Quotidiano | VicenzaPiùComunica | Categorie: Sanità

Regione: monitoraggio Pfas, accordo Medicine di Gruppo, lavoro in carcere

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 14 Maggio 2015 alle 17:00 | 0 commenti

ArticleImage

Le comunicazioni della Regione Veneto

E’ partito, con i contatti telefonici da parte delle Ullss alle persone interessate ad aderire volontariamente, lo studio di monitoraggio biologico sulla popolazione residente nelle aree del Veneto interessate dall’inquinamento delle acque da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS), per valutare l’esposizione pregressa delle persone. Lo studio, del costo di circa 450 mila euro, è interamente coordinato e finanziato dalla Regione del Veneto, di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità.

“Seguiamo con attenzione quotidiana questa situazione fin dall’estate 2013 quando si palesò – dice l’Assessore regionale alla Sanità – e, dopo aver messo tempestivamente in atto tutte le misure urgenti possibili, passiamo ora a questo studio sulle persone, molto significativo e richiesto un po’ da tutti. La presenza di un contaminante – precisa l’Assessore – non è automaticamente associata ad un effetto sulla salute, ma il biomonitoraggio umano è uno strumento efficacissimo per valutare l’esposizione a inquinanti ambientali, misurando la loro concentrazione nei liquidi e nei tessuti del corpo umano, e rilevando la dose interna, cioè l’esposizione complessiva a un certo inquinante. I dati raccolti serviranno per valutare su basi scientifiche il rischio tossicologico per la salute umana”.

La metodologia seguita nel disegno dello studio è definita a “cerchi concentrici” si parte dalla zona a maggiore impatto e sulla base dei risultati si procederà ad estendere lo studio alle altre aree interessate dal problema. Nell’effettuare la selezione si è tenuto conto anche della storia pregressa delle aree in esame, a causa della persistenza ambientale e delle capacità di bioaccumulo dei PFAS. Per poter avere un elemento di confronto sono stati selezionati anche Comuni del territorio regionale simili per caratteristiche, ma dove non è stata evidenziata una contaminazione da PFAS.

Lo studio prevede la raccolta e l’analisi di campioni biologici (sangue) nei gruppi di individui che accettano di aderire allo studio.

I Comuni interessati dallo studio di biomonitoraggio sono:

per l’area di impatto (che riguarda persone esposte): Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego;

per l’area di controllo (persone non esposte per ottenere i necessari confronti): Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana, Treviso.

Per la popolazione generale verranno scelti 480 soggetti,  240 residenti nei Comuni selezionati come aree con più elevata presenza di PFAS nelle acque e 240 residenti in Comuni a presumibile esposizione di fondo. In ogni area verranno arruolati 120 soggetti per sesso, 40 per ognuna delle classi di età: 20-29, 30-39, 40-49. I soggetti campionati devono avere una residenza nel territorio di almeno 10 anni.

Nei Comuni, con presenza di PFAS nelle acque, verranno arruolati anche 120 agricoltori, allevatori o piscicoltori residenti in 20-30 aziende. Per questi ultimi,  l’uso di acque per irrigazione o abbeveramento del bestiame, nonché il consumo di alimenti autoprodotti potrebbe aver portato a un’esposizione aggiuntiva a PFAS.

Al momento del prelievo del campione ematico sarà consegnato ad ogni soggetto materiale informativo riguardante lo studio (modulo di consenso informato (in cui è descritto il progetto e le sue finalità), informativa a tutela della riservatezza dei dati personali).  Al soggetto verrà chiesto di sottoscrivere il modulo di consenso informato e di compilare tramite intervista un questionario che ha lo scopo di raccogliere le informazioni utili all’interpretazione del dato di biomonitoraggio e che contiene domande su stili di vita e abitudini alimentari.

Le informazioni personali raccolte nell’ambito dello studio e i campioni di sangue verranno identificati solo da un codice, senza alcun riferimento al soggetto.

I dati verranno raccolti ed archiviati in modo adeguato e saranno utilizzati solo da personale autorizzato, esclusivamente per gli scopi di questo studio.

I risultati delle determinazioni analitiche relative ai campioni di sangue dei singoli soggetti non consentiranno di definire (o predire) il rischio individuale di specifiche patologie, ma potranno essere utilizzati nel loro insieme per identificare specifiche fonti espositive rilevanti in diversi gruppi di popolazione e confrontare l’esposizione della popolazione in aree di ‘impatto’ rispetto ad altre zone non esposte.  Lo studio ha carattere esplorativo, e come tale non può fornire una caratterizzazione esaustiva dell’esposizione della popolazione a PFAS, ma può sicuramente individuare situazioni ad elevata criticità espositiva. Sulla base dei risultati ottenuti in questo primo studio si potrà valutare se e come procedere con eventuali ulteriori accertamenti su altri campioni di popolazione al fine di garantire progressivamente la sorveglianza e la tutela della salute.

