Opinioni | Quotidiano | Categorie: Fatti

Poveri in guerra con il servizio sanitario (o viceversa). Anche a Vicenza

Di Giuseppe Di Maio Giovedi 10 Maggio 2018 alle 22:41 | 0 commenti

ArticleImage

Il poliambulatorio di Santa Lucia a Vicenza questa mattina è pieno. La maggior parte vecchi: donne, innanzitutto; poi anche qualcuno più giovane. Dal colore della pelle deduco che parecchi sono stranieri. Anche allo sportello amministrativo di via Albinoni ce n'erano tanti, così come nella struttura ospedaliera di Montecchio l'altra settimana. La gente è modesta, povera, anche. Qui ricchi non se ne vedono. Quelli, sono altrove: nelle cliniche private e nei laboratori di analisi a pagamento.

Nonostante gli annunci ottimistici della politica, e dopo dieci anni di crisi economica, i rilievi statistici sulla popolazione hanno cominciato a consegnare dati preoccupanti. Continuiamo a sentire il peso delle incerte condizioni economiche malgrado si dichiari che siamo fuori dal tunnel e, a dispetto dell'annunciato calo della disoccupazione, non aumenta il numero degli occupati, si moltiplicano le partenze per l'estero, diminuisce la spesa degli italiani, e... udite udite: si riduce la speranza di vita. Appassisce il fiore all'occhiello del Bel Paese, il clima e la dieta mediterranea pare non abbiano più i loro benefici effetti. Il lieve svantaggio nella classifica mondiale con le donne francesi e con i maschi giapponesi ha cominciato ad aumentare fino a promuovere avanti a noi persino gli svedesi mangiatori di lardo di renna. E dal momento che la guida della classifica la conquista ancora il facoltoso e irraggiungibile principato di Monaco, a qualche studioso è venuto in mente di misurare la speranza di vita passando dai quartieri del centro alle periferie, cioè dalle zone residenziali più ricche a quelle più degradate. Prendendo dunque Torino, una città in cui lo scontro sociale non è particolarmente aspro come in certe zone d'Italia, ha notato che il tram ideale che misura l'arco della vita e che collega i palazzi del centro con la più povera ed esterna zona nord, perde cinque mesi a km, 4 anni in tutto il percorso. Altro divario nella speranza di vita si registra tra nord e sud. I luoghi mitologici della dieta naturale e della mancanza di stress si trovano in fondo alla classifica, come se fossero diventati tossici i friarielli e i lampasciuni e insana la flemma chiane chiane (piano piano, ndr) delle popolazioni del medio-basso tirreno. Un'altra evidenza di questo decennio di crisi, è la stretta dei cordoni della borsa all'intero comparto della sanità pubblica, che ha ridotto il personale medico ed infermieristico e elevato la contribuzione dell'utenza alla spesa sanitaria. Dunque il quadro a questo punto può dirsi completo. I fattori genetici e le tradizioni alimentari, sebbene abbiano un posto importante nel determinare la speranza di vita, non sono cause immutabili: la vita media è legata alle condizioni economiche della popolazione. Il 2015 ha avuto un boom di decessi paragonabile a quello nelle due guerre mondiali. In altre parole le condizioni di vita sono state funeste per la popolazione più debole; sono stati determinanti l'inaccessibilità alle cure mediche-ospedaliere, la mancanza di farmaci, l'inadeguata alimentazione, il disagio provocato dalle condizioni di povertà e di degrado. La popolazione abbiente accede alla sanità tramite le strutture private, non rispetta gli interminabili tempi d'attesa, si permette cure sofisticate, farmaci costosi, integratori e attenzioni alimentari sane e deliziose; la medietà della gente è costretta non senza insuccessi a programmare le cure che eroga un comparto pubblico sempre più scadente e in affanno; la restante parte è in guerra, e per lo più rinuncia a prevenzione e cure necessarie alla sopravvivenza.

Leggi tutti gli articoli su: vita media, poliambulatorio di Santa Lucia

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network