancia nella formazione di qualunque coalizione di governo. I due principali partiti sono divisi al loro interno tra proporzionalisti e bipolaristi.
Nel Pd la divisione è ormai storica ed è legata alla strategia delle alleanze: Massimo D'Alema, Enrico Letta e gli ex popolari sono per il proporzionale alla tedesca nell'ottica di un'alleanza stabile con l'Udc che lasci alle ali estreme il partito di Di Pietro e quello di Vendola; Walter Veltroni, Arturo Parisi, prodiani e liberal sono per un sistema maggioritario che obblighi i partiti a schierarsi in due poli contrapposti. E non a caso questi ultimi sono tra i maggiori sostenitori dei quesiti referendari volti ad abolire l'odiato Porcellum (proporzionale con forte premio di maggioranza e liste bloccate, senza possibilità di scelta da parte degli elettori) per ripristinare il vecchio Mattarellum (sistema misto con il 75% dei seggi attribuiti con il sistema dei collegi uninominali e il restante 25% con il proporzionale con soglia di sbarramento al 4%). In mezzo il segretario del partito Pier Luigi Bersani, che la scorsa estate ha favorito l'accordo della maggioranza del partito sul complicato modello ungherese: «Un sistema maggioritario con collegi uninominali a doppio turno, recupero proporzionale su base circoscrizionale e una piccola quota nazionale come diritto di tribuna». Con questa proposta il Pd si presenterà ufficialmente al tavolo delle trattative. Ma ai piani alti non si legano le mani: «Siamo pronti al confronto», dicono. E il capogruppo alla Camera Dario Franceschini è andato oltre schierandosi recentemente per il proporzionale alla tedesca e avviando trattative in tal senso con il segretario del Pdl Angelino Alfano e con i centristi.
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