Quando gli stranieri non si trovano si scoprono le persone
Sabato 5 Dicembre 2015 alle 14:24 | 0 commenti
"In corso Palladio ci sono alcuni di quei migranti che fanno lavori socialmente utili, vai a vedere se li trovi, fai qualche domanda, vedi se si può dire qualcosa si interessante", richiesto del direttore, prendo taccuino e macchina fotografica e parto. Percorro tutto il corso, esploro il centro alla ricerca di questi migranti, e in qualche modo devo attivare una sorta di "radar trova-stranieri". Capita anche a chi non vorrebbe coglierle, di vedere le differenze tra le persone che passeggiano per la strada. Ma quando è ora di cercarle, forse le differenze spariscono.
Mi spiego: io devo cercare dei migranti, degli stranieri, delle persone che probabilmente hanno usi, costumi e il colore della pelle diverso dal mio, e che fanno opere "socialmente utili", mentre io, paradossalmente, in questo momento sono pagato per passeggiare. E di stranieri ne vedo tanti. Ascoltano la musica, chiaccherano, si riuniscono in crocicchi agi incroci. Ridono, passeggiano, vanno in bici, tornano a casa con le buste della spesa. Non riconosco nessun migrante. Non trovo nessuno che si prodiga in chissà che servizi socialmente utili. Vedo solo delle persone.
Mi chiedo, allora, se anche "pubblicizzare" la bontà e la disponibilità di questi migranti, che offrono il loro servizio per la comunità , non sia in qualche modo una forma di esclusione o di costruzione di una "riconoscibilità " del diverso o dello straniero. Forse questi migranti andrebbero riconosciuti e accolti senza bisogno di "pubblicizzarli" per renderli gradevoli all'opinione pubblica. Forse basterebbe prenderli per quello che sono. Persone.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.