Proteste Lega contro decreto Roma Capitale
Lunedi 21 Novembre 2011 alle 20:11 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Lega Nord - Il primo atto per uscire dalla crisi che attanaglia l'Italia: Decreto per Roma Capitale. Banchieri, Burattinai e cacciaballe
Nero su bianco: "...ma attenzione a non confondere le priorità . Se anche riduciamo il debito, ma non riattiviamo la crescita sostenibile, stiamo mancando la vera emergenza. Abbassare l'indebitamento è un obiettivo di secondo livello rispetto allo sviluppo" aggiungendo pochi minuti dopo "Con questi bassi tassi di crescita lo stato sociale è a rischio: diritto alla salute, istruzione e previdenza potrebbero non essere garantibili in futuro."
"Rispettare un parametro sul deficit pubblico diventa una scelta di poco conto quando poi si rischia di pagare un costo così alto sul piano della crescita civile". In altre parole, il debito pubblico non è una priorità , anzi, bisogna spendere per rilanciare l'economia: si era nel gennaio del 2008 e a parlare è niente di meno che Corrado Passera, in una intervista a Panorama.
Nulla di strano: all'epoca i principali economisti, governi come quello statunitense e banchieri sostenevano la politica del public spending, la spesa pubblica come grande risorsa per superare la grande crisi generata dalla finanza che ebbe tra le prime conseguenze il crack della Lehman Brothers Holdings, la più grande delle bancarotte mai registrate. All'epoca, occorre rammentarlo, Standard and Poor's, dava i titoli della Lehman come sicuri fino al giorno prima del fallimento, il che la dice lunga sull'affidabilità di certe analisi e dell'effettiva capacità del mondo della finanza di superare oggi la crisi che esso stesso ha generato. La riprova l'abbiamo appunto in Corrado Passera, che giunto al governo dei banchieri e degli eurocrati dice l'esatto contrario di quanto sosteneva tre anni or sono, anche se c'è una straordinaria coerenza in ciò: come tre anni la grande finanza e i banchieri non intendono pagare il conto; il conto lo pagherà il mondo produttivo autentico, i lavoratori, le piccole imprese, gli artigiani.
Suona sinistra l'affermazione del Capo del Direttorio di Palazzo Chigi, Mario Monti, secondo il quale pagherà chi ha dato di meno, principio giusto (ma state certi, le banche e la grande finanza non sono nel gruppo dei pagatori) ma ancor più corretto se affiancato dall'altro pilastro oggi mancante, cioè "pagherà di più chi ha avuto, ingiustamente, di più", cioè chi è vissuto alle spalle degli altri o sopra, e di molto, le proprie possibilità . E così suona emblematica, e tragico campanello d'allarme, la notizia per cui il primo passo ufficiale del Direttorio e' stato l'esame del Decreto su Roma capitale, approvato nel Consiglio dei Ministri di lunedi mattina; l'emergenza delle emergenze è garantire Roma; la stampa romana esulta e saluta il governo che ha liberato la Lupa capitolina dalle catene leghiste, ma credo che l'operaio padano, il pendolare che s'alza alle cinque della mattina, il professionista in lotta con burocrazia e scartoffie, l'imprenditore che si scontra con le banche e finanziarie, davanti a questo annuncio rimanga allibito, esterrefatto: primo passo, Decreto per Roma Capitale.
Altro che far pagare a chi ha dato di meno: se il buongiorno di vede dal mattino, qui continuerà a pagare chi ha sempre dato.
Forse Monti e Soci non sanno fare i banchieri, creano crisi economiche che poi non sanno gestire, prima danno una ricetta poi ne prescrivono un'altra, ma sono abilissimi politici, grandi comunicatori (un tempo si sarebbe detto cacciaballe) dei piccoli Machiavelli il cui gioco è scoperto confidando nell'appoggio di una classe politica a dir poco disarmante: esemplare, in questo senso, e da tramandare a futura memoria il pizzino di Enrico Letta a Monti.
Insomma i banchieri si mettono a fare i burattinai, puntano a colpire il mondo del lavoro e l'impresa manifatturiera: il mondo dell'economia vera sa quanto è rischioso il progetto dei reazionari che vogliono scaricare la crisi italiana nelle aziende e tra i lavoratori del Nord. Non è un caso se lo spread con il Bund tedesco è ancora alto, altissimo. I mercati, quelli veri, la fiducia a Monti non l'hanno votata. Anzi.
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