Purga berico-padana
Domenica 23 Ottobre 2011 alle 14:00 | 0 commenti
Il Carroccio vicentino è tra i terreni più duri di scontro di una lotta intestina che a livello nazionale vede i fedelissimi del senatùr sempre più accerchiati dagli eventi e dai leghisti dissenzienti: così il movimento rischia l'implosione .
La guerra intestina al Carroccio berico è in realtà la riproposizione su scala locale di quanto sta accadendo nel partito nordista da Roma in su. Non sono pochi gli analisti che vedono una Lega nella quale l'entourage del leader Umberto Bossi usi «le purghe» come l'ultimo baluardo prima dell'implosione in un movimento che sta andando alla deriva.
Un movimento nel quale una parte abbastanza ben rappresentata che fa capo al ministro dell'Interno Bobo Maroni e al sindaco di Verona Flavio Tosi, fiutando la debacle, starebbe flirtando con ambienti del nascituro terzo polo.
Ad ogni buon conto il congresso regionale veneto alle porte ha acuìto queste tensioni (espellere o declassare al rango di semplice sostenitore un simpatizzante dell'ala Tosi significa non farlo votare in assise politica) tanto che casi eclatanti di «purghe» come quello della sede di Arzignano sono addirittura finiti sulla stampa nazionale. E così la base ha paura; anche quando deve esprimere giudizi in pubblico. In questo quadro il coordinatore veneto Gian Paolo Gobbo ha identificato nel ruolo di «epuratore» il deputato vicentino Manuela Dal Lago che da mesi sferza la terra veneta in cerca di chi ha deragliato rispetto al binario prestabilito a Milano in via Bellerio, sede nazionale del partito.
Tant'è che in un contesto del genere non si possono sottacere le denunce sul piano storico contenute nel libro inchiesta "Umberto Magno" scritto da un ex leghista di lusso come Leonardo Facco. Quest'ultimo a metà settembre nel presentare la sua fatica letteraria sotto i portici della basilica Palladiana a Vicenza, aveva fatto una serie di riferimenti precisi alle recenti espulsioni eccellenti in corso nel Vicentino e le aveva ricollegate a quanto sta accadendo a livello nazionale. «Oggigiorno - precisa l'autore - la Lega continua ad essere ciò che è sempre stato. L'aziendina di Umberto Bossi, il quale è una persona malata con poche ore di autonomia al giorno. Per cui l'amministratore delegato di tale ditta è la moglie di Bossi ovvero Manuela Marrone. La quale usa il marito come la madonna pellegrina per mostrare a tutti che il Carroccio è ancora lui e si fa ciò che decide lui».
Secondo Facco nel Carroccio, almeno politicamente, «non esistono differenze o orizzonti plurimi». Per cui «o stai con Bossi, e allora fai carriera; oppure non stai con lui e di conseguenza vieni deprecato o cacciato in malo modo».
In questi giorni peraltro sui media nazionali ancora una volta è stata rilanciata la questione dei rapporti politico-economici tra il leader del Pdl Silvio Berlusconi e lo stesso Bossi. Su Rai Tre un altro ex di primo piano dell'area Lega, il giornalista Gigi Moncalvo, il 2 ottobre durante il programma condotto da Lucia Annunziata, aveva spiegato che «Berlusconi aveva fatto un intervento economico pesante a favore della casse della Lega» sia sul simbolo sia per ripianare debiti in capo al Carroccio. Ma che cosa sta succedendo quindi nel movimento? Come mai, per esempio, militanti leghisti della base nel comune vicentino di Trissino chiedono l'anonimato per contestare il conflitto di interessi in capo all'assessore all'ambiente in una giunta monocolore "padano"?
Per spiegare una situazione del genere tornano ancora buone le parole pronunciate da Facco a Vicenza: «Le condizioni di emergenza strutturale che hanno spinto persone in buona fede a credere nel progetto leghista c'erano già vent'anni fa e oggi sono ancora più incancrenite». Il pensiero dello scrittore corre alla crisi economica e alla situazione critica dei conti pubblici e poi aggiunge che «non va dimenticato che il 70% degli abitanti del Settentrione almeno una volta ha votato Lega. Tant'è che sul territorio in questo momento si stanno rafforzando movimenti di ex leghisti, i quali oltre a mietere qualche consenso, hanno mantenuto quello spirito originario in forza del quale stanno dimostrando che il Carroccio è ed è stato il più grande bluff capitato sulle genti del Nord».
Comunque gli spunti per un dibattito aperto non mancherebbero. Tanto per dirne una. Il giorno 11 marzo di quest'anno a pagina 4 VicenzaPiù ha pubblicato un lungo reportage nel quale è stato acceso un faro su più di un nervo scoperto. Almeno sul conto di alcuni papaveri leghisti vicentini, fedelissimi della Dal Lago in primis. Epperò dal segretario provinciale Marita Busetti non sono arrivate repliche di sorta. Perché?
Facco per di più, che è anche stato tra i giornalisti di punta de La Padania nonché ex dirigente del partito nordista, aggiunge ancora un altro tassello con una sfaccettatura «berica» precisa: «Poiché il mio libro è stato molto censurato mi sono buttato sulle presentazioni. Ne ho fatte 43 e in ogni posto in cui andavo mi si presentava l'ex leghista di turno o il cittadino di turno per darmi i documenti o addirittura dossier belli e pronti con le porcherie inenarrabili di qualche rappresentante del Carroccio. Raccogliendo la documentazione» anche per quanto concerne casi vicentini «mi sono accorto che la Lega Nord è una vera e propria associazione a delinquere, con una quantità enorme di pregiudicati, di persone sotto giudizio, con settori ancora da esplorare». Un esempio? «Non si può nemmeno avere idea delle porcherie che ci sono sotto l'affare quote latte e dei relativi rimborsi».
Da VicenzaPiù n.221 e BassanoPiù n.2
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