Nel mare del web i "corsari" puntano al tesoro nelle stive delle banche
Lunedi 28 Dicembre 2015 alle 20:27 | 0 commenti
Non è una pratica illegale, nè un sistema di hackeraggio che penetra nei caveau per derubare il capitale digitale delle banche, ma la ricerca di un mercato in grado di compiere operazioni finora di pertinenza delle banche, senza però dover passare dalle banche. E sarebbe proprio il mare del web a permettere di percorrere queste "rotte alternative", a partire da quella più in voga, il "social lending".
Il social lending, anche detto prestito tra privati, è un sistema che permette, grazie alla mediazione di un sito internet, di mettere in contatto dei privati per stipulare prestiti senza doversi rivolgere a una banca. Il sito guadagna una commissione, e gli interessati ottengono il proprio prestito (o il proprio investimento) senza doversi rivolgere a un intermediario che riscuote sempre meno fiducia, e a condizioni solitamente migliori di quelle ottenibili dai canali tradizionali. I numeri del potenziale di questo business sono da capogiro: negli Stati Uniti il credito al consumo vale tra i 2mila e i 3mila miliardi di dollari, e si sta allargando nel mondo anglosassone e in Cina.
In Italia il social lending è un fenomeno ancora piccolo, ma in crescita, sui portali Smartika e Prestiamoci. I prestatori sono perlopiù uomini tra i 35 e i 55, alla ricerca di nuove forme di investimento sicuro. I richiedenti prestito? Lo fanno per restituire debiti a tasso più basso, per pagare le spese mediche, o per acquistare auto o moto. Per alcuni esperti questa frontiera è rivoluzionaria e "disruptive", e sarebbe il seme della distruzione dell'"impero" delle banche. Banche che, però, di certo non staranno ferme a guardare.
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