Oggi per alcuni territorio di confine, per molti cuore della città
Domenica 18 Ottobre 2015 alle 19:15 | 0 commenti
di Andrea Fasulo (leggi tutti gli articoli di approfondimento su VicenzaPiù Magazine n. 279 in edicola, presso i VicenzaPiùPoint oppure abbonati online)
Viale Milano visto da vicino, con i suoi vizi e le sue virtù. Una camminata alla ricerca della sua anima, raccontando chi la vive quotidianamente, senza tabù e senza stereotipi
Un piccolo viaggio "in territorio di confine": è quello che abbiamo fatto in Viale Milano, una strada che segna l'incontro e lo scontro tra il nuovo mondo della migrazione di massa e il vecchio mondo della "Vicenza bene" degli anni '50, di cui qualche traccia ancora, con ostinazione, persiste.Â
Questo viale di accesso al centro cittadino fino agli anni '80-'90 è stato il salotto decentrato della città : una strada in cui si potevano trovare boutique e negozi di lusso, con portoni sontuosi da cui usciva la crème berica: avvocati, commercialisti, medici, notabili locali. Quei tempi sembrano oggi lontani. Ma è il mondo che è cambiato, e Viale Milano è solo un angolo, ingrandito da una lente, di un panorama molto più vasto. Â
Raccontare questa zona della città senza cadere nel cliché del "degrado" è possibile: ci siamo armati di taccuino e macchina fotografica e abbiamo percorso queste poche centinaia di metri ascoltando le opinioni e le storie di chi ci vive quotidianamente. Senza nascondere i problemi, che nessuno vuole negare, ma senza cadere negli stereotipi che spesso disegnano questa via come vittima di un degrado inarrestabile.Â
Luciana ci fa da guida. Il suo negozio è la Targotecnica Vicentina, al numero 25, uno dei negozi storici della via. Lo ha aperto insieme al marito nei primi anni '80, si occupa di incisioni, targhe, timbri. Oggi ci lavora insieme a Giovanna. Ma come, due donne sole nella pericolosa Viale Milano? "Certo, siamo due donne, ma qui non abbiamo paura", ci dice. "Possiamo dire che tutto sommato è tranquillo e che lavoriamo con tutti indistintamente, italiani e stranieri. Di certo le cose sono cambiate, c'è meno movimento, soprattutto da quando nel 2002 ha chiuso l'ufficio postale che si trovava qui a fianco". Il passaggio di persone importune si sente, molti lo lamentano. Mentre siamo per strada vediamo due ragazzi dai tratti maghrebini che si fermano a parlare con due giovanissime vicentine. Un tentativo di approccio, una bottiglia di birra in una mano, un dialogo di pochi secondi e poi ognuno per la sua strada. "C'è chi è maleducato, ma in negozio non abbiamo mai avuto problemi", dice Luciana.Â
Accanto ai negozi gestiti da italiani si sono sviluppati negli ultimi anni molti esercizi commerciali tenuti da stranieri. C'è il negozio di vestiti cinese, il Best Kebab, la rivendita di alimentari gestita da pakistani, il Bar Gioia, sempre cinese, ed altri ancora. Entriamo al "Planet Lady", un piccolo emporio che vende abiti e prodotti per capelli. Ci accoglie Majori, titolare di questo esercizio dal 2013, una ragazza originaria di Haiti, che vive in Italia da 15 anni ed è cittadina italiana. Le chiediamo di farle una foto, e lei ci tiene cortesemente in attesa per sistemarsi i folti capelli ricci. "La mia clientela è molto varia, ci sono ragazze italiane, slave, brasiliane, africane, perché qui vendiamo prodotti per capelli ma anche abiti particolari, molto fascianti, che in altri posti non si trovano". Majori è molto attiva e molto conosciuta, organizza anche sfilate e serate latinoamericane nelle discoteche. "Problemi particolari qui non ne ho mai avuti. L'ultimo litigio vero e proprio l'ho avuto con i vigili, proprio qui fuori dal negozio, perché mi hanno fatto una multa anche se stavo andando a pagare il ticket in quel momento". Il problema, che anche altri commercianti hanno, è che la durata del parcheggio è al massimo di un'ora. Antipatico, se vuoi lasciare l'auto parcheggiata un po' di più perché lì ci lavori. La presenza della Polizia Locale però, al di là di qualche screzio, durante il giorno è importante per sentirsi più sicuri. Ma la sera, magari per una giovane ragazza attraente, la situazione può farsi più pericolosa."A volte sono rimasta in negozio anche fino alle 22, per fare dei lavori. Ma devo dire che non mi sono mai sentita minacciata. Sì, magari c'è qualcuno che ti dice qualche parola di troppo, ma io sono abituata a tirare dritto senza farmi grossi problemi".Â
