Piccola vergogna nazionale, a Bocchetta Campiglia
Lunedi 26 Aprile 2010 alle 21:35 | 0 commenti
Lucio Panozzo - Era una vita che non mi recavo a Bocchetta Campiglia. Passando domenica ad un tiro di schioppo, ho deciso, all'altezza di Ponte Verde, di deviare dalla strada del Passo Pian delle Fugazze e percorrere il breve tratto che fa da raccordo con Passo Xomo. Da lì a Bocchetta Campiglia il passo è breve.
Credo che non siano necessarie spiegazioni per gli alpinisti vicentini, ma se per qualcuno le mie parole fossero oscure, lo consiglio di munirsi di una semplice carta stradale che comprenda la zona tra Schio e Rovereto.
Ma perché Bocchetta Campiglia? Si tratta del punto di partenza per la Strada delle 52 Gallerie del Pasubio, l'imponente opera di ingegneria militare realizzata nel 1917 dal Genio Militare, 33^ Compagnia Minatori, con lo scopo di creare un percorso alternativo alla strada degli Scarubbi, posta a nord, facilmente raggiungibile dalle artiglierie austriache (per questa strada passavano le salmerie e i munizionamenti diretti a Porte di Pasubio; anche i morti e i feriti passavano di qua). Sito di grande importanza storica, nonché del nostro rispetto per chi lassù soffrì patimenti indicibili, le ferite, la morte. Tanto attesa, la morte, che a volte giungeva col macabro rito del vicendevole suicidio mediante moschetto: due alpini si accordavano, si puntavano la bocca da fuoco sotto il mento, al tre sparavano. Quanto devono essere state insopportabili quelle sofferenze se al pensiero nostalgico delle famiglie alcuni preferivano questa disperata "dolce morte".
Da qualche anno, per volere del comune di Valli del Pasubio, sorge a Bocchetta Campiglia un mostro in veste di monumento: cemento armato rosa (nella prima foto) che disegna una forma non tanto leggibile, non tanto piacevole a vedersi. Cedo le armi a chi s'intende di architettura, non è mia intenzione giudicare un qualcosa che sta al disopra della mia possibilità di comprensione (posso però dire che non mi piace per niente, questo sì), ma a sentire e leggere quanto è stato detto e scritto in proposito, non ultime le scritte a vernice nera direttamente sul monumento, certamente non c'azzecca con le intenzioni, che possono anche essere state buone, ma che non hanno raggiunto lo scopo. Oltretutto sono stati soldi pubblici gettati al vento.
Il problema non riguarda solo il comune di Valli del Pasubio, ma coinvolge l'Italia intera. Qui si tratta di commemorazione e riverente ricordo nei confronti di chi, volente o nolente, ha donato la vita per la Patria. La Patria ha il sacrosanto dovere di rispondere. Come?
C'è a Vicenza da poco tempo un nuovo rappresentante del governo, il Prefetto Fallica. Si faccia accompagnare in loco da qualcuna delle tante associazioni combattentistiche del territorio. Guardi, giudichi, riferisca al Ministero della Difesa. Con tutti i soldi che buttiamo via, mancheranno 50/100 mila euro per spazzar via una bruttura e mettere al suo posto un monumento vero e non una presa in giro? Se mancano, non sarà difficile raccogliere un euro a testa tra chi sente il dovere di contribuire. Siamo 850.000 abitanti in provincia, basterebbe che rispondessero in 100.000. Mancassero anche questi, ci sarebbero sempre i lavoratori volontari, ai quali nulla è impossibile. Non son passati secoli dal lavoro straordinario di manutenzione della Strada delle 52 Gallerie effettuata per intero dall'Associazione Nazionale Alpini. Loro ci sono ancora, basta fare l'appello.
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