Pfas, Cristina Guarda: con scarichi industriali rischio che effetto si moltiplichi su acque superficiali
Martedi 7 Giugno 2016 alle 16:23 | 0 commenti
La consigliera regionale del Veneto Cristina Guarda, vicentina residente a Lonigo, una delle zone interessate dall'inquinamento da PFAS, ha depositato oggi 7 giugno una mozione affinché la Regione prenda provvedimenti sulle attività industriali che prelevano acqua di falda contaminata da PFAS e la rimettono nelle acque superficiali: “Si avvii subito un censimento di tutti gli scarichi dell’acqua reflua, compresi quelli industriali che prelevano acqua dalla falda e poi la immettono nei corpi idrici superficiali. La battaglia contro l’inquinamento da Pfas va combattuta tutti insieme e per questo è necessario anche il contributo del comparto industrialeâ€.
“Attualmente – continua la consigliera della lista Moretti – nelle zone del Veneto inquinate da Pfas soltanto gli agricoltori sono obbligati a far analizzare e depurare l’acqua prelevata dai pozzi privati per l’irrigazione e l’abbeveraggio degli animali e a sostenerne le spese. L’acqua che viene prelevata dalle industrie, invece, non viene analizzata e quindi c’è il rischio che, una volta scaricata nelle reti idriche, si moltiplichi l’effetto dei Pfas anche nelle acque superficiali. Chiedo dunque alla Giunta veneta di avviare un censimento di tutti gli scarichi industriali, al fine di contenere le concentrazioni di PFAS nelle acque superficiali entro i limiti di performance indicati con una nota alla Regione del 6 aprile dall’Istituto Superiore di Sanità , secondo il quale ‘(…) l’obiettivo per le sostanze perfluoroalchiliche dovrà essere quello della virtuale assenza in tutte le emissioni e scarichi nei corpi idrici’".
"L’11 maggio - aggiunge Guarda - anche il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha inviato una nota alla Regione del Veneto, confermando l’applicazione dei limiti di performance per gli scarichi di acque reflue. L’appello degli enti preposti alla tutela della salute e dell’ambiente è dunque chiaro e la Regione non può fare orecchie da mercante. Tutti facciano la loro parte, non può essere soltanto l’agricoltura a pagare per colpe che non sono sueâ€.
La consigliera regionale fa anche una considerazione più generale puntando il dito sulla mancanza di una politica ambientale sostenibile che la questione PFAS sta portando alla luce:
“Gli interventi che si stanno pianificando per rispondere all'emergenza PFAS, sia per quanto concerne l'ambiente che la sanità , sono progettati nel rispetto del principio di precauzione e stanno mettendo alla prova il nostro territorio. Purtroppo, però, dobbiamo essere consapevoli che fino ad ora la nostra Regione non ha mai avuto un programma, non ha mai pianificato interventi in particolare per quanto concerne la garanzia dell'ambiente, la bonifica, la tanto dimenticata prevenzione ambientale, la “green economyâ€. E naturalmente ne stiamo pagando le conseguenze: inquinamenti vasti che vanno sempre ad incidere sulle tasche dei contribuenti per riparare al dannoâ€.
Così la Consigliera pone la riflessione guardando oltre al caso PFAS:
“Con i perfluoroalchilici molti cittadini cominciano ad accorgersi che l'inquinamento, qualunque esso sia, non riguarda solo l'ambiente, ma crea un effetto a cascata disastroso, che colpisce molteplici realtà : salute, agricoltura, imprese e innovazioni, ritorno economico e lavoro, responsabilità industriale, politica e gestione dei beni comuni, proprio come l'acqua. Dobbiamo pensare d’ora in poi che al Veneto serve una politica ambientale seria per il futuro dell’ambiente che lasceremo in eredità ai nostri figliâ€.Accedi per inserire un commento
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