Non siamo zingari, non siamo nomadi, siamo sinti o rom
Domenica 6 Novembre 2011 alle 14:52 | 0 commenti
Caro direttore, scrivo al vostro quotidiano on-line, che è rispettoso dell'informazione, poiché, a quanto sembra, esiste una censura da parte del noto quotidiano cartaceo "Il Giornale di Vicenza" ad alcune mie dichiarazioni o a mie prese di posizione "contro corrente", anche con interviste, che non appaiono o compaiono in forma distorta o stravolta, per affermare una posizione diversa da quella dichiarata.
Il Giornale di Vicenza (06.11.01) intitola un articolo "Gestione dei nomadi, ora è un caso" come se i sinti o i rom, fossero degli oggetti o degli animali che hanno bisogno di qualcuno che li gestisca. Innanzitutto queste persone ci tengono a specificare che "noi siamo sinti e rom, non zingari, non nomadi, è ora di finirla con questi termini spregevoli nei nostri confronti".
Per quanto riguarda il caso più specifico dei residenti di via Nicolosi, al di là della fedina penale, è disumano lasciare queste persone in quello stato, senza servizi, acqua, energia elettrica, scarichi fognari ecc... Servizi che gli Halilovich avevano richiesto qualche hanno fa, quando avevano acquistato il terreno di via Nicolosi, ma che la Giunta Hüllweck, di cui Sorrentino era vice-sindaco ed assessore, ha non solo negato, ma non ha nemmeno permesso che stendessero del ghiaino, o installassero i bagni chimici, intimando loro di lasciare il terreno, pena una denuncia per abuso edilizio, condannandoli così al nomadismo.
Ora sono tornati nel loro campo, ma dove dovevano andare? Sorrentino si preoccupa dei bambini, ma quando era assessore alla sicurezza non fu lui ad emettere l'ordinanza igienico-sanitaria di sgombero, dopo aver aizzato tutti contro gli Halilovich, all'epoca onesti raccoglitori di ferro, e negando a loro il permesso ad allacciarsi ai servizi, con la scusante di zona agricola? E ora ci si lamenta dello stato di degrado in cui vivono, ma chi ha ascoltato il loro grido di aiuto?
Per quanto riguarda l'area comunale di viale Cricoli, è azzardato e tardivo spostare ora, di qualche mese, gli interventi di adeguamento dell'argine dell'Astichello, superando l'inverno, il periodo di pericolo alluvionale. Però forse, a onor di cronaca, si dovrebbe dire la verità . E' dalla scorsa estate che si parla dell'imminente spostamento dei residenti di viale Cricoli per interventi di sicurezza da effettuarsi, sia sugli argini, sia nell'area. Interventi per i quali sono stati stanziati dei fondi, fondi che circa due anni fa sono stati bloccati dalla Lega e dai "soci" di destra, con un intervento diretto al Ministero degli Interni. I sinti e i rom sono stati convocati più volte dall'assessore Giuliari per comunicazioni, con un esito di sole promesse e, nell'ultimo incontro, di confusione tra i tecnici che, spiazzati dal diniego dell'APA, si sono trovati di fatto senza un'area provvisoria per lo spostamento.
Le fantomatiche micro-aree che dovevano essere presenti nel PAT e promesse ai sinti, i quali erano felici che finalmente avrebbero avuto una possibilità di uscire dal buio, dal ghetto - scelta coraggiosa di Giuliari, piuttosto che di Variati, poiché al primo niet della sua maggioranza le ha ritirate escludendole dal PAT - sono ora un nulla di fatto. Perché?
Ha ragione Chiara Roverotto in un trafiletto pubblicato nella stessa pagina, ad affermare che questi cittadini sono "una spina nel fianco degli amministratori di destra e sinistra", soprattutto perché ledono il loro consenso popolare.
Chi si è messo contro le microaree? Sorrentino, la Lega, ma anche esponenti dei gruppi consiliari in seno alla maggioranza. Nessuno, effettivamente, ha il coraggio di risolvere la questione ultra trentennale della sicurezza di viale Cricoli. "Siamo gli ultimi - dichiarano i residenti - e ci trattano peggio dei cani". "Noi facciamo paura - continuano - e i pedofili, gli assassini, gli spacciatori che vivono spesso affianco alle vostre case, quelli non vi fanno paura? A quelli non chiedete che siano mandati via dai vostri condomini, dalle loro case?"
"Anche mandare i figli a scuola è stato difficile" afferma la Roverotto. "Certamente - dichiarano i residenti - provate voi, portare i vostri figli a scuola di controvoglia, perché si sentono derisi, trattati da alcuni -soprattutto dopo un'incursione della polizia nel campo - come figli di delinquenti, come diversi. Certamente poiché acquistare i libri, i quaderni, le penne, le matite e poi la mensa, il bus o la benzina per portarli a scuola, costa e a volte è difficile, non mangiamo per curare i nostri figli."
"Eppure, qualcuno è riuscito a cambiare vita, ma molti - scrive la Roverotto - sono rimasti ancorati alle loro roulotte, ai lavori spesso discutibili."
Cosa significa cambiare vita, rinunciare alle loro origini, alle loro tradizioni, per ciò che noi "gagi" o "rakli" vorremmo, la loro omologazione? Non c'è nulla di male a vivere in una casa mobile o roulotte, lo fanno in molti fuori dall'Italia, pur non sinti o rom; e poi quali lavori discutibili, forse la Roverotto non sa che la maggioranza vive di raccolta ferro e non ruba rame, di lavori saltuari come facchinaggio, pulizie per noi "rakli" e aiuto a parenti giostrai. Lavori saltuari e in nero purtroppo, poiché risiedere in viale Cricoli è un buon biglietto di visita, grazie anche alla fama che noi scrittori, giornalisti, politici e cittadini gli abbiamo appioppato e costruito negli anni.
"E comunque - conclude bene la Roverotto - zingari, ma alla fine a chi interessano? A far parlare di loro, semmai, è solo il loro trasferimento", il loro sgombero, i blitz delle forze dell'ordine in cerca di un Halilovich nel campo sinti (senza tenere conto che a volte tra sinti e rom non corre buon sangue proprio per usi e caratterialità diverse), quando qualcuno commette delle irregolarità e oggi (sulla cronaca di Bassano), si parla di loro per i furti in casa che, naturalmente senza averne le prove, si ipotizza siano opera di "nomadi".
Chi scrive ha subito un tentativo di furto in casa, lo scorso anno e quando le forze dell'ordine hanno ipotizzato dagli "zingari" ha risposto "impossibile" e in effetti è risultata essere la banda degli albanesi; ma anche su questi si costruiscono stereotipi.
"Non chiamateci zingari, non siamo nomadi, siamo sinti o rom stanziali, costretti al nomadismo da voi che non ci volete nelle nostre città , ma siamo soprattutto cittadini e persone".
Irene Rui
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