Provincia, progetto pilota Marcesina

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 5 Settembre 2014 alle 12:19 | 0 commenti

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Provincia di Vicenza - Si fa presto a parlare di ripopolamento delle specie. A Marcesina, località Campocavallo, l'ultima neve della Primavera del 2008 aveva fatto strage di alberi in un'area di circa 850 ettari, procurando schianti ed abbattimenti. Una piccola catastrofe. Piante andate giù come birilli e rimaste nel bosco fino a che non sono stati rimossi i tronchi.

Un'operazione necessaria che lasciò sul posto una grande quantità di ramaglie che hanno compromesso gli habitat e le zone di riproduzione delle specie faunistiche, determinando un forte depauperamento delle stesse. In questi casi, si sa, la Natura fa il suo corso degradando la necromassa, ma i tempi diventano necessariamente lunghi. Un bosco ingombrato dai residui delle piante tagliate diventa inospitale per gli animali e impraticabile per l'escursionista. Lo spiega il dirigente provinciale Ferdinando Bozzo, responsabile del Settore Gestione Risorse Faunistiche e ripristini ambientali, che nel contempo illustra il progetto attuato per dare soluzione alla criticità presente. L'azione, promossa e coordinata dalla Provincia di Vicenza, supportata con fondi regionali e svolta in collaborazione con il Comune di Enego, la Riserva Alpina e al Comprensorio di caccia locali, è stata seguita tecnicamente dallo Studio Casarotto. "C'è una premessa importante da fare: la presenza di tanta biomassa finiva con l'impedire il passaggio e la presenza stessa, non solo delle specie di interesse faunistico presenti come gli ungulati (capriolo, cervo, muflone e camoscio), delle lepri variabili e comuni, del gallo cedrone e della beccaccia, ma anche di fatto un buon sviluppo del novellame, ovvero l'insediamento di nuove piante. Le aree occupate dalla grande quantità di ramaglie abbandonate sono state piano piano colonizzate da specie invasive come ribes e rovi, e ciò ha modificato pesantemente gli habitat per la fauna selvatica stanziale.

Non solo. Tutto ciò ha costituito e costituisce un ostacolo e un limite pesanti anche per quelle persone che amano la montagna, si tratti di semplici turisti della domenica o di cercatori di funghi". Già, si fa presto a parlare di ripopolamento e di fruizione in sicurezza dei boschi, se poi le condizioni sono queste e un animale o una pianticella non hanno più le condizioni ambientali per vivere e svilupparsi. E la cosa è tanto più vera se si pensa che dopo i lavori di ripristino già due cervi sono stati avvistati in zona. Come si è dunque intervenuti? "L'idea c'era, la volontà dei cacciatori anche, il progetto no. Personalmente e come Provincia ci siamo allora attivati valutando diversi percorsi tecnici ed applicativi per intervenire nel contesto considerato. Così, grazie alla fattiva collaborazione degli enti sopracitati, che hanno contribuito anche sotto il profilo economico, abbiamo scelto due linee di intervento per portare avanti un progetto pilota che servisse anche per il futuro, ricavando preziosi dati economici e tecnici. Non a caso questo tipo di intervento è stato inserito fra le azioni di ripristino nel Piano Sviluppo Rurale Veneto, che come è noto verrà valutato da Bruxelles. L'idea è quello di poter accedere a fondi europei e riproporre l'esperienza su aree più vaste. In effetti, la sbriciolatura del materiale inerte accelera il trofismo del sottobosco".

A compiere l'intervento due macchine dotate di organi trincianti, denominate "ragni" proprio per il loro modo di procedere, che operano rispettando al massimo la vegetazione esistente. "Curiosamente le problematiche non sono state date dalla pendenza del sito o dalla quantità di ramaglie da triturare ma dalla presenza di pietrame nascosto tra la vegetazione. Comunque l'esito è stato più che soddisfacente tanto da ridare anche pregio sotto il profilo ecologico, paesaggistico e turistico a quell'area. Ringrazio pertanto il sindaco Fosco Cappellari, i cacciatori con il presidente Andrea Oro e il direttore Ivo Boscardin, nonché la Regione, per aver creduto nella nostra azione, innovativa sia nello spirito che nelle modalità prescelte".

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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