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Giovedì il Sindacato degli Studenti ha partecipato alla manifestazione indetta dalla Fiom

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 6 Dicembre 2012 alle 22:02 | 0 commenti

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Il Sindacato degli Studenti ha partecipato stamattina alla manifestazione indetta dalla Fiom e a cui ha preso parte anche il mondo della conoscenza. In allegato pubblichiamo il suo comunicato e la dichiarazione fatta da Silvia Donà dal palco della Fiom in Piazza dei Signori a Padova.

Comunicato

Il 6 Dicembre, il Sindacato degli Studenti ha aderito allo Sciopero Generale proclamato dalla Fiom, Federazione Impiegati Operai Metallurgici.
L'abbiamo fatto in maniera convinta, perché l'intersezione ed il conflitto tra mondo del lavoro e mondo della conoscenza sono evidenti ora più che mai: la categoria imprenditoriale italiana, ad oggi, non è in grado di assorbire dignitosamente la formazione universitaria, non la riconosce, in buona parte non la capisce, e la svilisce sfruttandola e sottopagandola. Dal canto suo, l'università fatica a garantire un'istruzione di qualità e aperta a tutti, poiché a fronte dei continui tagli ai fondi statali i nostri rettorati non han saputo far altro che rispondere con un innalzamento della contribuzione studentesca, mentre parallelamente moltissimi studenti, ogni anno sempre di più, pur idonei non ricevono le borse di studio.
Le politiche di austerity sostenute e attuate da questo governo sono l'ennesimo passo di una politica che vuole mantenere l'Italia competitiva tagliando il costo del lavoro, riducendo i diritti, aumentando lo sfruttamento: non sono le aziende a dover entrare nelle università per ordinare il laureato che vogliono, ma devono essere le università a fare del sapere un reale strumento di indirizzo e di cambiamento del modello economico.

Da una parte la messa in discussione del valore legale del titolo di studio, dall'altro lato una selvaggia precarizzazione del lavoro, dove non conta cosa e come lo si sa fare, ma quanto si sia disposti a sacrificare la propria vita senza alcuna garanzia di un miglioramento contrattuale, e quindi di poter guardare al futuro con più serenità. Perché se c'è un altro concetto che va immediatamente abbattuto, è che si debba lavorare a dispetto di ogni esigenza personale, che piuttosto che rimanere senza lavoro è meglio lavorare anche per poche centinaia di euro. "Abbiamo voluto portare con noi in corteo la precarietà, incarnata da alcuni funamboli che con la loro corda hanno rappresentato, fisicamente e simbolicamente, il legame tra mondo del lavoro e mondo della conoscenza" dichiara Davide Quagliotto, rappresentante degli studenti in Consiglio d'Amministrazione dell'Università degli Studenti di Padova.
Per dimostrare che non sono più disposti a passare inosservati, gli studenti in corteo hanno lasciato il segno sulle strade percorse: tante mani colorate, simbolo della volontà di riappropriarci del nostro Paese, hanno accompagnato il corteo e resteranno impresse sulle strade di Padova.
Oggi dal palco della Fiom Silvia Donà, rappresentante di Il Sindacato degli Studenti, ha espresso il pensiero di un'intera generazione: "Noi non siamo qui solo per esprimere solidarietà ai lavoratori. Siamo qui perché subiamo gli stessi attacchi e per questo vogliamo riprenderci tutti assieme le nostre vite e il nostro futuro. La nostra generazione è stufa di essere messa ai margini di questa società, si è stancata di sentirsi nominare senza mai avere lo spazio per prendere realmente parola. [...] Non vogliamo più essere precari nell'accesso all'istruzione tanto quanto nel mondo del lavoro. Oggi la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 36 %, la precarietà è un fenomeno dilagante, anche a causa di una riforma delle pensioni che, mantenendo le persone più a lungo al lavoro, riduce le possibilità di ricambio."


Dichiarazione fatta da Silvia Donà

Io sono qui oggi per portare la voce degli studenti universitari, anche noi protagonisti delle mobilitazioni che in tutt'Italia sono state in grado di interrompere un dibattito pubblico totalmente autoreferenziale, occupato solo da alleanze e strategie elettorali. Hanno mostrato che esiste un dissenso. Che non va tutto bene. Partendo da scuole e università che da anni subiscono processi di privatizzazione, tagli e dequalificazione, ci siamo ripresi le piazze e le strade.

Governo, partiti, media non hanno più potuto ignorarci. Siamo scesi in piazza contro l'ennesimo tentativo di distruzione dell'istruzione pubblica, la legge Aprea, e siamo riusciti a fermarlo. Ma non ci basta, non ci fermiamo; non possiamo accontentarci di studiare in scuole e università fatiscenti, vuote di strutture e di contenuti; non ci rassegniamo ad un diritto allo studio praticamente inesistente, a mense che chiudono, a studenti che lasciano l'Università perché non ci sono le borse di studio. Negli ultimi anni il governo ha drasticamente tagliato tutto ciò che ci consente di studiare e la regione Veneto ha azzerato i fondi per le borse di studio. Quale futuro può esserci in un Paese in cui l'istruzione torna ad essere qualcosa di accessibile solo da chi se la può permettere?Non ci basta, però, che si interrompa la stagione dei tagli. Vogliamo aprire una nuova stagione di investimenti e di profonda messa in discussione del modello di istruzione e ricerca, che parta da una democratizzazione dell'università come dei luoghi di lavoro.