Usciamo dal negozio di Majori, pensando che forse questo gravissimo problema di ordine pubblico che ci hanno raccontato fino ad ora va un po' ridimensionato. Non vogliamo cullarci in facili illusioni però. Lo spaccio di droga c'è, i capannelli di gente ubriaca ad una certa ora della sera ci sono, nessun dubbio. Se nel 2014 la sede dell'assessorato alla sicurezza del Comune di Vicenza è stata trasferita proprio qui un motivo esiste. Tra l'altro girando per la strada non è difficile incontrare proprio l'assessore Dario Rotondi, a volte accompagnato, spesso da solo, che cammina e discute con commercianti e passanti. Basta a rassicurare chi i problemi li vive sulla propria pelle? A detta di quasi tutti, no.Â
La prossima tappa del nostro breve tour è d'obbligo. Entriamo al numero 21, nella sartoria di Antonio Grieco, decano degli esercenti di Viale Milano. Qui però non si tratta di un commerciante, ma di un fine artigiano: abiti di taglio impeccabile, tessuti di alta qualità , il meglio dello stile italiano e inglese. Grieco, originario di Potenza, ha aperto il suo laboratorio nel 1975 e quindi nessuno più di lui ha potuto vedere tutti i cambiamenti avvenuti nell'arco di questi 40 anni. "Fino a 15 anni fa questa era la zona più importante della città ", racconta. "Ci vivevano le persone più altolocate di Vicenza, e molti venivano da me per farsi confezionare abiti su misura. Questa strada era viva: ricordo ancora serate organizzate dal pittore Roberto Montanari, che aveva lo studio qui di fronte, con attori e personaggi dello spettacolo come ospiti". Il vero problema, per chi come lui aveva acquistato il negozio decenni fa, è che ora gli immobili hanno subito una svalutazione pesantissima. Grieco non trova molti lati positivi nel presente, ma un barlume di speranza c'è. "Poi è venuto l'avvento di questi extracomunitari, alcuni sono buoni e altri no perché hanno costumi che per noi italiani a volte possono non andare bene. Ma speriamo che le cose nei prossimi anni migliorino".Â
Riprendiamo il nostro giro e, attraversando la strada, entriamo nella profumeria "L'Orchidea", gestita da Manuela. "Sono quasi 20 anni che ho questo negozio", dice. "Su 10 clienti che ho, 2 sono stranieri. Non ho mai avuto problemi per fortuna. L'unica cosa che penso è che non dovrebbero autorizzare l'apertura di 2, 3, 4 attività straniere tutte vicine". Anche Manuela non sembra troppo negativa.Â
Facciamo pochi passi e ci infiliamo nel bar Gioia. È gestito da Elisa, una signora cinese che lo ha aperto, insieme al marito, 4 anni fa. Elisa è molto simpatica e molto sorridente, e ci mette a nostro agio offrendoci uno spritz. Qui, parlando con lei, ci accorgiamo che dove ci sono gli alcolici si concentrano anche i problemi. Il racconto è carico di frustrazione: bottiglie rotte sulla strada, persone che acquistano birre in altri posti e le consumano lì dentro, clienti stranieri che danno in escandescenze, alcuni orinano sulla vetrina. "Devo pulirle tutti i giorni. Rispetto, non hanno rispetto!" ripete Elisa. Nel bar entra Claudio, che gestisce l'enoteca "In Vino Veritas" dal lato opposto della strada. Claudio ci aveva raccontato che Elisa un giorno è andata da lui in lacrime, esasperata da questa situazione fuori controllo. Lo stesso Claudio ne ha viste tante. A giugno due balordi con due pezzi di porfido gli hanno scassinato la serranda e rotto la porta, portando via sei bottiglie di vino. Per fortuna, in quel caso, grazie alle telecamere di sicurezza la polizia li ha potuti raggiungere ed arrestare. Ma era successo anche a gennaio.Â
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