 

La Giunta regionale, nella sua seduta di oggi su proposta dell’Assessore alla Sanità, ha ratificato l’Accordo raggiunto con le organizzazioni sindacali della medicina generale convenzionata per la realizzazione su tutto il territorio delle Medicine di Gruppo Integrate. L’Accordo definisce tra l’altro il contratto di esercizio tipo, prevede forme transitorie a termine per una graduale estensione del modello su tutto il territorio, fissa in 25 milioni l’anno per 4 anni (2015-2018) l’investimento regionale necessario a realizzare l’intera rete.

“Siamo di fronte – ha sottolineato con soddisfazione l’Assessore – alla realizzazione di uno degli aspetti fondanti della riforma sanitaria che abbiamo delineato, e stiamo attuando, con il nuovo Piano Sociosanitario Regionale: valorizzare e potenziare la medicina sul territorio e i bravi professionisti che la esercitano; avvicinare i servizi ai cittadini e ampliare al massimo la loro fascia di erogabilità; creare un rete di prima diagnosi e cura sul territorio, che potrà evitare numerosi accessi impropri ai Pronto Soccorso, consentendo un risparmio di risorse sempre importante, perché si tratta di soldi della gente”.

“Si tratta di fondi del servizio sanitario Regionale pubblico investiti molto bene – fa notare l’Assessore – anche perché, contrariamente a quanto asserito da qualche polemica, non vanno a implementare il trattamento economico dei medici, ma a creare una vera e propria start up sanitaria contribuendo ai non secondari costi della riorganizzazione”.

Nel modello veneto, le Medicine di Gruppo Integrate sono team multiprofessionali, costituiti da Medici e Pediatri di Famiglia, Specialisti, Medici della Continuità Assistenziale, Infermieri, Collaboratori di Studio e Assistenti Sociali. Le Medicine di gruppo devono garantire agli assistiti una maggiore accessibilità assicurando l’apertura H12 7 giorni su 7 con la presenza dei Medici di famiglia nella sede di riferimento, e strutturando un’integrazione effettiva con la Continuità Assistenziale per garantire una efficace copertura H24.

 

 

Dare una commessa ad un carcere, in cui si realizzano attività lavorative, invece che ad un’azienda di un paese straniero: non è un auspicio ma è già accaduto e l’ha fatto un’impresa sfruttando le opportunità offerte dalle lavorazioni attive negli Istituti Penitenziari del Veneto. Il catalogo di queste produzioni, realizzato dall’Amministrazione Penitenziaria e dalla Regione in collaborazione con Unioncamere, Confindustria, Confcooperative del Veneto e Salone d’Impresa S.p.A., è stato presentato oggi a Palazzo Balbi da Enrico Sbriglia, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto, e dall’assessore r regionale ai lavori pubblici e alla sicurezza.

L’assessore regionale, anche a nome della collega all’economia e alle attività produttive, ha sottolineato come, in generale, il tema del futuro per il Veneto è mettere insieme domanda e offerta di lavoro. Questo catalogo diventa quindi uno strumento di eccezionale importanza perché mostra quali sono le opportunità per le imprese che il lavoro dei detenuti può offrire, attraverso le cooperative sociali che operano all’interno delle carceri. Non si tratta di attività di carattere assistenziale, ma di lavoro vero. Da parte sua, il Provveditore Sbriglia ha evidenziato che proprio nel carcere, luogo considerato “perdente” e “dalla difficile speranza”, sta avvenendo qualcosa di concreto: si costruiscono professionalità, si fa veramente impresa perché le produzioni devono essere all’altezza e competitive. Inoltre – ha aggiunto – non c’è miglior sicurezza, sul piano sociale, che vedere i detenuti che lavorano e pensano al proprio futuro.

Il progetto ha l’obiettivo di incoraggiare il sistema produttivo veneto a una maggiore interazione con le strutture penitenziarie esistenti, in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa. Il catalogo, realizzato illustra le produzioni di beni e forniture di servizi in cui sono attivi detenute e detenuti ospiti negli istituti di pena del Veneto, produzioni che hanno le potenzialità per un’ulteriore crescita quantitativa e qualitativa. La presentazione segna l’avvio di una campagna per favorire nelle imprese del territorio una maggiore consapevolezza del vantaggio economico e sociale dell’impegno in questa direzione, d’intesa con la rete delle cooperative sociali che operano sul fronte dell’inclusione, del recupero e della formazione.

 


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network