Quotidiano | Categorie: Politica, Agricoltura

Ogm, Manzato scrive a Clini: quale futuro per agricoltura italiana?

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 15 Marzo 2012 alle 15:08 | 1 commenti

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Regione del Veneto  -  "D'accordo, facciamola, una riflessione seria sugli Ogm. E perché sia seria e tratti di interessi dell'agricoltura e della ricerca nazionale, per prima cosa lasciamo fuori le multinazionali e i loro interessi". Franco Manzato, assessore all'agricoltura del Veneto, accetta la sfida di Clini, "che ritengo persona intellettualmente libera, ma che mi pare non conosca le implicazioni economiche della questione. Perché di questo si tratta: vogliamo un futuro per l'agricoltura italiana e le sue imprese?

E se lo vogliamo, quale futuro dobbiamo ricercare: quello che dà immagine e profitto alle imprese agricole e al made in Italy? Oppure pensiamo che il settore produttivo sia una variabile indipendente rispetto alle multinazionali sementiere, che fanno in borsa i prezzi delle commodities, e all'agroalimentare, il cui unico interesse è pagare poco le materie prime, dovunque provengano, e vendere a caro prezzo i prodotti lavorati? Ho cercato di sintetizzare per spiegare che, per quanto mi riguarda, non c'è una prevenzione ideologica nei confronti degli Ogm - aggiunge Manzato - ma ho il terrore che la dipendenza dei nostri agricoltori da prodotti Ogm generici e brevettati (ma come si fa? Chi ha reso possibile brevettare il Dna?) porti alla loro lenta ma inesorabile fine, perché la convenienza a produrre gli Ogm è propria dei Paesi dove lavoro e terra costano poco, non quella di agricolture evolute e tipiche il cui plusvalore sta nel territorio di produzione. Di più, e non è uno scenario da fantascienza perché è già in atto, vogliamo una società dove l'alimentazione diventi una pura e semplice questione di calorie e di equilibri biochimici, e non di gusto, soddisfazione e tradizione? Traslato: vogliamo fare la fine dei nostri cani alimentati salutisticamente a crocchette informi e dal sapore tutto eguale? Anche questa è una prospettiva. Però una nostra ricerca e produzione Ogm potrebbe esserci utile: in Italia abbiamo molti terreni incolti e abbandonati per i quali potrebbe essere utile ricercare e sperimentare coltivazioni specifiche che consentano la manutenzione del suolo, con produzione di biomasse utili a scopi non alimentari. Se invece vogliamo gli Ogm a scopo alimentare, è bene che sappiamo che nel resto del mondo se ne producono già e a poco prezzo, e che produrli qui non sarebbe mai conveniente E prima di fare l'esempio del Giappone, vediamo di prevenire le evenienze che li possono giustificare. Caro Clini - dice ancora Manzato - non cerchiamo di confondere la tipicità con gli Ogm brevettati, prodotti da aziende che ‘vogliono' imporli all'agricoltura e che riguardano sostanzialmente le commodities: il nodo è qui, ed è esiziale per la nostra agricoltura e le nostre imprese. Tu parli di grano duro; bell'esempio, ottimo: sappi che a causa delle politiche speculative imposte dalle grandi imprese di lavorazione, il nostro Paese ha perso circa 500 mila ettari di coltivazione. Si importava dall'estero e si immetteva il prodotto sul mercato al momento del raccolto per abbattere il prezzo nostrano. Il gioco è perfettamente riuscito, al punto che oggi c'è chi sostiene che l'Italia non può essere autosufficiente nel grano duro. Certo che no, visto che la sua produzione è, per questi motivi, in continuo calo. E così via. Io non voglio che questo si possa ripetere per il resto della nostra agricoltura, Ogm o non Ogm. Quanto al dibattito europeo - afferma l'assessore veneto - esso è in realtà semplice, perché apre la strada a vie nazionali rispetto all'utilizzo di Ogm, a fronte di problematiche che non hanno a che vedere con motivazioni tecniche ma sociali. La via italiana, politicamente parlando, è già stata tracciata unanimemente dalle Regioni, cioè dalle istituzioni che per Costituzione hanno competenza primaria ed esclusiva sull'agricoltura. E le Regioni sono tutte d'accordo per non aprire a questa che finisce per essere una pura e semplice imposizione, che potrebbe fare comodo solo, e momentaneamente, a qualche proprietario di grandi latifondi che non ha interesse a creare made in Italy da reddito, ma solo a produrre qualche chilo di mais o di patate in più rispetto alle colture ordinarie. Se poi mi chiedi a cosa serve il mais, esso, almeno nella pianura padana, ha senso per l'alimentazione zootecnica, rispetto ad una zootecnia che sta subendo non da oggi una crisi non indifferente. Per la polenta utilizziamo, da noi, Maranello, sponcio ed altre selezioni tipiche il cui uso è libero. Esiste potenzialmente un uso energetico, molto incentivato. E qui nasce un altro rischio: fino a quando le imprese che dovessero seriamente dedicarsi alla produzione ad esempio di bioetanolo si approvvigionerebbero di materia prima nazionale e non da quella proveniente dall'estero meno cara? E poi, per favore, da questo discorso lasciamo fuori la questione della fame nel mondo: gli Ogm sono più coltivati laddove c'è più fame e il loro impetuoso ingresso nei paesi del terzo mondo ha reso i loro abitanti ancora più poveri e affamati sostiene Manzato - proprio perché ha tolto loro la terra e il poco cibo che avevano, per produrne di diverso e su grandi estensioni divenute di proprietà altrui, che però non resta sul posto, ma viene esportato, tutto, laddove viene pagato meglio dai Paesi ricchi. Da ultimo, mettiamo pure qualche dubbio sulla salubrità delle produzioni Ogm: il salutismo non è il fine di queste colture geneticamente modificate, ma semmai un effetto collaterale rispetto ad altri scopi che sono più produzione a minore costo in termini di mezzi tecnici (concimazioni, fitofarmaci, conservanti). Di sicuro in Germania un mais geneticamente modificato e ‘garantito' ha provocato casi di tumore al fegato in cavie da laboratorio. Ecco - conclude Manzato - teniamo presente che nessuno di noi vuole fare da cavia sana per interessi altrui. In ogni caso chiederò al Coordinatore della Commissione Politiche Agricole Dario Stefano di mettere la questione Ogm al prossimo incontro tra gli assessori regionali all'agricoltura".

 


Commenti

FRA
Inviato Giovedi 15 Marzo 2012 alle 18:01

Manzato, studia prima di aprire bocca....non fare sempre l'uomo delle caverne! ma tanto voi leghisti siete abituati a far certe "figure"!!!
Finalmente un ministro che non ubbidisce a chi non ne sà mezza (uso dei termini elegnati)... badi bene!
Forza CLINI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Firmato agricoltore evoluto.
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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