Il primo Enjoy, il festival del giornalismo giovanile e imprenditoriale del Nord Est
Domenica 26 Maggio 2013 alle 00:45 | 0 commenti
Il Referendum e Youth Press Italia hanno organizzato a Verona, in via Santa Maria in Chiavica 7, la prima edizione di Enjoy. Enterprising Youth Journalism, una festival destinato al tema del rapporto tra giornalismo - specialmente giornalismo giovane - e impresa (nella foto gli organizzatori del festival all'inizio della giornata: da sinistra, Edoardo Poli, al computer, e Serena Tosi Santoro del Referendum"; Simone D'Antonio, ultimo a destra, di "Youth Press Italia").
A introdurre di volta in volta ospiti e dibattiti, i direttori del giornale on line Il Referendum Serena Tosi Santoro e Edoardo Poli.
Dopo i saluti iniziali, la serata è stata divisa in quattro parti.
Nella prima parte protagonisti e fondatori di progetti giornalistici innovativi hanno potuto presentare al pubblico il proprio operato: si è andato dalla web radio, alla web tv, al giornale on line al cartaceo, al giornale composto solo da studenti di ogni ordine di scuola.
La seconda parte, nel primo pomeriggio, si è snodata attorno due dibattiti su temi specifici.
Nel primo dibattito la già citata Serena Tosi Santoro e Thomas Ducato, responsabile informazione di Fuori Aula Network, la web radio dell'università di Verona, hanno discusso le loro esperienze di giornalismo legato o indipendente dall'università , allargandosi poi ad un'analisi critica delle loro stesse esperienze, di quanto è stato fatto e di quanto rimane da fare, dei successi e degli aspetti da migliorare.
Il fulcro del secondo dibattito sono state le scuole di giornalismo: fanno veramente la differenza nella preparazione di un giornalismo, ne condizionano il percorso futuro? Qui sono stati chiamati a raccontare la propria idea e la propria esperienza la direttrice di Ustation Tiziana Cavallo, Luca Garosi, docente alla scuola di giornalismo radio e tv di Perugia, e Ismail Ali Farah, giornalista della testata comboniana Nigrizia. In generale i pareri e le esperienze sono state le più varie: da chi, come Tiziana Cavallo, ha rifiutato la scuola di giornalismo per darsi da fare come free lance e poi diventare giornalista professionista, a chi invece ne ha sottolineato l'utilità : uscire dalla scuola di giornalismo non garantirà forse un contratto, ma dà le abilità e le competenze necessarie per potersela giocare al meglio in qualsiasi occasione.
Infine si è discusso in modo molto tecnico e preciso del giornalismo giovanile in rapporto con il mercato e l'impresa, esortando ognuno a mettersi in gioco con coraggio, determinazione e fantasia.
Ciò che è emerso di trasversale a tutte le presentazioni e i dibattiti è stata la consapevolezza che la definizione del giornalista non è oggi precisa, delineata e consolidata, tanto meno univoca: accanto a chi ancora ritiene che il tesserino costituisca una differenza, se non sostanziale, quanto meno importante, c'è anche chi ritiene invece che sia solo una carta che non faccia di una persona un vero giornalista. La frase «chiunque può essere giornalista» è stata usata di frequente, tanto per condividerla quanto per criticarla. Tutti si sono comunque trovati d'accordo nel dire che il giornalista deve innanzi tutto osservare le regole della propria professione, soprattutto la verifica delle fonti, segno di rispetto innanzi tutto per i lettori.
Da segnalare la presentazione di un estratto del documentario di Ewanof Obehi Peter, nigeriano, sui migranti africani a Verona, e in particolare nel quartiere a forte presenza multietnica di Veronetta, e dell'esperienza del giovane fotoreporter di guerra, 24 anni, Mattia Cacciatori.
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