Province: anche in Veneto verso la Caporetto dei servizi pubblici
Domenica 21 Agosto 2016 alle 22:35 | 0 commenti
Diversamente da quanto ancor oggi sostiene il ministro Elena Boschi, che spaccia mentendo i risparmi dell'abolizione delle province come uno dei risultato economici della sua micidiale modifica della Costituzione, la Provincia non è stata abolita, ha ancora la piena responsabilità su temi fondamentali ma non solo non riceve più trasferimenti dallo stato, tagliati ma deve restituire all'erario buona parte delle sue entrate: Roma non solo non dà più un euro ma passa all'incasso lasciando però in capo alle province tutti i problemi e la materie a cui bisogna dare risposta. Da finanziate dallo stato le province sono diventate finanziatrici nette dello stato. Ma, visto che non ha licenziato nessuno perché mantiene ancora compiti e funzioni strategiche, continua a costare.
Per quanto riguarda le funzioni provinciali non fondamentali conferite dalla Regione alle Province, l'onere è a carico della Regione che, in Veneto, per quest'anno ha già stanziato 35 milioni prevedendo una spesa complessiva di circa 41 milioni di € per temi come la difesa del suolo e dell'ambiente, gli enti locali, la formazione professionale, caccia e pesca, servizi sociosanitari e sociali, beni culturali.
Non si tratta di materie di poco conto. Ancor più importanti, tuttavia, sono le competenze che lo stato ha trasferito alle Provincie, dall'edilizia scolastica al mantenimento della rete stradale fino ai centri per l'impiego. Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, su 3.500 edifici scolastici censiti in tutta la Regione, ben 539 sono di proprietà delle Province destinati alle scuole medie superiori: le amministrazioni provinciali dovrebbero provvedere alla manutenzione e all'adeguamento alle norme sulla sicurezza, antincendio e antisismica: non ci sono abbastanza soldi e bisogna centellinare gli interventi.
Non parliamo poi della rete stradale provinciale la cui manutenzione, messa in sicurezza e implementazione avrebbe dovuto essere finanziata direttamente dagli automobilisti visto che una delle entrate tributarie delle Province era l'imposta sulla Rca auto e l' imposta di trascrizione dei veicoli: avrebbe dovuto, perché oggi queste imposte sono fagocitate direttamente da Roma. Le competenze sono rimaste e sono rimasti i problemi: sui circa 130 mila chilometri di strade gestite dalle Province in Italia siamo passati dalla media di 7.318,13 € a chilometro spesi nel 2013 per la manutenzione ordinaria e straordinaria alla media di 2.170 € speso nel 2015: non meravigliamoci del dissesto del manto stradale di moltissime strade provinciali e non solo in Veneto.
Si ripete, proporzionalmente in forma più grave, quanto già accaduto nei rapporti tra Stato e Regione: lo Stato ha trasferito alla regione una serie di competenze e servizi obbligatori senza più trasferire un Euro. L'operazione però non ha prodotto i risparmi ventilati dalla ministra Boschi: negli stessi anni dei tagli alle Province e al decentramento, Regioni comprese, la pressione fiscale su famiglie e imprese è cresciuta passando dal 39,1% del Pil nel 2005 al 43,5% nel 2015, mentre il debito pubblico è passato dal 101.89 per cento sul PIl nel 2005 al 134.81 per cento del 2015. La rata per interessi sul debito è stata nel 2015 pari a 70 miliardi (4,2% del Pil) un livello pressoché il doppio della spesa per investimenti fissi lordi (36,7 miliardi milioni, pari al 2,2% del Pil). Dopo previdenza sociale e sanità , il costo del debito è la voce più rilevante nel Bilancio dello stato. Quando finirà il trend favorevole degli interessi passivi, cosa accadrà ? Chiediamocelo davanti all'idrovora di uno stato centrale che ha azzerato le risorse per il decentramento e le Regioni, lasciando in carico a questi enti i problemi da risolvere, ma che continua a dilatare il proprio debito senza fare investimenti: servizi pubblici verso Caporetto mentre i soldi dei contribuenti finiscono a Roma.
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