Pfas, Silvia Benedetti (M5S): "Ricerca di Greenpeace presenta quadro drammatico"
Lunedi 15 Maggio 2017 alle 17:08 | 0 commenti
"I dati pubblicati da Greenpeace sulla presenza di Pfas nell'acqua potabile del Veneto, anche in quella di tante scuole ed anche in zone il cui inquinamento ancora non era noto, come a Padova, dimostrano che non c'è più spazio per tergiversare sul dramma che è in corso in questo nostro territorio. Ogni ricerca, studio, approfondimento, come quest'ultimo sulle acque potabili, non fanno che aggravare il quadro, mostrando che la vastità del fenomeno è ben più consistente di quanto si potesse immaginare. E' evidente che se non verranno prese misure drastiche per interrompere l'inquinamento in corso, continueremo a collezionare dati sempre più negativi." Interviene così la deputata Silvia Benedetti a proposito della pubblicazione dell'associazione Greenpeace "Non ce la beviamo" presentata questa mattina a Padova nel corso di una conferenza stampa in cui si evidenzia come più di 800mila veneti siano potenzialmente esposti.
"L'allarme lanciato da Greenpeace, la marcia di protesta organizzata domenica dai comitati "Acqua bene comune", il moltiplicarsi delle iniziative sul territorio, sono il segno tangibile di una presa di coscienza collettiva che oramai è inarrestabile, di fronte alla quale sia la Regione che il Governo sono obbligati a dare risposte concrete immediatamente." Prosegue la deputata, presentatrice in Parlamento di una PDL per interrompere le immissioni di Pfass in ambiente portando il limite allo zero.
"Associazioni, comitati, cittadini, tutti concordano sul fatto che non c'è tempo da perdere. Stanno venendo fuori con sempre più chiarezza proposte ragionevoli che la politica non può continuare ad ignorare: bisogna intervenire alla radice del problema, viene chiesto a gran voce, interrompendo l'immissione di queste sostanze inquinanti nell'ambiente là dove sono in uso." Insiste la deputata.
"La richiesta dei comitati di portare i limiti di Pfass nelle acque a un livello pari allo zero è l'unica via praticabile se si vuole mettere mano a questa problematica in modo serio. Così come la proposta di sequestro e bonifica della fabbrica Miteni appare di assoluto buon senso, tanto che la stessa Commissione Parlamentare d'inchiesta che si è occupata del caso, nella sua relazione conclusiva individua come possibilità quella di intervenire pesantemente sull'autorizzazione concessa, e quindi sull'attività formalmente lecita esercitata da una ditta, emettendo provvedimenti anche di natura cautelare, come il sequestro preventivo. " Precisa la pentastellata e conclude: "Se chi governa adottasse come bussola politica quella indicata dalle associazioni come Greenpeace, dai comitati e dai cittadini avremmo certamente risolto buona parte dei problemi".
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