Questa riforma s'ha da fare: l'ha detto Tiziano Treu ieri al Consiglio Generale Cisl Vicenza
Sabato 31 Marzo 2012 alle 10:35 | 0 commenti
Flessibilità e articolo 18 non sono il vero problema. E' la crescita che va rilanciata e la riforma sembra muoversi in questa direzione.
"Alcuni punti della riforma del mercato del lavoro potrebbero essere rafforzati, ma complessivamente il mio giudizio è senz'altro positivo. I problemi di cui tratta la riforma sono fermi da quindici anni per divergenze all'interno delle diverse forze politiche, ma ai quali, oggi più che mai, è fondamentale trovare una soluzione". Le parole di Tiziano Treu, intervenuto ieri al Consiglio Generale della Cisl di Vicenza, esprimono soddisfazione e fiducia sui lavori che il governo Monti sta portando avanti sulla riforma del mercato del lavoro.
Nella doppia veste di esperto giuslavorista e di rappresentante politico, il senatore ha espresso alcune considerazioni sui principali cambiamenti introdotti nella riforma.
"Va precisato - sostiene Treu - che non è corretto, come invece si dice, che la flessibilità è il principale difetto del mercato del lavoro in Italia, anzi.
Anche l'OCSE rileva che la nostra è una flessibilità , in entrata e in uscita, in linea con il mercato europeo. Il problema è che il motore è fermo da troppi anni, la produttività totale dei fattori dal 2000 ad oggi è pari a zero, e ciò ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze sociali. Per questo, è fondamentale che il governo attui delle riforme di struttura per rilanciare la crescita, che scongiurino anche il rischio di un grave contrasto tra anziani e giovani, perché l'aumento dell'età media di vita e dell'età pensionabile comportano inevitabilmente uno slittamento nell'entrata dei giovani nel mondo del lavoro. E' in tale ottica che la riforma intende favorire l'occupazione dei giovani e, anche in questo ambito, rispetto alle posizioni di partenza espresse dal governo e dagli imprenditori, sono state recepite molte indicazioni da parte delle forze sindacali". Per quanto riguarda l'apprendistato, il canale privilegiato per l'ingresso nel mondo del lavoro, ancora poco utilizzato, vengono definiti una durata minima di sei mesi e una percentuale almeno del 50% di apprendisti da stabilizzare a tempo indeterminato. "Vengono contrastate fortemente - prosegue Treu - le forme di flessibilità in entrata che più si prestano ad abusi: le false Partite Iva, fissando precisi limiti di durata e di compensi; le associazioni in partecipazione, che potranno essere costituite solo tra familiari; il contratto a termine, per cui è previsto un costo contributivo maggiore, che, in caso di trasformazione a tempo indeterminato, potrà essere recuperato dall'azienda".
Con la riforma vengono potenziati gli ammortizzatori sociali. L'indennità di disoccupazione (che diventerà Assicurazione Sociale per l'Impiego) viene rafforzata ed estesa a tutti i lavoratori stabili. Spetterà con durata e importo ridotti anche a lavoratori con contratti brevi e flessibili. "A mio avviso, tale indennità andrebbe ancora più rafforzata, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori precari, e dovrebbero essere strutturate politiche attive più adeguate, ossia prevedere, come nel nord Europa, una maggiore partecipazione del lavoratore, che percepisce la disoccupazione, e dei servizi per l'impiego nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro".
Per quanto riguarda l'articolo 18, la riforma sembra mantenere una forte tutela dei lavoratori e non, come viene propagandato, una maggiore possibilità di licenziamento da parte delle aziende. "Il principio del licenziamento deve avere la giusta causa e su questo non si discute. L'attenzione va, invece, spostata sulla possibilità aggiuntiva di sanzioni al datore di lavoro, diverse dalla reintegrazione del lavoratore, in caso di licenziamento senza giusta causa, sulla base degli accertamenti effettuati il giudice. L'introduzione di questo sistema propone - conclude Treu - un'adeguata gradazione delle misure attuabili in caso di licenziamento, e continuerà a svolgere la funzione di deterrente per quei comportamenti abusivi e discriminatori nei confronti dei lavoratori".
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