Processo Eternit. La giustizia è un diritto o un privilegio?
Venerdi 24 Luglio 2015 alle 23:35 | 0 commenti
Il secondo processo Eternit verrà interrotto in quanto il giudice dell'udienza preliminare Federica Bompieri ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla sua presunta incostituzionalità . Tutto sarà sospeso perché il “padrone†dell'Eternit, Stephan Schmidheiny, già imputato con l'accusa di disastro ambientale doloso, fu “prosciolto†nel precedente processo per sopraggiunta prescrizione.
Se la Consulta decidesse che il reato contestato oggi a Schmidheiny (omicidio volontario per la morte di 258 persone, causata dall'amianto prodotto dall'Eternit) fosse da considerarsi uguale a quello del precedente, il nuovo processo sarebbe dichiarato nullo. In pratica il padrone della Eternit non potrà essere processato per la morte di centinaia di cittadini a causa della sopraggiunta prescrizione nel processo per inquinamento.
Evidentemente non si vuole conoscere la verità e sapere se il ricchissimo “padrone†dell'Eternit sia colpevole o meno di un delitto tremendo come l'uccisione di persone. Ci si interroga solo sul fatto che, forse, non si può più processare qualcuno perché è passato troppo tempo dal reato.
Ma dove viviamo? Nel nostro paese ci si allarma per l'arrivo dei migranti, si alzano i toni (verbali e fisici) verso quei disperati che fuggono da guerre e miseria che un sistema neo-coloniale e iper-liberista ha provocato, si individuano i nemici nei più poveri perché ci “invadono†e, poi, non si fa nulla contro chi provoca la morte di centinaia di lavoratori e cittadini per accumulare profitto individuale e diventare sempre più ricco. Un paese strano, questa nostra povera Patria, dove vince l'ingiustizia e dove i ricchi non pagano quasi mai. E non perché sono innocenti e dimostrano di esserlo, ma perché hanno i soldi per pagare costosissimi avvocati che puntano alla prescrizione e al non-processo con qualsiasi cavillo. Così, probabilmente, per l'ennesima volta, gli imputati eccellenti non saranno condannati e, forse, neppure processati. Sorge il ragionevole dubbio che (così come è avvenuto per il primo processo Eternit, per quello della discarica di Bussi, per quello della ThyssenKrupp, per quello della Marlane-Marzotto ...) la recente condanna inflitta ai dirigenti della Pirelli per la morte di oltre 20 lavoratori sia da considerarsi solo un fastidioso “incidente di percorso†che verrà certamente risolto in qualche maniera.
Così i morti continueranno a morire e non avranno giustizia.
Lorsignori sosterranno che la colpa è dell'incompatibilità tra lavoro e salute, ci spiegheranno che esiste un conflitto “inevitabile†tra lavoro e ambiente ma non è così. Ci diranno che, per lavorare, si dovranno accettare condizioni sempre peggiori e si dovrà accettare un inquinamento spaventoso. Lo stanno dicendo da tempo per quanto successo all'ILVA di Taranto. Quando affermano che la colpa è delle avverse condizioni del mercato e che, per restare competitivi, i lavoratori devono accettare qualsiasi sopruso perché, tanto, “siamo tutti nella stessa barcaâ€, mentono e lo sanno. Come sanno di mentire quando tentano di convincerci a credere che i diritti conquistati in decenni di lotte siano solo privilegi e che, per vivere del proprio lavoro, sia diventata una cosa abituale (e, quindi, normale) ammalarsi e morire.
Vorrebbero trasformare i lavoratori in ingranaggi, parti di un meccanismo che possono essere scartate ed eliminate quando sono rotte, obsolete o non servono più. E pretendono che questo avvenga senza disturbare il loro status quo, la loro serenità e le loro ricchezze. Così, per non farci pensare alle nostre condizioni di lavoro sempre peggiori, alimentano l'odio verso il diverso, contro chi ha una pelle di colore un po' differente dalla nostra o chi professa un'altra religione. Invece l'unico conflitto reale è quello tra capitale e lavoro. Il vero nemico è stato, è e resta chi si arricchisce sfruttando il lavoro altrui, chi non paga le tasse, chi corrompe, chi toglie i diritti ai lavoratori e ai cittadini, chi distrugge intere nazioni e popoli in nome e per conto dei paesi del “capitalismo realeâ€.
Riflettiamo. Generalmente, quei padroni che appartengono alla classe dirigente, a quella ristrettissima casta di capitalisti che possiede la stragrande maggioranza della ricchezza nazionale e mondiale, non vogliono mai essere considerati colpevole di alcunché. Nella narrazione, che definiscono “modernaâ€, dei “nuovi†rapporti di lavoro loro, i padroni, non esistono più. Sono stati sostituiti da entità astratte, da consigli di amministrazione impalpabili nei quali ci sono sempre loro, sono diventati “datori di lavoro†che non sfruttano nessuno per definizione. Sono personaggi intoccabili, semidei che usufruiscono di scappatoie e privilegi che non sono dati ai comuni mortali. Si circondano di solerti servitori e non si sentono mai colpevoli di nulla. Fanno della prepotenza, dell'arroganza e del profitto lo scopo di una vita basata sullo sfruttamento di chi lavora. In due parole sono “brutta genteâ€.
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