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Nel Veneto delle ex Popolari diminuiscono gli sportelli ma aumentano i dipendenti delle banche

Di Rassegna Stampa Domenica 28 Agosto 2016 alle 13:24 | 0 commenti

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Diminuiscono le banche e gli sportelli ma aumentano i dipendenti. Nel Veneto delle ex Popolari in crash, delle azioni che si svuotano, delle creative fusioni fra Bcc di territori lontani e delle frettolose quanto arbitrarie incorporazioni succede anche questo e secondo una tendenza opposta a quella di altre grandi regioni del Nord. La dinamica, che anche gli esperti faticano a spiegare, è evidente dal confronto fra i bollettini statistici della Banca d’Italia delle diverse annate dall’inizio della Grande Crisi finanziaria del 2008 ad oggi. Otto anni fa nella nostra regione operavano 60 istituti di credito con 3.666 sportelli e 31.914 dipendenti.

Tre anni dopo, nel 2011, le restrizioni imposte dai dissesti internazionali avevano già provocato, come per le altre imprese, una visibile ristrutturazione. Le insegne erano scese a 55 ed una sessantina di filiali avevano cessato di esistere, grazie anche ad alcune aggregazioni ed all’affermarsi dei servizi di banca on line. Contestualmente i lavoratori del sistema bancario veneto erano diminuiti di più di 2.200 unità, assestandosi, alla data del 31 dicembre 2011, a 29.645. Nei quattro anni successivi il processo ha accelerato. Nel mondo del Credito cooperativo, scosso da commissariamenti, ad un sensibile rinnovo dei vertici si sono accompagnate nuove aggregazioni, mentre altre insegne, di presenza marginale, hanno lasciato il Veneto. Questa la situazione aggiornata all’inizio del 2016: le banche sono scese a 40 e gli sportelli a 3.145. Paradossalmente, però, i dipendenti sono saliti a 30.266 (cioè 621 in più di cinque anni fa).
Per un confronto, in Lombardia nello stesso quadriennio si sono perse 10 banche (da 58 a 48) e 725 sportelli (da 6.606 a 5.881), e i lavoratori in meno risultano 9.311 (da 85.428 a 76.117). In Veneto, invece, pare si sia continuato ad assumere. Se vale una relazione fra sportelli e lavoratori, ciascuna filiale mediamente ha guadagnato forza lavoro e tutto questo mentre l’home banking, ossia la possibilità di effettuare le operazioni più ordinarie sul web, è esplosa. Perché? «Onestamente non me ne capacito — ammette Ilario Novella, presidente del comitato Abi del Veneto — e detta così l’anomalia è evidente. È vero che il sistema delle Bcc è stato il principale protagonista della riduzione del numero di banche e di sportelli e, contemporaneamente, non ha arrestato la sua propensione alle assunzioni di nuovo personale, ma questo da solo non può giustificare affatto la crescita dei lavoratori complessivi negli ultimi quattro anni».
Gli sportelli veneti, intanto, continuano a scendere al ritmo di 10 al mese e, alla fine di marzo 2016, Bankitalia ne contava 3.114. Da qui a dire, tuttavia, che vi sia per forza una relazione automatica fra tale cifra e quella dei dipendenti, il percorso non è immediato. Per parlare di Veneto Banca, ossia di una delle sigle con i nervi più scoperti e prossima ad una probabile revisione del piano industriale presentato nell’ottobre scorso dall’amministratore delegato Cristiano Carrus, a contestare chi sostiene vi siano eccedenze di organico è Massimiliano Paglini, segretaro First Cisl di Treviso e Belluno: «Noi constatiamo che l’organico è tirato all’osso e che le attività di controllo sui rischi imposte dalle autorità europee richiedono vi sia moltissimo personale nelle direzioni generali. Dunque gli esuberi vanno ricercati sui costi, non sui lavoratori».
Il rafforzamento di aree prima forse un po’ troppo fragili potrebbe perciò essere una lettura che spiega perché, alla diminuzione delle filiali, non corrisponda un analogo andamento dei dipendenti. Anche fosse, però, la compensazione non durerà a lungo, almeno a sentire Umberto Baldo, storico esponente della Uilca Uil del Veneto: «Non parlerei di esuberi, ma dell’effetto di un cambiamento epocale dell’organizzazione nelle banche. Riguarda tutto il mondo, non può non toccare il Veneto. Dieci anni fa un cassiere faceva anche 130 operazioni al giorno, adesso spesso non arriva a dieci, i clienti che migrano vanno verso banche molto on-line e snelle, tipo Fideuram o Mediolanum. Lo sportello serve sempre meno e con i tassi praticamente a zero qualcuno per caso sa come recuperare sui margini senza toccare il costo del lavoro?». 

di Gianni Favero dal Corriere del Veneto

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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