Pmi, presentata l'indagine di "Cantiere innovazione" su cultura finanziaria d'impresa
Mercoledi 22 Ottobre 2014 alle 00:21 | 0 commenti
Nel 50% delle PMI l’imprenditore accentra la leva finanziaria grazie anche a una cultura finanziaria che, come afferma la Regione Veneto in una nota, appare come «un’incompiuta» in base a un'indagine realizzata da “Cantiere d’innovazioneâ€, il progetto della Regione Veneto, con Veneto Lavoro, Confindustria Padova e Veneto Sviluppo che è stata presentata oggi, marteì 21 ottobre, a Padova a Il Cubo Rosso in Zona Industriale, alla presenza dell'Assessore regionale alla formazione e al lavoro Elena Donazzan.
«Migliora il monitoraggio di liquidità , margini, debito. Ma è bassa la consapevolezza dei fattori che determinano il rating. Banca-impresa, deficit di trasparenza reciproco: nessuno degli intervistati interpella l’istituto di fiducia per le scelte strategiche. Cresce il ruolo del responsabile finanziario» questi sono i risultati in sintesi dell'indagine su cui pubblichiamo di seguito la nota ufficiale della Regione stesssa.
Secondo i dati forniti dall'indagine, nel 50% delle PMI è solo l'imprenditore a occuparsi di pianificazione finanziaria, nel 43,2% di analisi finanziaria, in misura inferiore di tesoreria (25%). Più contenuto il ricorso alla consulenza di personale interno, quasi mai specializzato. Una strada accettabile per aziende piccole con fatturato stabile, ma rischiosa e accidentata se l’azienda è in sviluppo e richiede una pianificazione finanziaria non improvvisata.
Sette anni di crisi hanno comunque accresciuto la consapevolezza finanziaria e oggi è più diffuso nelle PMI il monitoraggio degli indicatori della salute finanziaria: liquidità , margini, indebitamento. Quanto alle competenze finanziarie percepite come più importanti, emerge la distanza da un corretto percorso di crescita aziendale: “saper negoziare con le banche†è al primo posto, come se fosse di per sé garanzia di condizioni favorevoli. È questo in sintesi il comportamento finanziario delle PMI del Veneto rilevato attraverso le interviste in profondità a un panel di 44 aziende manifatturiere con oltre 15 addetti, per sperimentare nuove politiche attive per la reindustrializzazione e la tenuta occupazionale, riconoscere sul nascere i sintomi di crisi e prevenirle, stimolare il cambiamento organizzativo delle imprese, la riconversione e il re-start. Il rapporto con le banche è uno dei problemi maggiori: nessuno dei piccoli e medi imprenditori intervistati dichiara di affidarsi all’istituto di fiducia per prendere le decisioni strategiche. La decisione è in capo ai soci (95,5%), mentre il parere più ascoltato è quello del responsabile finanziario (53,1%). Il prossimo passo del «cantiere», da realizzare entro maggio 2015, sarà un modello sperimentale di “formazione-azione†nelle PMI del Veneto che acceleri l’evoluzione e l’equilibrio finanziario e un più ampio ricorso a fonti alternative al credito bancario, attraverso figure professionali interne o anche temporary manager in grado di apportare competenze finanziarie.
«La Regione Veneto ha sempre puntato e continua a puntare sulla predisposizione di iniziative che consentano di intervenire su vari fronti prima che la crisi delle aziende sia troppo grave - ha affermato Elena Donazzan, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Veneto -. È più che evidente, quindi, che gli indicatori che possono fornire le Associazioni degli imprenditori, anche tramite le indagini che oggi ci sono presentate, siano fondamentali per capire quando interviene la crisi, di che tipo di crisi si tratti, quanto e per quali aspetti incida. Conseguentemente la Regione conferma di voler predisporre strumenti adeguati, che siano di tipo finanziario o di temporary management o di specifica formazione, per favorire in tutti i modi l’evoluzione finanziaria delle PMI e preparare figure esperte al loro interno. Perché una cosa è chiara, non possiamo permetterci di disperdere il patrimonio imprenditoriale del Veneto che deve anzi arricchirsi e colmare eventuali lacune laddove, come in questo caso, siano individuate in modo corretto e approfondito».
«Stimolare il cambiamento delle imprese e una gestione finanziaria equilibrata - dichiara Mario Ravagnan, Delegato Confindustria Padova per il Credito e Finanza - significa rimuovere una delle prime cause di crisi aziendali e ricreare le condizioni per uno sviluppo sano. Ciò significa redditività sufficiente ma anche analisi dei costi e programmazione finanziaria, livelli contenuti di indebitamento, diversificazione delle fonti di capitale per restare sul mercato. Occorre per questo un cambiamento culturale del modo di fare impresa, ma soprattutto un nuovo modello di relazione banca-impresa cui si dovrà concorrere da entrambe le parti. Le PMI non vedono la banca come partner con cui condividere obiettivi e strategie industriali. Per questo serve più cultura finanziaria, impegno nel capitale, trasparenza da parte delle imprese. Ma serve anche meno opacità da parte delle banche su tempi di risposta, pricing, merito di credito e soprattutto più cultura industriale, cioè capacità di leggere le reali prospettive di sviluppo delle imprese e condividerle per essere davvero partner».
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