Siamo qui oggi come Sindacato degli Studenti e Associazione Studenti Universitari al fianco dei lavoratori della Fiom in sciopero, perché siamo convinti che il mondo del lavoro e il mondo della conoscenza e della formazione siano oggi più che mai collegati. Sono collegati prima di tutto perché gli attacchi che subiamo sono gli stessi.Le politiche di austerity sostenute e attuate da questo governo sono l'ennesimo passo di una politica che vuole mantenere l'Italia competitiva tagliando il costo del lavoro, riducendo i diritti, aumentando lo sfruttamento.

A cosa serve un'istruzione di qualità e una ricerca avanzata se l'obiettivo è quello di avere lavoratori dequalificati, interscambiabili, ricattabili e poco remunerati? Ed ecco allora che l'attacco ai saperi e l'attacco al lavoro fanno parte di un'unica strategia.

Perchè l'intersezione tra mondo del lavoro e mondo della conoscenza è evidente ora più che mai: il sistema economico, ad oggi, non è in grado di assorbire la formazione universitaria, non la riconosce, in buona parte non la capisce, e la svilisce sfruttandola e sottopagandola. E deve essere chiaro a tutti che la soluzione non può essere quella di renderci tutti più ignoranti, ma semmai trasformare il tessuto economico. Non sono le aziende a dover entrare nelle università per ordinare il laureato che vogliono, ma devono essere le università a fare del sapere un reale strumento di indirizzo e di cambiamento del modello economico.

Una reale uscita dalla crisi va esattamente nella direzione opposta a quella che ci è prospettata. Occorre porre con forza i temi della dignità del lavoro e della centralità dei saperi, perché da questa crisi si potrà uscire solo se il Paese si chiederà cosa produrre e come produrre, solo se si cambierà radicalmente il sistema in cui viviamo.

Pensiamo che il sapere, se liberato dalle logiche del mercato, possa essere la chiave per emancipare i cittadini dallo stato di subalternità in cui viviamo quotidianamente e creare le condizioni per un cambio radicale di modello di sviluppo, per un modello basato sull'uguaglianza, sull'equa ripartizione delle risorse e delle ricchezze, sulla giustizia sociale e ambientale.

Proprio perchè la battaglia che conduciamo in difesa dell'istruzione pubblica non è corporativa, ma parte dai saperi per cambiare lo stato di cose presenti, abbiamo scelto di scendere in piazza oggi con gli operai della fiom, in occasione di questo sciopero. Cambiare la scuola e l'università non è possibile e non ci basta se attorno a noi continuiamo a vivere in un mondo ingiusto, in cui trionfano precarietà e sfruttamento, sotto l'egida di un mercato fondato sullo sfruttamento e sulla sopraffazione dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla natura. e non da ultimo dell'uomo sulla donna.

Noi non siamo qui per esprimere solidarietà ai lavoratori. Siamo qui perché subiamo gli stessi attacchi e per questo vogliamo riprenderci tutti assieme le nostre vite e il nostro futuro. La nostra generazione è stufa di essere messa ai margini di questa società, si è stancata di sentirsi nominare senza mai avere lo spazio per prendere realmente parola. Non vogliamo più essere precari nell'accesso all'istruzione tanto quanto nel mondo del lavoro. Oggi la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 36 %, la precarietà è un fenomeno dilagante, anche a causa di una riforma delle pensioni che, mantenendo le persone più a lungo al lavoro, riduce le possibilità di ricambio. Ogni giorno ci usano per contrapporre un mondo di garantiti a quello di non garantiti, ma non è così. La precarietà è diventata di tutti e di tutte. La cancellazione dell'art 18 rende precario tutto il mondo del lavoro, l'assenza di un welfare e di veri ammortizzatori sociali impoveriscono i precari e le precarie di oggi al ricatto di un mondo del lavoro privo di diritti.

Siamo qui oggi perché condividiamo tutti la stessa condizione, quella della precarietà come condizione di vita diffusa. Prospettiva di vita che fa emigrare all'estero ogni anno migliaia di giovani, non certo solo per un'esperienza di vita formativa, ma per una vera e propria necessità, per costruirsi un futuro che qui non possono trovare. Noi però vogliamo restare! Anche quando siamo costretti ad andarcene, noi vogliamo restare! Vogliamo restare e lottare, cambiare il Paese per non dovere cambiare paese!Vogliamo restare per costruire quell'alternativa che con le ultime mobilitazioni abbiamo dimostrato esistere. L'alternativa è in ogni scuola o facoltà occupata, dove il sapere si trasmette orizzontalmente, dove le decisioni vengono prese con pratiche democratiche e partecipate. L'alternativa è a Pomigliano, quando le lotte di questi anni vincono con il reintegro degli operai. L'alternativa è nella lotta per liberare il lavoro dall'autoritarismo e la subordinazione, che Marchionne rappresenta appieno nel nostro paese. L'alternativa è a Taranto, anche se nessuno la vuole vedere. L'alternativa è in Val Susa e nelle lotte di tutti i giorni contro la devastazione del territorio. L'alternativa è la critica di questa economia politica l'alternativa a questa società esiste, ma servono tutti i pezzi messi assieme per completare il quadro per cancellare una società fondata sull'autoritarismo e sulla schiavitù, e fondarne un'altra su democrazia reale, uguaglianza sostanziale, giustizia sociale.

Il futuro siamo noi, nessuno si senta escluso!
Il Sindacato degli Studenti
Asu - Associazione Studenti Universitari

Leggi tutti gli articoli su: FIOM, Sindacato degli studenti

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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