Regali da un euro. Chi fanno felice?
Lunedi 27 Dicembre 2010 alle 11:20 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 204
Colpa della crisi o semplicemente una risposta obbligata alle più ridotte capacità economiche dei cittadini? Chi avesse visitato il centro storico di Schio solo qualche anno fa, stenterebbe a riconoscerlo oggi, costellato da decine di empori con in bella evidenza la scritta "outlet" o con offerte a basso costo, oltre al proliferare di call center ed alimentari gestiti da immigrati che hanno sostituito le tradizionali vetrine e i negozi di lusso. Insomma l'ex Manchester d'Italia non parrebbe più un'isola felice per il commercio, adattandosi piuttosto alle necessità dei tempi.
Il turn over è stato rapidissimo: molte le attività che hanno dovuto chiudere, in difficoltà nell'ammortizzare i costi, subito soppiantate da stock houses o spacci che offrono griffe scontate anche oltre il 50%, soprattutto nel settore dell'abbigliamento e delle calzature. I riscontri sembrano premiare la nuova situazione, con una ripresa dei consumi, tanto che si preannuncia un Natale decisamente low cost. Il sociologo vicentino Massimo Cippelletti ha però recentemente sollevato la questione su un quotidiano locale, lamentando il rischio di una paradossale diminuzione dell'offerta, o meglio della diversificazione dell'offerta. "Dubito che l'esigenza parta dal consumatore- ha specificato- Piuttosto credo che gli outlet rappresentino una logica difesa degli stessi commercianti rispetto alla crisi, per smaltire un magazzino ed un invenduto sempre più cospicui. Però così si dequalifica il livello dell'offerta, tendendo all'omologazione; uno scenario preoccupante in una città come Schio, in cui venivano a comperare da tutta la provincia". Sarà , ma appunto la gente pare apprezzare questa opportunità , se è vero che alla vigilia delle festività proprio questi "nuovi" negozi sono tra i più frequentati. "Qui entra sempre tantissima gente, ma nell'imminenza del Natale il via vai è triplicato- conferma Antonio, commesso di ‘Tutto a un Euro', shop in franchising della centralissima Piazza Almerigo- Tra i clienti c'è anche chi sappiamo essere benestante: evidentemente la crisi ha abbassato le pretese e si torna al classico pensierino. Il nostro target è vario, siamo aperti da due anni ed inizialmente entravano per lo più extracomunitari, ora appunto accontentiamo un po' tutti, anche perché, nonostante i prezzi irrisori, offriamo anche consulenza e cortesia". Non sono più solo i cinesi, dunque, a dare risposte concrete a chi non vuole svenarsi troppo per fare un regalo. Tra i primi a crederci in città è stato Aldo Munarini che cinque anni fa, in tempi non sospetti di benessere diffusi, osò aprire un outlet di scarpe a due passi dal Duomo. "Meglio svendere che accumulare magazzino, è la mia filosofia - spiega- Io ci ho creduto e non me ne pento. Non ne ha risentito il mio negozio principale, che ha comunque il suo giro d'affari. Espongo fine serie, numeri difficili o scarpe leggermente fuori moda, ma pur sempre di marca. Tutto a partire da metà prezzo e vedo che molti stanno seguendo l'esempio, anche se ci sono non pochi outlet mascherati, diciamo non proprio genuini, messi in piedi solo per svuotare scaffali. Il mio bilancio natalizio? Ottimo, forse proprio perché sono partito in anticipo e la gente già mi conosce". E i consumatori, come giudicano questo nuovo scenario commerciale? "Mi sono appena comperata una tuta da sci che avevo visto in una pubblicità e che pensavo avrei al massimo potuto ammirare in vetrina- confessa Elisa Smiderle, universitaria di Schio- senza neppure dover aspettare i saldi. Quanto l'ho pagata? Meno di cento euro, in linea col mio risicato budget".
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