Quote latte: sotto accusa Agea e Avepa, oltre a qualche funzionario governativo,
Lunedi 23 Gennaio 2012 alle 22:11 | 0 commenti
Ben 1200 pagine di documenti, con intercettazioni telefoniche, e-mail e tutte le prove delle indagini dei carabinieri di Roma che confermerebbero una tesi da sempre sostenuta: l'Italia non ha mai sforato le quote latte imposte dall'Unione Europea. La consistente mole di informazioni è stata depositata questa mattina in prefettura dai "milk warriors", la frangia estrema degli allevatori del Cospa, che hanno voluto così chiedere all'ufficio governativo di portare avanti la battaglia facendosi ambasciatore presso l'esecutivo dell'istanza del fronte: farla pagare a chi ha consentito il perdurare delle falsificazioni.
Non occorre nemmeno leggere tra le righe per intuire che il dito è puntato contro Agea e Avepa, oltre a qualche funzionario governativo, come ammettono i "guerrieri", che ha oliato il meccanismo. Un principio semplice: con l'obiettivo di sovrastimare la produttività italiana, secondo le carte gli addetti ai lavori avrebbero allargato il range delle vacche considerate produttive, tanto da far considerare "abili" anche quelle di età fino ai 999 mesi, cioè 83 anni. Non solo: pure il numero delle "vacche nutrici" è stato falsato, addirittura alzandolo quasi del 90%. Il perché è presto detto: ottenere fondi dall'unione europea (per ogni nutrice si arriva ad avere 330 euro di sostegno) oltre a garantire un ingresso di latte estero (meno costoso) nel mercato italiano, tanto che, per fare un esempio, la produzione del grana padano dop è più che raddoppiata a fronte di un quantitativo di latte rimasto nell'ordinario. Il tutto a spese degli allevatori, costretti a multe salate per sforamenti mai effettuati. Insomma, l'aggressione all'incolpevole agente di Equitalia, lo scorso maggio a Lonigo ha soltanto sollevato il coperchio di una pentola già da tempo in ebollizione.
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