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Popolari venete, denunce per truffa verso i singoli funzionari
Sabato 1 Agosto 2015 alle 22:28 | 0 commenti
Il tema è noto e tocca sia Veneto Banca che Popolare di Vicenza. È quello delle centinaia di soci arrabbiati per le azioni svalutate e che non si vendono più. E le firme poste in calce ai mandati degli avvocati sono ad oggi più di cinquecento. Sono quelle di risparmiatori grandi e piccoli, di chi ha qualche migliaia di euro in azioni e di chi ne ha un milione e mezzo, tutti impigliati nelle «azioni illiquide». Tra loro grandi azionisti che, anziché agire in gruppo, cercheranno mediazioni attraverso la Consob; e addirittura dipendenti delle stesse banche.
«Fra i clienti c’è molta agitazione – spiega Maria Bruschi, avvocato di Vittorio Veneto, che assiste risparmiatori sia di Vicenza sia di Montebelluna – ma non ce n’è uno che non voglia procedere». Le contestazioni su cui fanno leva le richieste dei ricorrenti sono di vario genere ma di fondo ci sono le presunte violazioni della normativa Mifid che tutela gli investitori. Chi acquistò titoli degli istituti, sostengono i legali, non fu messo nelle condizioni di conoscere il grado di rischio insito in azioni di società non quotate. E quando un apposito questionario, introdotto per verificare la congruità dell’investimento rispetto alle condizioni del cliente, forniva un esito negativo bloccando la procedura, al risparmiatore veniva chiesto di porre un’altra firma che sollevava il venditore dall’obbligo di fornire un ulteriore livello di consulenza. «Per questo – prosegue Bruschi – abbiamo pensato a denunce individuali verso singoli funzionari per i reati di truffa e aggiotaggio».
Infine c’è un aspetto connesso all’attribuzione del valore dell’azione, correlato ad un presunto bilancio manipolato, fin dal momento in cui è stata acquistata. Per conoscere gli effetti dei primi colpi sarà necessario attendere la fine di agosto. Mentre qualcuno perde la testa, come il barista di Loria entrato qualche giorno fa nella filiale della Popolare di Vicenza di Bessica con una pistola in mano, esasperato dalla pressante esigenza di liquidità e dall’impossibilità di monetizzare le proprie azioni, Adiconsum continua a promuovere assemblee sul territorio per informare i risparmiatori su quello che ragionevolmente può essere fatto. «In questo momento – precisa il segretario veneto, Walter Rigobon – possiamo solo analizzare, caso per caso, carta per carta, le posizioni dei singoli per verificare se gli istituti abbiano rispettato i regolamenti bancari e Mifid. Il nostro studio legale, Campisi Guiducci, di Padova, sul tavolo ha almeno trecento dossier. In tanti anni questa è l’esperienza più difficile da gestire, a cominciare dalla fatica di spiegare cosa sia un’azione ‘illiquida’».Â
Infine c’è un aspetto connesso all’attribuzione del valore dell’azione, correlato ad un presunto bilancio manipolato, fin dal momento in cui è stata acquistata. Per conoscere gli effetti dei primi colpi sarà necessario attendere la fine di agosto. Mentre qualcuno perde la testa, come il barista di Loria entrato qualche giorno fa nella filiale della Popolare di Vicenza di Bessica con una pistola in mano, esasperato dalla pressante esigenza di liquidità e dall’impossibilità di monetizzare le proprie azioni, Adiconsum continua a promuovere assemblee sul territorio per informare i risparmiatori su quello che ragionevolmente può essere fatto. «In questo momento – precisa il segretario veneto, Walter Rigobon – possiamo solo analizzare, caso per caso, carta per carta, le posizioni dei singoli per verificare se gli istituti abbiano rispettato i regolamenti bancari e Mifid. Il nostro studio legale, Campisi Guiducci, di Padova, sul tavolo ha almeno trecento dossier. In tanti anni questa è l’esperienza più difficile da gestire, a cominciare dalla fatica di spiegare cosa sia un’azione ‘illiquida’».Â
di Gianni Favero dal Corriere del Veneto
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