Processo Veneto Banca, quattro ore di acceso confronto tra i difensori degli imputati e quelli delle 5.000 aspiranti parti civili. Anche Consob e Bankitalia tra i danneggiati?
Venerdi 12 Gennaio 2018 alle 15:11 | 0 commenti
Roma, nostro servizio. Quattro ore di acceso confronto tra le parti nella nuova seduta dell'udienza preliminare per il processo sulla liquidazione di Veneto Banca ripresa stamane, dopo la pausa per le festività , nella sala "Occorsio" della Corte d'Assise, al piano terra dell'edificio A di piazzale Clodio. Schermaglie ripetute tra i difensori degli imputati e quelli delle aspiranti parti civili hanno animato l'udienza, con il pubblico ministero spesso in soccorso di queste ultime, soprattutto sul nodo cruciale dell'ammissibilità in riferimento al reato di ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza.
I difensori degli undici imputati sono tutti intervenuti, attingendo al tipico repertorio di argomentazioni limitativo della legittimazione in giudizio delle organizzazioni rappresentative degli interessi collettivi, e avvalendosi della giurisprudenza prevalente per sostenere l'inammissibilità di tutte le richieste in ordine alla costituzione per il reato di ostacolo alla vigilanza che vede parti offese Consob e Banca d'Italia.
Secondo le difese solo questi soggetti potrebbero, semmai, essere ammessi, mentre i legali che assistono le vittime si sono battuti con ardore sostenendo la strumentalità funzionale della fattispecie tipica di questo reato rispetto ad altri per cui si procede e quindi la rilevanza diretta di ogni presupposto che afferisca a tale imputazione nell'autonomia del procedimento.
Del resto, se viene impedita la conoscenza veritiera della realtà sulla quale si fonda la libera scelta dei consumatori danneggiati o si compiono atti per rappresentarla falsamente, tutto ciò è elemento costitutivo del danno dolosamente provocato e della tipologia dei comportamenti criminosi che lo hanno determinato.
Dopo avere ascoltato i ripetuti interventi delle parti, il giudice si è riservato rinviando alla prossima seduta, già fissata per martedì prossimo 16 gennaio. A quel punto il quadro delle parti civili ammesse dovrebbe essere chiaro. Il numero di richieste ha superato le cinquemila, ma ora tutto dipenderà dalle determinazioni del gup Lorenzo Ferri. Sulle questioni maggiormente dibattute il pubblico ministero ha aderito in gran parte alle argomentazioni di parte civile.
Altro importante nodo da sciogliere sarà quello relativo alle richieste avanzate da Consob e Bankitalia che si asseriscono danneggiate mentre le organizzazioni dei consumatori che rappresentano migliaia di azionisti, obbligazionisti e correntisti vorrebbero che sedessero sul banco degli imputati.
Martedì inoltre dovrebbero essere affrontate anche le questioni preliminari relative all'eccezione sulla competenza territoriale sollevata dai difensori di alcuni imputati i quali pongono dubbi sul momento in cui si sarebbe consumato il reato, momento che, per quanto riguarda l'ostacolo alla vigilanza, atterrebbe alle interlocuzioni e alla consegna di documenti a Bankitalia avvenute a Roma, ma il punto è controverso anche per la varietà e la complessità degli atti e dei comportamenti oggetto del procedimento.
Il 26 gennaio poi sarà la volta del pubblico ministero che farà conoscere le sue richieste le quali, alla luce degli atti depositati dalla procura, andranno certamente nella direzione di un rinvio a giudizio. E se tale richiesta dovesse essere accolta, comporterebbe certamente l'avvio del dibattimento considerato che quanto meno i due maggiori imputati hanno escluso di puntare su riti alternativi.
E' il caso dell'ex amministratore delegato ed ex direttore generale Vincenzo Consoli e dell'ex presidente Flavio Trinca. Gli altri nove imputati sono Diego Xausa e Michele Stiz ex componenti del collegio sindacale; Stefano Bertolo ex responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014; Flavio Marcolin ex responsabile degli Affari societari e legali; Pietro D'Aguì, al vertice di Banca Intermobiliare; Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava; Mosè Fagiani ex responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014; Massimo Lembo, ex capo della Direzione Compliance; Renato Merlo direttore delle banche estere.
I reati contestati sono aggiotaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.
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