Politici&imprenditori. I soldi di tutti i veneti a vantaggio di pochi privati
Sabato 22 Settembre 2012 alle 11:46 | 0 commenti
E’ stata scelta come serata inaugurale degli “Incontri senza censura organizzati dalla libreria La Bassanese. Il tema trattato non poteva che essere una bomba. “I padroni del Veneto†scritto dallo scrittore e giornalista Renzo Mazzaro, che dal 1986 si occupa di politica veneta, apre una finestra sul modo di far politica e gestire i soldi pubblici “nell’unica regione europea più ricca della Bavieraâ€. Il quadro che ne esce è sconfortante. I protagonisti sono politici non all’altezza di far sentire il peso politico del Veneto a Roma e Milano. Ma si parla anche di opere pubbliche, spesso nemmeno rientranti nella programmazione regionale, che vengono approvate e finiscono sempre sotto il controllo dei soliti noti.
«Sono emozionato, non mi sarei aspettato di trovarmi di fronte ad una platea così nutrita per la presentazione di un libro. Una platea da far invidia a comprensori più grandi come quello di Padova. Tanto di cappello a Bassano del Grappa e ai bassanesi». Sono queste le prime parole con cui Renzo Mazzaro onora il numeroso pubblico accorso alla prima serata degli “Incontri senza censuraâ€, presentata da Alessandro Tich, firma giornalistica storica e di spicco nel panorama cittadino. «La premessa che voglio fare – spiega lo scrittore – è che c’è voluto un editore di Bari per far venire alla luce questo volume. Lo stesso Galan, uno dei protagonisti assoluti e controversi delle pagine del libro e che è rimasto insediato a Palazzo Ferro-Fini per ben 15 anni (tre mandati ndr), ha confermato tutto ciò che vi è riportato, sostenendo in calce che chi ha il potere ha il diritto di esercitarlo. Peccato che non abbia aggiunto che il potere che gli è stato assegnato dal popolo veneto doveva essere esercitato esclusivamente a favore del popolo stesso».
Il movente principale che ha spinto Mazzaro a cimentarsi in tale inchiesta editoriale è la seguente: «I cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere in che modo vengono spesi i loro soldi. E i politici avrebbero il dovere di rendere conto delle loro scelte. Questo non è accaduto e non accade tutt’ora visto e considerato che nel mare di soldi pubblici che gonfiano le casse regionali continuano a sguazzare i soliti noti». Prendiamo un estratto del libro: «C’è un partito degli affari che controlla gli appalti pubblici indirizzandoli verso i soliti noti? Un mare di soldi scorre nel Veneto […] in questo mare di soldi pubblici navigano pochi operatori privati. Tutti gli altri stanno sulle rive a guardare. I vincitori delle gare sono un numero ristretto di aziende che da sole o in associazione di impresa (Ati) si assicurano le commesse con frequenza sistematica. Gli appalti variano ma nomi si ripetono. Contano indubbiamente le capacità […] ma il fatto è sotto agli occhi di tutti: c’è un monopolio che non si spiega con assenza di concorrenza. Nasce da qui il sospetto che il vantaggio acquisito sia frutto non di merito ma di favore. Un privilegio per pochi costruito con i soldi di tutti». Nei 15 anni di presidenza Galan si è determinato un sistema a compartimenti stagni che gestisce le opere pubbliche: «Strade, autostrade, persino gli ospedali. L’ultima moda è il Project financing per realizzare opere con proposta e soldi privati che però vengono affidati sempre agli stessi operatori. Quando Berlusconi strinse con Bossi il patto per consentire alla Lega Nord di candidare un proprio esponente per la presidenza del Veneto, mettendo quindi da parte Galan, un pool di 11 imprenditori attesero l’allora Premier in visita a Venezia per “tirarlo per la giacca†perché una tale svolta avrebbe fatto implodere un sistema che durava da 15 anni. C’è da chiedersi per quale motivo in Lombardia la Magistratura si sia messa ad indagare sulla commistione tra politica (Formigoni) ed industriali, nonostante gare d’appalto e procedure burocraticamente ineccepibili, mentre in Veneto tutto questo non sia ancora avvenuto». Nel libro grande spazio è riservato anche all’attuale presidente della Regione: «Nel momento del suo insediamento Zaia si è ritrovato con un ridottissimo margine di manovra. I soldi erano già quasi tutti impegnati per diversi anni. Il governatore, pur contrario alla proliferazione quasi incontrollata del project financing, è stato costretto ad ammettere che tutti i project sono blindati ed è impossibile fare marcia indietro. Galan non gli ha lasciato niente , solo capitoli di bilancio esauriti, buchi da chiudere e un futuro ipotecato. Ma il problema di fondo rimane l’incapacità del Veneto di far sentire il proprio peso a Roma e a Milano. La classe dirigente veneta prende ancora ordini dalla capitale politica e da quella economica d’Italia. Ma la colpa è soprattutto dei cittadini, siamo noi che dobbiamo pretendere risposte e fatti. Samo noi che dobbiamo incalzare i nostri rappresentanti. Una volta l’etichetta appiccicata al Veneto dal resto d’Italia era “lavora e tasiâ€, adesso è “lavora e parla par gnenteâ€. Ma solo i cittadini, cambiando atteggiamento, possono cambiare le cose. L’ancora di salvezza? Si tratta dell’unica risorsa sempre presente nel dna veneto: la capacità imprenditoriale. Una sorta di molla che non si schiaccia mai».
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