Popolare di Vicenza, Ginato (Pd): Zaia sbaglia. Il problema non è nella riforma
Mercoledi 30 Settembre 2015 alle 21:05 | 0 commenti
Nota di Federico Ginato, PD
«Il problema non è la riforma, che anzi forse è arrivata addirittura troppo tardi. I problemi sono a monte. Criticare la riforma oggi, come fa Zaia, significa non voler guardare in faccia la realtà . È un po' come nascondere la polvere sotto il tappeto. Invece di dare sempre la colpa agli altri, Zaia dovrebbe attivarsi con i fatti, e non con le parole, per consentire la creazione di un nocciolo duro di azionisti veneti che possano mantenere un ancoraggio a quel territorio che dice sempre di voler rappresentare».
Così il deputato del Partito democratico Federico Ginato commenta le dichiarazioni del presidente del Veneto Luca Zaia sulla riforma delle banche popolari. Riforma che Ginato, in Commissione Finanze, ha seguito in tutto il suo iter contribuendo anche a migliorare il provvedimento con un emendamento che, per evitare scalate ostili a basso costo, ha limitato il diritto di voto al 5% per due anni per le banche soggette alla riforma.
«Zaia non vuole prendere una vera posizione e continua così con il suo gioco di attaccare il Governo tirando in ballo la riforma delle popolari - sottolinea Ginato - Ma le sue sparate sono fuori bersaglio. Se solo 3 delle prime 10 banche popolari italiane non erano quotate in borsa qualcosa vorrà pur dire. Non sono l'obbligo di trasformazione in SPA e, indirettamente, la quotazione il problema. Uno dei grandi problemi della Bpvi è stato proprio "l'illiquidità " delle azioni, con i soci che, a fronte di conti in peggioramento, non potevano vendere le azioni limitando, di conseguenza, le perdite. Se una banca è in salute, il sistema cooperativo a voto capitario regge bene, ma se va in difficoltà possono esserci dei problemi nel reperire nuove risorse per la ricapitalizzazione. Ed è infatti su questo versante che ci sono state storture e pare - l'indagine farà il suo corso - comportamenti illegali da parte dei vertici della banca. Per questo, chiamare oggi in causa la riforma non ha proprio senso».
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