Repubblica: Bce chiede "solo" pulizia crediti. Aria per BPVi, ma anche no...
Domenica 11 Gennaio 2015 alle 12:43 | 0 commenti
 
				
		
		di Federico Fubini
Alla riapertura dei mercati domani gli occhi saranno puntati sulle banche italiane. Venerdì i titoli del credito quotati a Piazza Affari hanno fatto segnare crolli in molti casi violenti. A innescare la caduta è stata la notizia che il Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea stesse per alzare ancora una volta l'asticella delle richieste di patrimonializzazione per gli istituti italiani, con gli ulteriori aumenti di capitale o un inasprimento della stretta al credito che ciò avrebbe comportato.
Questa volta il mercato non sembra saltato a conclusioni fondate sulla realtà . La Bce dal 4 novembre ha assunto poteri di vigilanza diretta sui primi 15 istituti italiani, insieme alla Banca d'Italia, ma non sta chiedendo niente di più di quanto sia noto da mesi. Non arrivano nuove pressioni per alzare i coefficienti patrimoniali oltre quanto già fatto o previsto per il 2015 dalle banche italiane passate al vaglio della Bce: quelle che hanno passato l'esame europeo del 2014 e le altre, come Montepaschi e Carige, che stanno mettendo a punto un piano di aumenti di capitale.
«Non ci sono informazioni nuove al mercato diverse da quelle  già note», osserva Fabio Panetta, vicedirettore di Banca d'Italia,  componente del nuovo Consiglio di vigilanza della Bce presieduto dalla  francese Danièle Nouy. Panetta osserva: «Non c'è da parte di Francoforte  nessuna richiesta di aumenti di capitale ad alcuna banca né italiana,  né europea. Le banche che sono emerse con un deficit di capitale dal  comprehensive assessment (l'esame Bce sulla qualità del credito e la  solidità patrimoniale, ndr) non dovranno rafforzare il capitale di un  solo euro di più rispetto a quanto già richiesto e come da loro stesse  previsto».
Resta che venerdì gli istituti hanno bruciato decine di  miliardi di euro in Borsa. A innescare le vendite, un servizio del Sole  24 Ore secondo il quale la Bce ha inviato a ciascuna banca una lettera  con cui indica un "coefficiente patrimoniale minimo" da rispettare.  Nelle lettere alle banche italiane questo minimo sarebbe molto più alto  della soglia del 7% di "Core Tier 1" (CET1, il capitale di base  immediatamente disponibile) previsto dagli accordi internazionali di  Basilea 3. A prima vista, è un'ulteriore richiesta di aumenti o di  stretta al credito.
Una seconda occhiata invece fa capire che non è  così. Quelle lettere sono una pratica abituale dei supervisori, fino al  2014 affidata alla vigilanza nazionale e oggi effettuata dalla Bce con  Banca d'Italia. Il comprehensive assessment ha riguardato la copertura  del rischio delle banche sul credito e sui mercati finanziari. Quelle  lettere invece guardano anche a fattori come i rischi legali, operativi e  sui tassi d'interesse. 
Nelle lettere non si indicano nuovi coefficienti patrimoniali ma un obiettivo temporaneo, che quest'anno riflette i risultati del comprehensive assessment. In altri termini, i requisiti di capitale più alti inseriti dalla Bce nelle lettere sono quelli che le banche dovrebbero raggiungere se non facessero rettifiche di valore sui crediti deteriorati emersi (o stimati) con l'esame europeo. Se invece le banche recepiranno a bilancio 2014 le rettifiche, il coefficiente di patrimonio indicato come obiettivo verrà ridotto in misura corrispondente. L'ulteriore capitale in più è necessario solo se non ci fosse la pulizia in bilancio. Ma quella pulizia è già avviata e gli aumenti relativi per rafforzare il patrimonio nella gran parte dei casi sono stati realizzati prima che l‘esame europeo fosse concluso (è quello che sosterrebbe da noi la Banca Popolare di Vicenza, che in tal caso potrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma servono dati certi che non mancheranno a breve ndr).
Quanto a  Carige e Mps, sui quali c'è un deficit di capitale negli stress test,  sono pubblicamente al lavoro per preparare i prossimi aumenti. Il  caso più delicato riguarda proprio Mps, venerdì crollata in Borsa  dell'8,6%. Per il Monte la lettera della Bce cita un obiettivo di  patrimonio al 14,3%, a fronte di un CET1 attuale del 12,8%. Questo non  vuol dire che la Bce stia spingendo il Monte a raccogliere nuovo  capitale oltre ai 2,5 miliardi del piano già richiesto in ottobre. Il  14,3% varrebbe solo se Mps non portasse a bilancio le rettifiche  derivanti dal comprehensive assessment della Bce. Ossia se non farà  chiarezza delle sofferenze e non abbatterà il capitale di conseguenza.  Qualora lo facesse, come annunciato e previsto, quel cuscinetto in più  non sarà richiesto.
«La stretta della vigilanza europea c'è stata -  riconosce Panetta di Banca d'Italia - ma è quella nota da ottobre». Ora  la Bce sta solo mettendo in pratica le sue stesse regole, non senza  qualche (in Borsa, costoso) cortocircuito di comunicazione. 
*Da La Repubblica
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