Polemiche Confidi, Coppola: "per l'ultima volta, le cose sono cambiate in meglio"
Mercoledi 18 Luglio 2012 alle 20:09 | 0 commenti
Isi Coppola, Regione Veneto - "Francamente la chiamata a raccolta, oserei dire, la ‘new-company basata sul franchising dei rimestatori', è quanto di più patetico il Veneto tutto oggi possa vedere e leggere da chi vorrebbe stare sul pulpito dell'economia e impartire lezioni a destra e a manca, non importa l'obiettivo, importante è credere di avere una visibilità come quella di Pierino quando grida ‘al lupo' che non c'è". L'affermazione è dell'assessore regionale all'economia, Isi Coppola, in riferimento alle polemiche sui Confidi.
"Peraltro i fili del burattinaio penzolano da ogni lato - prosegue l'assessore - e sono ormai consunti e sporchi dall'inutilità del tempo e dell'azione che ancora si illude di poter gestire. A buon intenditor poche parole, ma che tutto ciò si aggiri nella provincia di Treviso, non è certo un caso. Era ovvio e prevedibilissimo che le alzate di scudi arrivassero proprio da quelli che si sono sentiti toccati dai dati, non da interpretazioni, che assieme al Presidente Zaia ho fornito sull'impiego delle risorse dei Confidi: come dire che la coda di paglia ha preso fuoco".
"Tuttavia - aggiunge Coppola - per dovere e per amore di tutto quel grande Veneto che non molla e tira dritto pensando a come chiudere i conti, non posso ribadire che alcuni chiari concetti che guidano l'azione politica della Regione. Le risorse disponibili, certo sempre minori, vanno razionalizzate, magari in maniera innovativa, allo scopo di farle arrivare tutte, e sottolineo tutte, ai beneficiari che abbiamo individuato: le aziende, le imprese, le attività produttive, il nostro Veneto, con i suoi giovani, le sue donne, il suo straordinario capitale umano di competenze e di valori solidali. Oggi, e i dati che ho riportato in materia di gestione delle risorse affidate ai Confidi e a quelle assegnate alla legge regionale 48 del 1993 - cioè tre ere geologiche fa - lo dimostrano. Si evidenzia la necessità di intervenire per evitare rivoli di sprechi, sinecure, assurde rendite di posizione, dispersioni che rendono un cattivo servizio proprio a quelle aziende che tutti, a parole, dicono di rappresentare".
"E poi, mi si permetta di dire: ma come si fa a difendere la bontà di una legge del 1993? - evidenzia l'assessore regionale -. Sono passati quasi 20 anni. Per carità , ci sono regi decreti ancora validissimi, ma il mondo dell'economia, i bisogni delle aziende, le sofferenze del credito, i rapporti con la politica, tutto è radicalmente cambiato. E a chi si sbraccia dicendo che sono risorse per le aziende, rispondo con disarmante semplicità che 500 euro o, nella migliore delle ipotesi, 1.500 euro, non risanano nessuna sorte di azienda e, ribadisco con quasi arroganza, però, che tengono molto alto il bilancio dei Confidi. Quegli stessi Confidi che hanno ognuno un presidente e un consiglio. Del resto una Presidenza non si nega a nessuno in Italia. Ma non parliamo di volontariato, questo no. E forse con una punta di vergogna, anche questo va ricordato".
"Rifiuto di commentare la ridda di considerazioni - continua l'assessore - che si sono sentite da vari rappresentanti, per lo più provinciali di talune associazioni di categoria, concentrati in un ambito geografico circoscritto: talune avventate, altre molto ardite, quando si avventurano sul terreno delle politiche economiche che si dovrebbero adottare, altre interpretate a proprio uso e consumo per decidere i destini delle risorse economiche regionali, altre ancora pedanti sino allo sfinimento per giustificare quello che ai più sembra arabo, perché 107 e 106 sono numeri buoni manco per giocare al lotto. Torno a ribadire un concetto semplice: la Regione del Veneto sta rivedendo e riorganizzando politiche e risorse per renderle adeguate ai tempi difficili che stiamo vivendo; il tessuto economico e produttivo è in difficoltà e sta a sua volta ricercando la via per il rilancio. La ripresa, quando arriverà , ci dovrà trovare pronti alle nuove sfide, ai nuovi mercati, ai nuovi consumatori, esigenti, preparati, quasi rivoluzionati da questa crisi che, per fortuna, costringe tutti, ma proprio tutti, a rivedere i propri ruoli".
"Non può essere - precisa Coppola - che a condurre le battaglie di retroguardia per mantenere posizioni indifendibili siano rimaste le associazioni di categoria e i loro organismi, come alcuni rappresentanti locali lascerebbero credere. E tanto meno possiamo far passare il messaggio agli imprenditori che perdiamo il nostro tempo per rispondere a idiozie che hanno solo la maschera dell'orticello. Io dico che non possiamo permettercelo e che non perderò altro tempo".
"Proprio per questo - prosegue l'assessore - siamo seduti allo stesso tavolo con quei soggetti regionali che si dimostrano molto più sensibili alla necessità di innovare prassi e condividere nuovi percorsi per raggiungere quello che è comunque l'obiettivo comune di tutti noi: il sostegno non clientelare alle aziende, ai lavoratori, alle loro famiglie".
"L'aria è cambiata - conclude l'assessore Coppola -. Forse qualcuno ancora non si rassegna del fatto che la direzione regionale artigianato sia stata riorganizzata e non sia più diretta da un dipendente di Confartigianato. Mi spiace, ma la polvere sotto il tappeto ora non c'è più. O meglio, stiamo ancora tirando fuori tutta quella messa negli ultimi anni. E con questo mi taccio, per carità cristiana, e rivolgo l'ultimo pensiero a chi, evidentemente, ha grande bisogno di ripetizioni su imprenditoria femminile e giovanile. Studiare, capire, chiedere e ancora studiare, forse servirebbe a non dire sciocchezze e imprecisioni, specie a chi, e anche qui i dati sono inconfutabili, ha stravolto l'uso delle risorse per questi due settori e in maniera semplice e riconosciuta ha dato l'opportunità a quasi 750 imprese all'anno di partire o ristrutturare o subentrare o rinnovare: sono tutti giovani e donne. Resto comunque a disposizione per un corso accelerato di uso di questi fondi. Cari amici, è l'ultima volta che mi preoccupo di rispondervi. Non abbiamo più tempo per le polemiche e noi siamo abituati a lavorare".
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