Questa notte è ancora nostra: piccolo viaggio nella Vicenza da marciapiede
Domenica 29 Maggio 2011 alle 11:52 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 214 in distribuzione e scaricabile qui in pdf (e qui la Photo gallery)Â
Questa notte e' ancora nostra
Viale Milano, Corso San Felice, Viale Verona, San Lazzaro: piccolo viaggio nella Vicenza da marciapiede.
Alle 23 il traffico lungo viale San Lazzaro è sostenuto come nelle ore di punta. Solo che qua al lavoro ci sono esclusivamente donne, a decine, giovani e meno giovani, belle e meno belle, sparse lungo i marciapiedi dalla Stazione a Ponte Alto.
Già a Creazzo infatti ce ne sono molte di meno. Il venerdì sera è appena cominciato ma l'impressione è subito chiara: questa notte ha regole tutte sue, appartiene a qualcun altro, non certo ai vicentini che sono già a letto e magari faticano a prendere sonno tra un ticchettio di tacchi, uno schiamazzo e un colpo di clacson. Se si passeggia lungo Corso San Felice bisogna mettere in conto che da un momento all'altro una macchina rallenti e scherzosamente qualcuno dal finestrino vi chieda: "Quanto vuoi?". I quartieri a luci rosse legalmente non esistono ma nei fatti per tutti la zona ovest della città è quella della prostituzione. Ovunque ci si giri è tutto un movimento di uomini che seguono donne che varcano portoni. Un cinquantenne invece arriva con una ragazzina caricata su un fuori strada. La manovra per entrare nel cortile non è delle più agevoli e poi fuori dal kebab è pieno di gente che osserva la scena. "Stasera va male, non si ferma nessuno" dice una sinuosa mora in viale Milano. Chiede 50 euro per seguirla in camera. Neanche alle nere posizionate poche metri più in là sembra andare meglio. Completamente diversa la testimonianza di una giovane bionda non naturale che lavora in un appartamento di San Lazzaro: "Va benissimo, si lavora alla grande". Anche lei vuole 50 euro per andare in camera e se le chiedi uno sconto "anti-crisi" il suo ammiccante sorriso artefatto si trasforma in un attimo in una smorfia di disprezzo. Siamo in zona Campiello, regno delle rumene. Alcune delle quali, se ti avvicini troppo, ti chiamano: "Ehi, andiamo?". "Dove? Al Campiello?". "No, in camera". Gli "incontri" generalmente non durano più di un quarto d'ora. Davanti ad una pizzeria una ragazza trova il tempo di farsi portare fuori una pizza e di mangiarsela al volo tra un cliente e l'altro. Sono diversi gli uomini, di tutte le età , che a piedi si fermano a parlare con le ragazze. Impossibile che siano tutti magnaccia. C'è davvero da chiedersi di cosa parlino. Le contrattazioni infatti non durano così tanto. Mezzi delle forze dell'ordine non se ne vedono. Attorno alle 23.30 il traffico è ancora molto sostenuto; una fila di auto sbuca da via Torino nonostante la chiusura al traffico per ordinanza dalle 22 alle 6. Forse le giornate senz'auto dovrebbe essere fatte di notte. Tra la fine di Corso San Felice e l'inizio di viale Verona, dove un noto bar da concerti pullula di giovani, ci si trova di fronte ad una specie di quadrilatero di risorgimentale memoria. Ai quattro angoli dell'incrocio con via D'Annunzio e via Rattazzi spiccano infatti come fortezze quattro atletiche ragazze al lavoro. Quella più vicina all'ingresso del locale quasi si confonde con i ragazzi che chiacchierano e bevono sul marciapiedi. Quasi, perché da lì la donna non si muove e sta sempre rivolta verso la strada.
Anni fa si faceva notare che le lucciole erano state allontanate dal centro storico. Il tratto più periferico di Corso San Felice sarà anche fuori dalle mura, ma è a cinque minuti da Piazza Castello. Attorno all'una per alcune c'è il cambio della guardia: un'attraente bionda che ha già incontrato diversi clienti si allontana dalla sua mattonella mentre in scena entra un'altra ragazza. La notte è ancora lunga e si ripete sette giorni su sette.
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