Prestazioni extra livelli essenziali di assistenza, Ciambetti: lacrime e risate
Sabato 19 Gennaio 2013 alle 21:37 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore regionale, e pubblichiamo
La polemica sulle prestazioni extra Lea (livelli essenziali di assistenza) in Veneto spiega molte cose della politica e della sua incapacità di rinnovarsi. I tagli ai servizi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalla legge, sono conseguenza delle politiche di austerità imposte dal governo Monti e votate a maggioranza dal Parlamento e perseguite con decreti scritti dai ministri di questo governo. Â
Le stesse forze politiche he hanno votato quei tagli, criticano chi esegue le disposizioni da loro stessi volute: siamo in campagna elettorale, ognuno tira acqua al suo mulino, ma a tutto c'è un limite.
La grande crisi deve spazzare via questi atteggiamenti, questa falsità e disonestà intellettuale che alberga non solo nella politica, ma in tutta la classe dirigente: basti vedere come Befera difende l'inquisitorio e abnorme redditometro. Il prefetto Giovanna Iurato, che piange pubblicamente, ma in privato ride sulle vittime del sisma abruzzese, è uno degli emblemi dell'Italia attuale. La sua immagine, tra lacrima e riso, ricorda troppo miss Fornero ed è tragico specchio di quella politica che a Roma vota una cosa e poi in decentramento condanna gli esiti delle sue decisioni attribuendo ad altri la responsabilità e colpe. Gli schettini sono fra noi.
Purtroppo questa cultura, che caratterizza una vasta parte della classe dirigente, è tragicamente inadeguata a far fronte ai bisogni di una transizione storica epocale tutt'altro che conclusa. Uno degli esiti di questa inadeguatezza sarà a febbraio la fuga dal voto e anche tra chi andrà a votare gli indignati saranno in maggioranza.
Il termine "indignato", per esprimere il malessere e disagio socio-politico non è nuovo né copyright spagnolo: fu usato da un filosofo e sociologo danese, Svend Ranulf, ancora nel 1938 nel suo studio "Indignazione e psicologia della classe media"; secondo quello studio il sentimento dell'indignazione può fungere da collante per l'adesione delle masse a un leader, come avvenne nel caso del nazismo, o diventare un'arma in più nelle mani del totalitarismo per allentare il legame sociale tra gli individui, come nel caso dello stalinismo. Inquietanti paralleli oggi, ben presenti a chi manovra le leve dei veri centri di potere.
Proprio questa settimana la Ragioneria dello stato ha divulgato un suo studio in cui chiaramente si dice che il Veneto è l'ultima Regione per la spesa statale e che la quota pro-capite per cittadino veneto è inferiore del 33% rispetto alla media nazionale. I nostri vicini trentini hanno a disposizione più del doppio di quanto non si abbia noi: anziché protestare con la Regione del Veneto per i tagli agli extra Lea o al Trasporto pubblico, conseguenti alle politiche di rigore statali, perché non alzare alta l'indignazione per queste ingiustizie che incidono oggi nella qualità di servizi essenziali? Queste ingiustizie, quando il cittadino versa più del 50 per cento del suo reddito in tasse e magari deve fare i conti con redditometri insulsi, sono la benzina dell'indignazione, con tutti i rischi che essa comporta.
Superata la bufera elettorale dovremo pur fare i conti con un modello distorto che vede ancora, a fronte di categorie ipergarantite, di norma incredibili serbatoi i voti, altre per le quali i servizi pubblici o sociali sono di difficile accesso o non sufficienti alle loro esigenze. Questa è la sfida, nel paese degli schettino, tra prefetti che se la ridono, ma si indignano se non li chiami eccellenza, e una classe dirigente che ci tratta "con quel maladetto misto di sussiego, di soddisfazione, di clemenza, di commiserazione" guardandoci dall'alto in basso.
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